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Quale dialogo con l’Islam?

Autore:
Salina, Giorgio
Fonte:
CulturaCattolica.it
A proposito di un intervento di Giulio Albanese su Avvenire del 27 luglio 2005



Ieri, mercoledì 27 luglio, su Avvenire, in seconda pagina, ho letto un intervento di Giulio Albanese, padre Giulio Albanese, dal titolo «Un’alleanza con i moderni. L’Islam faccia il salto». I Mussulmani stanno come gli occidentali del XIII secolo.

Mentre la prima parte può essere parzialmente condivisibile, la seconda no; è a dir poco “discutibile”.
La tesi molto sinteticamente mi pare questa: è necessario un dialogo, quindi l’Occidente deve «valorizzare» l’Islam moderato, perché l’Islam si trova in un periodo “buio”, oscurantista, come noi nel XIII e XIV secolo. Dobbiamo aiutare l’Islam (cito) “a saltare a piè pari cinque, sei secoli per arrivare di getto a Rousseau, Locke, Weber o Marx.” Per arrivare cioè all’illuminismo, al marxismo, insomma alla maturità della civiltà della convivenza.
La «missione» attuale dell’Occidente è aiutare l’Islam moderato a raggiungere rapidamente queste posizioni socio culturali, premessa per un possibile indispensabile dialogo.
La prima parte è parzialmente condivisibile perché è evidente che “il metodo” della convivenza deve essere il dialogo, affinché la convivenza sia pacifica. Premessa del vero dialogo è la convivenza delle culture non più gerarchizzate.
L’egemonia culturale dev’essere superata, dove tuttora sussista: come ad esempio nelle Istituzioni europee, soprattutto nel Parlamento, per altro specchio della società europea, dove la cultura cristiana è emarginata senza che alcuno s’indigni per questa «incapacità di accoglienza» per la quale ci battiamo il petto, se è esercitata nei confronti di culture extra europee.
Superare l’egemonia culturale non significa affatto rinunciare alla propria cultura: che dialogo siamo in grado di fare, se non pensiamo più nulla! Se non abbiamo storia e speranza.
Mi pare poi di leggere in controluce un luogo comune assai ripetuto: Tranne alcuni, pochi fanatici esaltati, l’Islam è nella stragrande maggioranza aperto al dialogo ed alla pacifica convivenza. La realtà è molto più complessa e articolata. Occorre riconoscerla per dialogare non con tutti, ma con tutti coloro che “concretamente” (con i fatti) rifiutano non solo il terrorismo, ma anche posizioni come quelle di un Mussulmano che ha detto: La nostra civiltà distruggerà la vostra per la combinazione della nostra determinazione a cancellarla, e per la vostra grande disponibilità ad accogliere tutto e tutti, annullandovi senza ragioni e senza obiezioni.
Anche queste dichiarazioni sono vere tanto quanto quelle citate da Albanese: non le consideriamo perché scomode per la nostra tesi?

La seconda parte del ragionamento citato dall’articolo è da respingere decisamente perché del tutto infondata.
Non è vero che il monachesimo medioevale ha prodotto “oscurantismo” o destabilizzazione sociale, ed è ancor meno vero che la scintilla della civiltà è entrata nel mondo grazie all’illuminismo che, divinizzando “la ragione”, ha portato al politeismo dei valori che rappresenta l’attuale forma di paganesimo.
Posizioni come queste, oltre ad essere infondate, sono pericolose perché, anche involontariamente, finiscono per essere la premessa ad un pacifismo ideologico, quello, ad esempio, che chiama “resistenza” il terrorismo iracheno, comunque la si pensasse sulla guerra, certamente deprecabile.
Ma la vera responsabilità di questa posizione è la connivenza con chi valuta nocivo l’apporto del cristianesimo alla storia del nostro Paese e dell’Europa, per cui, liberi di pensarla come vogliono, i cristiani è bene non partecipino, al pari di altri, alla ricerca del bene comune.
Insomma una posizione di questo genere, partendo dalla lodevole intenzione di riconoscere anche i propri errori insieme ai propri valori, di valutare tutto e trattenere ciò che è buono, finisce a far dire «I cristiani non vogliono la Turchia in Europa perché hanno paura del confronto culturale con l’Islam, e sanno che il cristianesimo è destinato a sparire.» (Shulz, Presidente del gruppo socialista, Bonino a nome dei liberali, Cohen Bendit, Co-presidente di Verdi, ed altri, all’Europarlamento). Questa è la realtà del contesto socio-culturale e politico del nostro tempo, che non può essere ignorato, e che richiede una chiara consapevolezza di sé.

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