Tutti uguali, cioè diversi
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Se non fosse che la creazione di una classe islamica in un liceo milanese di scienze sociali solleva un problema serio e delicato, ci sarebbe solo da farsi grosse risate; da divertirsi, insomma, anche con una certa malignità, a guardare con quale impaccio il mondo laico, e la scuola laica, si trovano ad affrontare la situazione.
Una parlamentare dei DS, Alba Sasso, dice che "non si può stare a scuola da diversi": benissimo, e allora ci spieghi qual è il suo criterio di uguaglianza. "L'educazione dei ragazzi deve puntare, in senso laico, all'integrazione e al dialogo tra culture e religioni diverse" spiega la senatrice Albertina Soliani, della Margherita; belle parole, ma non sarà che la scuola laica non sta facendo nulla proprio per questa integrazione, diciamo meglio, che in questa materia non sa proprio che pesci prendere? Non sarà che questa iniziativa milanese è proprio il sintomo di un profondo disagio per come la scuola italiana penalizza, mortifica, lascia fuori dalla porta le identità religiose?
Ad un amico che l'altro giorno mi riferiva, un po' scandalizzato, la notizia che in una Regione italiana le scuole dovranno consentire la conoscenza e la celebrazione delle festività delle religioni diverse dalla nostra, rispondevo che finalmente anche gli studenti cattolici potranno vedere accolta la richiesta di celebrare la Santa Messa di Natale (cosa che oggi come oggi, nella scuola laica italiana, nella quale "non è possibile essere diversi", non è permessa).
La verità è che a scuola "tutti devono essere uguali", cioè non religiosi, cioè laici. Il che, tradotto in termini concreti, significa poi agnostici, senza identità, col caos in testa (il giornalino della consulta scolastica della mia provincia, finanziato coi soldi dello Stato, s'intitola "Grande la confusione sopra e sotto il cielo"!). La religione è ridotta ad un'opinione. L'appartenenza ad una confessione basta per essere bollati come "strani", "differenti", "settari". Dunque, care deputate Sasso e Soliani, la discriminazione c'è già, e fortissima, e nasce dall'imposizione nella scuola italiana della religione che si chiama "laicismo": una religione come le altre, coi suoi dogmi e le sue regole. Questa religione ha decretato da tempo che le Religioni devono stare fuori delle mura scolastiche, perché, è sottinteso, sono il presupposto della conflittualità, della divisione, della diversità. Un dogma sul quale non si può discutere, come l'Immacolata Concezione di Maria.
L'on. Borghezio si è arrabbiato: "Questa decisione rappresenta un passo avanti pericolosissimo verso l'islamizzazione della nostra società e un pesante vulnus nei confronti della nostra identità culturale e religiosa collettiva di società dalle radici profondamente cristiane"; ma il problema non è l'islamizzazione della società, è la laicizzazione della nostra società. Le radici cristiane? Ma a chi gliene frega niente del cristianesimo! Un parroco mio amico sono anni che non può mettere piede nella scuola media del suo paese. E non sono certo i musulmani ad impedirglielo! Caro Borghezio, non è l'Islam che ci deve far paura! Con l'Islam noi cristiani abbiamo molti punti di contatto: con il laicismo agnostico imperante nella nostra scuola non ne abbiamo nessuno!
Guardo con una certa simpatia a questi musulmani che con l'orgoglio della loro appartenenza religiosa (cosa che noi non abbiamo più), stanno sfidando proprio il becero e dannoso laicismo, lo stanno mettendo in crisi, lo costringono a gettare la maschera e a rivelare quanta intolleranza e marciume vi siano dietro il sepolcro imbiancato (vedi il caso della Francia). Mi viene quasi da ringraziarli, li sento amici e fratelli, perché difendono la dignità e l'identità dell'uomo religioso.
E, come mi sento di difendere ad oltranza la legittimità e l'esistenza di scuole confessionali cattoliche, credo che sia giusto rispettare e preservare le iniziative degli islamici. Non nascondiamoci dietro un dito: la diversità esiste già nella nostra società. Ma un cristiano ed un musulmano possono tranquillamente rispettarsi e convivere nella diversità, se solo approfondiscono in modo autentico la propria tradizione religiosa. Non è questa società che mi mette paura. Mi terrorizza la società grigia, senza valori, senza punti di riferimento, senza slanci dello spirito, senza serietà morale, senza dignità (in una parola: senza Dio), che il laicismo sta edificando per mezzo della sacra Scuola di Stato.
Certo, si può discutere se l'iniziativa milanese è sana e giusta (non ho elementi sufficienti per giudicarla), ma è altrettanto sicuro che la scuola deve cambiare: deve diventare veramente laica (cioè capace di rispettare, valorizzare, accogliere con simpatia la tradizione religiosa dei suoi studenti) e abbandonare il laicismo che per "rispettare tutti" finisce per azzerare ogni identità e crea un disagio che prima o poi esplode in forme anche clamorose.