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Intervista sulla Famiglia

Fonte:
CulturaCattolica.it
L’uomo che abbandona la sua famiglia normalmente non trova una nuova felicità. La posizione della Chiesa Ortodossa.

Alla vigilia della festa dei santi Pietro e Fevronia, il sacerdote Michail Dudko, rappresentante ufficiale del Patriarcato di Mosca, a colloquio con Elena Soboleva, corrispondente di 'Interfax – Religija' espone l'opinione della Chiesa [ortodossa] su vari aspetti della vita coniugale.

D. Negli ultimi anni è rinata in Russia la tradizione del matrimonio celebrato in chiesa. Lei che ne pensa?
R. Alcuni pensano che il ritorno della tradizione di sposarsi in chiesa sia diventata una moda. Invece io reputo che, anche se esistono in questo alcuni elementi dettati dalla moda, ciononostante sia un bene. Perché la persona che si accosta al sacramento del matrimonio, pur avendo un concetto diverso da quello che dovrebbero avere i cristiani ortodossi quando chiedono il matrimonio religioso, ciononostante partecipa alla grazia divina. La grazia viene infusa da Dio a quanti si accostano a questo sacramento. Anche quelli che non comprendono bene quello che accade durante la celebrazione del matrimonio, ricevono anche loro in qualche misura la grazia di Dio. Essi non si limitano a partecipare alla grande tradizione della Chiesa, ma incominciano pure a comprendere più profondamente la fede ortodossa; incominciano poi, come accade non di rado, a confessare la fede in modo autentico. Il matrimonio in chiesa, sia pure dettato dalla moda, avvicina la persona alla vita reale della Chiesa.

D. Succede però che le persone decidono poi di sciogliere anche il matrimonio celebrato in chiesa. Che difficoltà comporta questa decisione? Quale è l'atteggiamento della Chiesa a questo riguardo?
R. Io non posso dire che la Chiesa è in grado di sciogliere il matrimonio, perché la Chiesa riconosce che il sacramento del matrimonio è indissolubile. E' stato detto: "L'uomo non separi quello che Dio ha unito". E noi, una volta che abbiamo unito i coniugi secondo la legge divina non possiamo dividerli. Ogni divorzio è la violazione di una sacra promessa che l'uomo e la donna fecero non solo l'un l'altra, ma allo stesso Dio. Il divorzio è un delitto contro la famiglia e contro Dio
Tuttavia nel nostro tempo turbolento i divorzi avvengono sempre più frequentemente. La Chiesa non abbandona i coniugi che per vari motivi si sono separati. Se la famiglia si è divisa e praticamente è sorto un nuovo matrimonio, è necessario ricorrere al vescovo della propria diocesi; soltanto lui è in grado di aggiustare la nuova situazione dal punto di vista ecclesiastico. Ma in ogni caso il divorzio è un peccato.

D. Ma se il divorzio avviene perché uno dei coniugi beve, usa narcotici, tradisce o picchia il consorte?
R. Se ci sono delle cause che la Chiesa considera serie le prende in considerazione quando una persona intende fare un nuovo matrimonio annullando il primo. Queste cause sono esposte in 'Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa' approvati dal sinodo episcopale del 2000. In particolare sono considerati motivi sufficienti per l'annullamento del matrimonio l'adulterio, vizi contro natura, incapacità dell'uso matrimoniale (prima del matrimonio), malattie serie come lebbra o sifilide, una lunga assenza non motivata, attentato alla vita o alla salute del coniuge o dei figli, grave malattia psichica inguaribile. A questo elenco vanno aggiunti i casi di alcolismo cronico medicalmente accertato e la narcomania. Tutte queste cause sono un fondamento serio perché la Chiesa abbia indulgenza nei confronti dei coniugi ed annulli il matrimonio.

D. Che fare se dopo il matrimonio in chiesa, trascorso un certo temo, un coniuge si innamora di un'altra persona gli sembra di essersi sbagliato nella scelta del primo partner e di aver incontrato soltanto ora il vero amore?
R. Da parte della Chiesa la cosi detta incompatibilità di carattere o il fatto che uno dei coniugi abbia capito di aver 'sbagliato' e 'ha trovato un nuovo amore' non è un motivo sufficiente per sciogliere la famiglia. Il matrimonio oltre avere il compito di consacrare l'amore dei coniugi, legifera pure anche i loro doveri nel rapporto reciproco e soprattutto nel rapporto con i figli che nella famiglia ortodossa appaiono molto presto e sono normalmente più numerosi che nel matrimonio covile. Per questo, prima di creare una famiglia è necessario riconoscere la propria responsabilità che uno si assume nel fare questo passo.
Ci sono naturalmente dei casi in cui sorge un nuovo innamoramento e la persona pensa di essersi sbagliata nel primo matrimonio e che la nuova famiglia sarà la via alla felicità, mentre restando con il primo coniuge egli sarà infelice, rinuncerà a qualche cosa di luminoso e di importante senza il quale la vita gli appare senza senso. Io come sacerdote posso dire: la persona che ha abbandonato la prima famiglia, normalmente nella seconda non troverà la sua felicità. Di solito queste persone, dopo breve tempo, incominciano a capire che dopo aver abbandonato una casa, non ne trovano una migliore. Dopo che la passione è passata, si aggiunge il rimorso di aver provocato un grave trauma al coniuge abbandonato e ai propri figli. A volte in questo caso decide di togliersi la vita incapace di sopportare le pene della disperazione.
Per questo noi pensiamo che la via giusta da seguire sia la via della legge di Dio: dobbiamo far memoria della responsabilità e restare in famiglia per quanto possa essere difficile. Dio ripaga la moglie ed il marito che hanno saputo superare le difficoltà che inevitabilmente si incontrano sul cammino di ogni coppia, con l'armonia alla fine del cammino. Lei ha certamente notato che i coniugi i quali insieme hanno superato le difficoltà, alla fine della vita diventano fra loro simili. Questa è una seria testimonianza che le gioie come le difficoltà, il superamento degli inevitabili ostacoli fanno dei coniugi un corpo solo. Essi diventano l'un l'altra inseparabili come Cristo e la Chiesa, come la Sacra Scrittura insegna.

