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Don Milani a Hong Kong

Fonte:
CulturaCattolica.it
Gerolamo Fazzini dalle pagine di Avvenire ci informa che a Hong Kong un missionario ha fatto tradurre in ideogrammi il famoso libro di don Milani Lettera ad una professoressa

A Lei le rombano sotto le finestre mille motori al giorno. Non sa chi sono né dove vanno.

Io so leggere i suoni di questa valle per chilometri intorno. Questo motore lontano è Nevio, che va alla stazione un po' in ritardo Vuole che Le dica tutto su centinaia di creature, decine di famiglie, parentele, legami?

Lei se parla con un operaio sbaglia tutto: le parole, il tono, gli scherzi. Io so cosa pensa un montanaro quando sta zitto e so la cosa che pensa mentre ne dice un'altra.

Questa è la Cultura che avrebbero voluto avere i poeti che lei ama. Nove decimi del mondo l'hanno e nessuno è riuscito a scriverla, dipingerla, filmarla.

Siate umili almeno. La vostra Cultura ha lacune grandi come le nostre. Forse più grandi. Certo più dannose per un maestro elementare.
Da "Lettera a una professoressa"di Don Lorenzo Milani -

La lezione di don Milani è valida anche per la Cina continentale: «Là i poveri sono ancora illetterati, senza parola, ossia senza la possibilità di far valere i propri diritti - afferma il missionario -. Recenti statistiche, fatti di cronaca e persino ammissioni governative, convergono nel dire che, nelle zone rurali e arretrate del Paese, i poveri non hanno ancora accesso alla scuola, in quanto non è gratuita». Ma sarà possibile distribuire i testi di don Milani in Cina? «Forse ci proveremo in seguito. Certamente metteremo il libro a disposizione di amici e studiosi che vengono a trovarci a Hong Kong». Di sicuro c'è che un bel po' di copie prenderanno la via dell'Italia: il Centro Formazione e Ricerca don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana di Vicchio ha infatti intenzione di diffondere Lettera a una professoressa tra i numerosi studenti cinesi delle scuole toscane. Strano destino, per il prete toscano: a lungo considerato progressista e ribelle, viene riscoperto in Cina nel momento in cui il Paese sembra - nei fatti, seppur non formalmente - allontanarsi dalla matrice comunista. Perché non abbia trovato spazio in Cina prima di adesso, quando da noi il fascino dell’ideologia comunista era più marcato, padre Criveller un’idea ce l’ha: «Anche se fu accusato di essere un “prete di sinistra” dalla stampa di destra, dagli ambienti militaristi e dai clericali conservatori, solo chi non lo conosce affatto può chiamarlo in quel modo. In realtà, la sua non era una contestazione teologica o ideologica alla Chiesa; Milani voleva una Chiesa evangelica, povera, che lottasse con i poveri. Contestava la Chiesa dall’interno, obbedendole fino alla fine, addirittura con scrupolo. Don Milani era per la libertà e l’obiezione di coscienza, per i diritti umani, contro gli eserciti, contro l’esaltazione della nazione e delle ideologie, contro la pena di morte, per la nonviolenza e la partecipazione civile di tutti». E sul comunismo? «Non era affatto tenero. “Non val nulla - scrive in Esperienze pastorali -. Una dottrina senza amore. Una dottrina che non è degna di un cuore di giovane».

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