Meeting 2005: La speranza sono i nostri figli
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Quest’anno sono stata al meeting di Rimini, era la prima volta, se escludiamo una breve presenza giornaliera quattro anni fa in occasione della presentazione del nostro sito.
Questa volta ho avuto più tempo, per partecipare agli incontri, guardare le mostre, incontrarmi con gli amici e per guardarmi intorno. Di tanto in tanto, appena uscita da qualche incontro mandavo un sms agli amici ancora in ferie per condividere con loro l’entusiasmo o l’emozione per quello che avevo appena visto o sentito, avrei voluto ci fossero anche loro, per poterne parlare, discutere, confrontarmi, perché era evidente che si trattava di un’occasione alla quale bisogna partecipare, i racconti fatti dai giornali non rendono ragione di quello che è accaduto, come del resto non renderanno pienamente ragione gli articoli che ho scritto e che voglio condividere con voi.
La speranza
Guardandomi intorno, una cosa mi è stata subito evidente, viviamo in un clima di paura e di sospetto, facciamo le cose di tutti i giorni, prendiamo l’autobus o l’aereo ma, siamo meno tranquilli e il meeting non ne era esente da questa “controllata preoccupazione”, non fosse altro che per i controlli con i metaldetector alle entrate o per le forze dell’ordine che sorvegliavano i luoghi dove si svolgevano gli incontri.
Nonostante questo, passeggiando tra stand e mostre, il mio sguardo percepiva la speranza, quella speranza che era rappresentata dalla gente, dalle famiglie con i bambini nel passeggino, con la voglia di vedere, di ascoltare, di partecipare ad un’occasione che credo si possa definire “unica” nel panorama culturale italiano, ma soprattutto questa speranza mi è sembrata incarnata nei giovani.
Le migliaia di volontari indaffarati tra piadine e birre, che pulivano i corridoi e i saloni, che accompagnavano le personalità, che vendevano biglietti della lotteria o libri nella grande e fornitissima libreria, ma soprattutto dai ragazzi di GS (Gioventù Studentesca) che spiegavano ai loro coetanei la mostra sulla libertà. (Alla ricerca della libertà).
In questa estate dove ci sono giovani che sembrano credere che il vuoto della loro vita, possa colmarsi tirando sassi dai cavalcavia, nel disprezzo totale per la vita d’altri uomini, che ignari passano sotto a quel cavalcavia, quei ragazzi di GS sono stati l’evidenza di questa speranza.
Sino a quando ci sono ragazzi che si interrogano su cosa ci rende davvero liberi, sino a quando ci sono adulti capaci d’insegnare che bisogna amare ciò che si fa anche quando costa fatica e sacrificio, allora è più di una speranza è un’evidenza, grazie a Dio, i nostri figli sono migliori di noi, come recitava la frase di don Giussani sul cartello di presentazione della mostra: “…Ci siete passati avanti”.