Come tuo padre e tua madre
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Come giudica un comunista il discorso di fine anno di Ciampi, l’elezione alla Banca d’Italia di Draghi, il polverone Consorte-Unipol-Ds? Forse, questi sono i temi di cui mi dovrei occupare. Dico forse perché, nella realtà, è il tema della trascendenza quello che oggi occupa il mio ragionare. L’approssimativo “diario di un dannato” è quello che vi sto proponendo. Sì, dannato perché (come ho già avuto modo di spiegare) per un verso, da non credente sono privo di quella tensione che il cristianesimo suggerisce e dall’altro mi sento orfano di una weltanschauung degna di questo nome. Dannato, ma sempre aperto alla domanda, al perché. Così l’avvento del Natale, anzi, diciamo meglio, la ricorrenza dell’avvento di Cristo mi ha costretto a confrontarmi. Confesso: il panorama non mi è piaciuto. Ho sentito la solita litania preconfezionata: “Certo che credo, ma non sono praticante”, “Con Dio ho un rapporto personale, non ho bisogno della Chiesa”, “Abbiamo fatto l’albero, addobbato la casa. Andiamo alla Messa di mezzanotte, è molto suggestiva, sai alla mia compagna piace”. Insomma, nella mia indagine conoscitiva non ho palpato radici e identità. Appartengo forse all’ultima generazione d’italiani che sono cresciuti in una famiglia dove la madre era credente e il padre comunista e ateo. Una commistione particolare nella quale il vero “concordato” si metteva in opera quotidianamente. Mai una pulsione anticlericale che potesse scalfire l’armonia del nucleo e una sorta di etica del rispetto che oggi appare alquanto traballante. Ricordo che a Natale non mancava mai il presepe e costruirlo era opera manuale e ben poco tecnologica. I doni li portava “Gesù bambino” ed era a lui che si doveva scrivere la letterina. L’attesa per quel momento era carica di mistero ed emozione. I doni li portava “Gesù bambino”, punto e basta. Non c’era nessuna spiegazione tecnica su come facesse, non c’era un indirizzo materiale cui spedire la lettera. Ora, mi rendo conto che quell’esperienza, cui sia mia madre che mio padre contribuirono, fu la prima e forse la più importante “trasmissione” di fede. Quella “trasmissione” mi ha garantito oggi una possibilità che per un non credente, quale sono rimasto, è ritenuta praticamente impossibile. Sto parlando di quella invocazione al cielo che si chiama preghiera. Una preghiera per intercessione sollecitatami da un Amico (ed uso la A maiuscola per sottolineare l’importanza di questa parola). Se questo è stato possibile è perché la fiducia in questa amicizia è parente stretta di quella “trasmissione” di fede che ho imparato da piccolo. Nella stessa misura, è una fiducia che non richiede spiegazioni, che non necessita di prove o di chiarimenti. è così che uno dei tanti dannati ha trascorso il Natale 2005.