Basta far saltare i treni per averla vinta?
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Basta far saltare i treni per averla vinta?
Gli atteggiamenti dei governi e dei singoli, dopo gli ultimi episodi di Madrid, potrebbero indurre i terroristi a pensare d'avere ragione.
In un momento difficile, come quello che stiamo vivendo, la cosa più sensata da fare, è evitare le divisioni, i particolarismi, trovare una linea comune per combattere il terrorismo senza se e senza ma, senza offrire il fianco.
Invece, si ha l'impressione che il grande assente sia proprio il desiderio di "bene comune".
Dopo i fatti di Madrid, c'è chi non è riuscito a celare una sorta di soddisfazione, come se in quegli attentati, vedesse confermate le sue tesi politiche, come se non ci fosse "la PACE", ma due, la mia e la tua pace.
Come se il terrorismo non avesse preso di mira l'Occidente, ma solo una parte di esso, i paesi che si sono comportati in modo non consono al desiderio dei terroristi.
Qui urge ritrovare il senso di bene comune, urge ritrovare l'unità, senza individuare nell'avversario politico il nemico, questo non fa che offrire il fianco ai terroristi, che altro non attendono: ottenere i loro scopi attraverso la paura e l'intimidazione.
Chiarificatore l'articolo apparso su Il Foglio il 15.3.2004 - Glucksmann
Parigi. "E' del tutto inaccettabile, addirittura stupido, sostenere che proprio chi resiste al terrorismo gli darebbe motivi per agire". Il filosofo francese André Glucksmann spiega al Foglio perché va respinta la tesi secondo la quale la Spagna pagherebbe oggi, con il sangue di più di duecento innocenti, la sua partecipazione all'intervento in Iraq, e che quindi male avrebbe fatto ad assecondare l'alleato americano: "E se fosse responsabile l'Eta? Con la stessa logica, bisognerebbe accusare la politica di Aznar contro il separatismo basco di aver provocato, da parte di quest'ultimo, una reazione senza precedenti. Tesi degna degli 'utili idioti' di cui parlava Lenin: utili alla sua rivoluzione, un tempo, e oggi utili al terrorismo, che sia basco o di al Qaida. Gli attentati di Madrid provano piuttosto che avevano ragione coloro che si sono alleati con gli Stati Uniti contro Saddam Hussein e contro il terrorismo islamista".
E' in atto, secondo Glucksmann, molto più che un'offensiva tattica limitata di al Qaida, e nessuno, nell'Occidente democratico, può sperare di chiamarsi fuori: "Basta leggere quello al Qaida proclama esplicitamente, quando dichiara guerra ai 'crociati', colpevoli di essere intervenuti non soltanto in Iraq, ma anche in Afghanistan, dove a combattere il terrorismo c'erano anche la Francia e la Germania. A chi s'illude che l'allarme suonato l'11 marzo riguardi solo le nazioni della coalizione anti-Saddam, dico che l'11 settembre europeo non prende di mira soltanto la Spagna, ma l'insieme di tutti gli europei e delle loro tradizioni democratiche. Non si spiegherebbe, altrimenti, la scelta della data, a tre giorni dalle elezioni. I manifestanti spagnoli hanno ragione a gridare 'Eta e al Qaida basta ya', e gli utili idioti che vigliaccamente cercano, per motivi elettorali, di trasformare tutto questo in 'Aznar basta ya', dovrebbero pentirsene e vergognarsene. E' offensivo, da parte di chi si dichiara democratico, contribuire al tentativo di terrorizzare la popolazione. Se Aznar perderà, dopo che tutti i sondaggi lo davano vincente, sarà la prova che gli attentati sono efficaci, e che basta far saltare i treni per cambiare le maggioranze".
Non sono invincibili. Oggi più che mai, non bisogna pensare che il terrorismo sia invincibile, "ma la situazione che si è aperta dopo gli attentati di Madrid richiede pensieri nuovi, nuove iniziative anche da parte della Francia, che da un anno a questa parte insiste su una strada sbagliata, perché continua a considerare gli Stati Uniti come il nemico principale. Con l'America si può discutere, si può non essere sempre d'accordo, ma la Francia deve convincersi che l'unione dell'Europa non si farà contro gli Stati Uniti, ma contro il terrorismo. Oltretutto, le sue posizioni non la salvano affatto dalle minacce islamiste, sia perché ha partecipato al conflitto in Afghanistan, sia a causa della legge sul velo. Gli islamisti, lo sappiamo, sono tutt'altro che riconoscenti verso chi si dimostra conciliante, e non hanno intenzione di moderare le loro ambizioni. Se si cede, chiederanno di più". E' la debolezza, quindi, l'errore più grande di chi vuole combattere il terrorismo? "Il primo errore è farsi terrorizzare dai terroristi", conclude Glucksmann, che vuole affidare al Foglio una puntualizzazione sulla questione cecena: "Io non credo affatto che i ceceni rischino di cadere in massa nel terrorismo. Al contrario. Sebbene vessato dal terrorismo dell'esercito russo, che ha raso al suolo Grozny così come i sicari di Osama bin Laden hanno raso al suolo le Torri gemelle, questo popolo conserva la tradizione tricentenaria di far la guerra ai militari e non ai civili, a chi è armato e non agli inermi. La prima cosa da constatare, quando dico che Putin è un pompiere piromane, è che per ora i ceceni si trattengono. Malgrado tutto, sono pochi, i folli che si fanno saltare in aria o che prendono in ostaggio gli spettatori di un teatro. I ceceni andrebbero ringraziati per non aver 'palestinizzato' la loro lotta, e perché non fanno saltare autobus e treni carichi di civili. Ancora, incredibilmente, non si sono 'binladenizzati', e non puntano alla devastazione indiscriminata".