Mamma Maria è una di noi
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C'è stata una "confessione piena" sulla simulazione del reato di tentata rapina da parte di Maria Patrizio mentre sul "momento cruciale", la morte del figlioletto, la donna dice di non ricordare nulla. È quanto ha riferito la procuratrice della Repubblica di Lecco, Anna Maria Delitala, nel corso della conferenza stampa sulla vicenda del bimbo di 5 mesi trovato morto annegato nella sua abitazione una settimana fa a Casatenovo, in provincia di Lecco.
Un'altra Medea, un'altra madre che uccide il figlio tanto desiderato, si può archiviare il caso attribuendone gli esiti alla follia?
Una gravidanza attesa per cinque anni, poi la nascita di Mirko, un bambino che tra qualche giorno sarebbe stato battezzato, la depressione post parto, lieve, si apprestano a dire tutti, ma chi sa quanto lievi o gravi siano i macigni del cuore?
Ora, dopo il tragico epilogo, tutti a guardare le foto scattate dal suo amico fotografo a quella bella donna di ventinove anni, commessa part-time al panificio, ma che in cuor suo inseguiva il sogno di notorietà, qualche casting, qualche comparsata tra il pubblico dei telequiz… Qualcuno cerca il colpevole nella televisione e nei modelli che propone, dimenticando che attorno a noi il coro canta ad una sola voce.
I figli non sono più una grazia di Dio, sono un diritto, e quando nascono sono dei principini da vestire e viziare come bambole, ma presto diventano diavoletti da mandare all'asilo il prima possibile, perché ci pensino le maestre a metterli in riga, sono monelli da tenere buoni con i cartoni alla tv e le merendine, i bambini sono belli, ma crescerli è una fatica, sono piccoli tiranni da affidare ai baby club dei villaggi turistici per potersi rilassare in vacanza.
Così può capitare che un bambino tanto atteso e desiderato si trasformi per il solo fatto di esserci e di chiedere attenzioni e cure, come solo i neonati sanno fare, in un peso troppo gravoso da affrontare. Chissà se è scivolato nell'acqua tiepida del bagnetto o se una mano che lui sentiva amica lo ha trattenuto sott'acqua, per poi, subito dopo accorgersi dell'orrore, accorgersi che ci sono gesti a cui non si può porre riparo, e inscenare la rapina per addossare la colpa ad altri.
Maria Patrizio è una di noi, è la vicina della porta accanto, l'amica con cui andiamo in palestra, Maria siamo noi che ascoltiamo le interviste alle attrici che dopo la loro gravidanza tornano sullo schermo con la loro taglia 42, i capelli in ordine, il trucco appena fatto e dichiarano che passano molto tempo con il loro bambino. Dimenticando di dirci che hanno la tata, che alla spesa, a rifare i letti e pagare le bollette ci pensano altri, perché altrimenti sarebbero come noi, con i capelli un po' in disordine, qualche chilo di troppo, il groppo alla gola e il bisogno di un'amica che ci faccia compagnia, di una nonna che ci dedichi attenzioni.
Maria è una delle tante, troppe madri, che riempiono le pagine di cronaca eliminando in un attimo il frutto di un amore e di un desiderio, soccombendo sotto il peso di una realtà che spesso è faticosa, diversa da come l'avevano immaginata, perché non è un reality dal quale si può uscire, è la vita, che si deve affrontare, sperando di non essere soli ad affrontarla, ma avendo qualcuno che ci aiuti a guardare le cose belle che non vengono oscurate dalla fatica, qualcuno che ci aiuti a riscoprire dove stia di casa la felicità, quella vera che non ha bisogno di riflettori e di cerone.
Il cardinale Tettamanzi ha chiesto di "trattare la vicenda con misericordia", non possiamo fare altro, perché è la stessa misericordia che dobbiamo implorare su di noi.