Che fare contro l'eutanasia?
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A settembre si sono svolte ad ATENE le Paraolimpiadi, che sono l'equivalente delle Olimpiadi per atleti con disabilità fisiche, visuali o mentali.
Quando Ludwig Guttman, nel 1948, organizzò una competizione sportiva per veterani della seconda guerra mondiale con danni alla colonna vertebrale e vi parteciparono anche atleti olandesi, non immaginava certo che, mentre il mondo occidentale avrebbe continuato sulla sua scia con le paraolimpiadi (I primi Giochi olimpici per atleti con delle disabilità furono tenuti a Roma nel 1960), l'Olanda probabilmente avrebbe fatto notare la sua mancanza a partire dalle paraolimpiadi di questi ultimi anni.
Eh sì, perché grazie all'eutanasia, introdotta legalmente nel 1993 nel paese dei mulini a vento, ora tutti là sono sani, liberi e… felici.
Felici? Mah! Come si può definire felice un popolo che deve subire delle leggi disumane come quelle che condannano a morte tutti coloro che non sono produttivi o richiedono spese eccessive per essere mantenuti in vita?
Ultimamente poi è arrivata, come una bomba, la notizia raccapricciante che, in seguito ad un accordo tra la magistratura olandese e la clinica universitaria di Groningen, d'ora in poi si potrà somministrare la "dolce morte" anche ai bambini al di sotto dei dodici anni senza che essi possano dare il proprio parere perché non hanno personalità giuridica.
A dire il vero, tale notizia è passata un po' in sordina per i meno attenti, compresa la giuria della mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, che si è ben guardata dal premiare il film di D'Amelio, Le chiavi di casa, che era un inno alla vita, privilegiando delle tematiche delicate, come quelle che riguardano la vita e la morte, sulle quali occorre semplicemente seguire il filo della nostra umanità, oppure rimettere al centro il rispetto e la tolleranza…, se vogliamo riferire quanto detto da alcuni artisti premiati.
Peccato, che c'è una gran confusione su parole come umanità (diventata sinonimo di sentimentalismo), rispetto e tolleranza (equivalenti di disinteresse per la sorte dell'altro).
Insomma, nella totale dimenticanza della nostra comune origine, consistenza e destino, non sappiamo più giudicare se non seguendo le nostre emozioni e i nostri sogni.
E allora diventa umanità e pietà la decisione di uccidere dolcemente chi ha solo bisogno di maggiori cure (anche se costose), di affetto (che implica un impegno non indifferente di abnegazione da parte di chi assiste il malato), di significato alla propria sofferenza. E si confonde l'umanità e la pietà con la censura della propria impotenza ad affrontare il dolore, che trova una soluzione più sbrigativa: l'eliminazione fisica di coloro che non si sopporta di veder soffrire perché non si conosce il significato della sofferenza.
Ma era necessario che si arrivasse alla fine di quello che è stato definito "il pendio scivoloso" ( per cui, come dice Padre Gonzalo Miranda, Preside della Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, una volta che si stabilisce il principio che puoi uccidere un essere umano perché soffre, allora logicamente lo estendi a tutti quelli che soffrono), per incominciare a prender coscienza dell'orrore che, cominciando dall'Olanda, vuole travolgere tutta l'Europa. E già lo sta facendo con il favorire la cultura di morte che ormai finiamo per respirare in quasi tutti gli ambienti. Perché quando non c'è speranza, c'è solo spazio per la morte.
In questo contesto così drammatico, i cristiani non possono restare come spettatori lamentosi; occorre che si rimbocchino le maniche e agiscano, che facciano qualcosa, anche poco, perché è poco quello che possiamo fare; ma di quel poco dovremo render conto prima a i nostri figli, ai nostri giovani e poi allo stesso Padre Eterno, che, solo, è padrone della vita.
Una iniziativa che sta incontrando favore tra molti cattolici è quella offerta da www.fattisentire.net con la e-campagna contro l'eutanasia: si tratta semplicemente di sottoscrivere una e-mail destinata agli europarlamentari olandesi e italiani, al presidente dell'europarlamento e al vicepresidente M. Mauro.
Chissà che questa mobilitazione dei cattolici non serva innanzitutto a chi si coinvolge, e poi ad influenzare le decisioni dell'Europarlamento, che in un modo o nell'altro condizionano sempre le scelte politiche delle singole nazioni.