Zapatero cancella padre e madre (e i diritti dei figli)
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Qualcuno adesso dovrà spiegarci perché mai dovremmo gioire alla notizia che anche in Spagna (dopo Belgio e Olanda) il matrimonio omosessuale è stato parificato a quello tra persone di sesso diverso. Qualcuno dovrà spiegarci per quale recondita ragione dovremmo essere felici che d’ora in poi coppie di omosessuali potranno adottare dei bambini con la stessa normativa valida per una coppia “tradizionale”; o che invece di adottarli “se li facciano”, ricorrendo alla fecondazione eterologa. Qualcuno dovrà dirci perché mai una simile scelta debba fregiarsi di aggettivi quali “illuminata” e “progressista”, mentre la tesi opposta debba per definizione essere retrograda e discriminatoria.
In un attimo, il manichino dallo sguardo vitreo (leggi Zapatero) ha buttato nel cassonetto dell’immondizia concetti quali marito e moglie, padre e madre. Al loro posto parole neutre: “coniugi” e “genitori”. La famiglia tradizionale, e tutto quello che essa rappresenta e ha rappresentato per la storia dell’umanità, è stata cancellata con un colpo di spugna.
Dicono: gli spagnoli, più del 60%, stanno con lui. E grazie! Gli hanno fatto il lavaggio del cervello! C’è Almodovar (gloria del cinema nazionale) che non parla d’altro. Hanno creato la figura pietosa dell’omosessuale discriminato, di lui e lui (o lei e lei) che sono “tanto carini” e che, nonostante tutto e tutti, si vogliono bene, tanto bene, più bene perfino di una coppia eterosessuale. E’ un clichè al quale siamo abbondantemente abituati anche in Italia. E’ un tema fisso dell’agenda setting, un’idea che deve per forza penetrare nelle menti degli spettatori, ingenui ed ignari di cosa si muove dietro le proposte dei mass media. Non siamo stati bombardati da trasmissioni televisive dove non si parla d’altro? Non bariamo per favore, non facciamo i finti tonti! Lo senti nell’aria, lo percepisci a pelle: se tutti intorno a te ripetono le stesse cose, vuol dire che il lavaggio del cervello è in atto.
Vogliamo fare un esempio? E facciamolo. Bastava leggere il pezzo uscito sul Corriere della sera pochi giorni fa, relativo al caso di Tina e Terry, le due lesbiche della provincia di Bergamo che hanno finalmente avuto il loro figlio, grazie alla fecondazione eterologa. Cito testualmente:
Terry è lesbica e innamorata. Di suo figlio, della sua compagna Tina, della vita che fa. “Una vita semplice, normale: ci alziamo alle 6, ci prendiamo cura di Michele, lavoriamo a turno perché con lui ci sia sempre qualcuno. Mai un’occhiata storta: la gente qui ci vuole bene. Gli anziani che abitano nel palazzo, o quelli che incontro dal panettiere, si considerano un po’ i nonni di Michele”. (…)
Anche Terry e Tina sono credenti. “Abbiamo una nostra, forte, spiritualità”, dicono. In soggiorno la foto di Michele appena nato, con incisa sopra la data “2 febbraio 2004”, è circondata da due immagini di madre Teresa di Calcutta. “Il giorno del parto, Terry è stata molto male. E’ stato un parto difficile - racconta Tina -. Io non sapevo più a chi votarmi. Mi è venuta in mente lei, madre Teresa, e mi sono messa a pregare”. E’ così che il piccolo, prima ancora di nascere, aveva già il suo santo protettore.
Tutto è normale, tutto è carino, tutti sono gentili, tutti sono innamorati, c’è pure Madre Teresa di Calcutta (indegnamente strumentalizzata - se solo conoscessero i contenuti di certi suoi infuocati discorsi!) e la sera la preghierina. Quello che è un vero e proprio abuso, una violenza nei confronti di un ragazzino condannato, dalla pretesa di avere un figlio a tutti i costi, ad avere due madri e neanche un padre, questo orrendo delitto viene stemperato in una nuvoletta rosa. Incredibile, ma vero! E in giro si vede e si legge anche di peggio.
Nulla di strano che Zapatero senta la Spagna dalla sua parte. Forse (e dico forse, perché molti hanno reagito male alla notizia) anche l’Italia lo sarebbe. E ciò che vi è di più mistificatorio in questa triste vicenda è che chi osa sfidare l’estabishment culturale fa la figura del retrogrado o, peggio, del razzista.
“Non fatevi ingannare, non equivocate. - scriveva Giuliano Ferrara l’altro giorno in uno splendido editoriale - Il matrimonio omosessuale varato in Spagna non è l’espressione di un diritto negato a una minoranza. (…) E’ una tabula rasa, come la Festa della Dea Ragione, è la solita ghigliottina moderna travestita da semplice avanzamento e progresso, da riforma sociale. E’ la consacrazione dell’idea che il diritto precede la ragione e la natura, che in termini di diritto sancito da una maggioranza si può fare tutto quel che si vuole, si può volere tutto quel che si può. E’ una ardita schifezza”.
Quella del manichino dallo sguardo gelido è una legge ideologica, un cappio al collo, una riforma “democratico-autoritaria”, che nega ad un figlio il diritto di avere un padre e una madre, di essere educato da un uomo e una donna, come natura vuole. E tutto questo con il pretesto del progresso, dell’avanzamento della libertà e del diritto.
Dovremmo applaudire? Dovremmo rallegrarci?