D. Nel matrimonio si può giustificare il tradimento?
R. In questo caso la parte tradita è libera. Il tradimento è praticamente l'unica causa indicata dalla Sacra Scrittura secondo la quale il matrimonio può essere sciolto incondizionatamente, perché una parte lo ha già sciolto. Di conseguenza l'altra parte è libera sia di sciogliere il matrimonio, sia di perdonare alla persona che si è pentita del suo peccato, ha promesso di non farlo più e chiede di essere accettata nuovamente. Naturalmente questo lascia un certo segno che non è facile dimenticare, anche se la vita può continuare ed il matrimonio può diventare felice. Ma questo solo nel caso che il marito o la moglie siano disposti a perdonare e la parte colpevole conservi coscienza profonda della propria colpa. Non può trattarsi di un facile accomodamento, come quando si dice: "Sì è successo, ma a chi non capita?" E alla domanda se potrà accadere di nuovo, risponde: "E chi lo può sapere? L'uomo è debole". Questo modo di pensare è un peccato, violazione del santo matrimonio. I peccati contro Dio non restano mai impuniti.

D: Un tempo in Russia fidanzato e fidanzata erano scelti dai genitori, e a volte i giovani neppure si incontravano prima del matrimonio. Ora succede il contrario: uomini e donne decidono la propria sorte del tutto autonomamente, senza neppure interessarsi se i genitori approvano la loro scelta. Che cosa ne pensa la Chiesa?
R. Naturalmente nel nostro tempo non può essere considerato norma che i genitori scelgano per i propri figli il fidanzato o la fidanzata. Questo oggi non avviene. D'altra parte noi notiamo che la benedizione del padre e della madre consolidano il fondamento della casa, la stabilità del matrimonio. Per questo se i genitori non danno la loro benedizione ai fidanzati, se sono categoricamente contrari al matrimonio, occorre pensare al valore della loro benedizione e fare di tutto affinché i genitori siano in accordo con la scelta dei figli. E' molto importante. Naturalmente alla fin fine non sono i genitori a dover decidere del matrimonio, ma i fidanzati, i futuri marito moglie.

D. Ora in Russia, come in molti paesi dell'Occidente è molto diffuso il matrimonio civile. I giovani convivono senza alcuna registrazione, senza definire nessun impegno. Come giudica la Chiesa questo comportamento?
R. Fra noi c'è una grande confusione di termini. La Chiesa considera matrimonio civile il matrimonio registrato allo ZAGS mentre il matrimonio ecclesiastico è quello celebrato in chiesa. Invece la società laica chiama matrimonio civile quello che non è registrato allo ZAGS. In questo modo risulta che i coniugi sposati in chiesa, ma non registrati allo ZAGS, secondo la mentalità laica, hanno fatto matrimonio civile. Inoltre, sempre secondo la mentalità laica, si chiama matrimonio civile, oppure 'di prova', la convivenza illegale di due persone che in nessun caso può essere ritenuta un matrimonio. Normalmente i risultati di questa convivenza sono tristi, nonostante si voglia far intendere che la convivenza serve per conoscersi meglio. Questi coniugi potenziali vivono insieme finché non nascono le prime difficoltà, poi dicono: "E' andata male" e passano ad un'altra esperienza. Molto frequentemente non trovano quello che avrebbero potuto trovare in un matrimonio stabile.
Noi riteniamo che molti tentativi di 'provare' la vita familiare non siano la via per giungere ad un matrimonio felice. Al contrario, secondo le statistiche si può rilevare che i matrimoni si sciolgono in numero sempre maggiore, nonostante cresca il numero di quelli che hanno voluto vivere insieme prima di sposarsi. Il risultato che tale gente vorrebbe raggiungere non si avvicina, masi allontana sempre di più. La Chiesa condanna senza eccezioni la pratica della convivenza prima del matrimonio, anche perché questo comportamento induce le persone a ripetere l'esperienza di ciò che hanno già fatto.
Oggi la Chiesa fa di tutto perché i matrimoni che si celebrano in chiesa abbiano precedentemente la registrazione presso lo ZAGS. Naturalmente questa non è una questione di principio; la presenza di un timbro sul passaporto non aumenta né diminuisce la probabilità dei coniugi di creare una famiglia per bene. D'altra parte il rifiuto categorico della registrazione ci fa pensare ai motivi di questo rifiuto. I motivi possono essere vari ed è difficile elencarle tutte. Ma normalmente non sono motivi del tutto rispettabili. Per esempio uno dei coniugi accetta di sposarsi in chiesa senza alcuna preventiva registrazione per accontentare il coniuge, ma non intende assumersi alcuna responsabilità di fronte alla legge.
Succedono poi dei casi del tutto ignominiosi: giungono a lavorare in Russia cittadini di altri paesi che hanno lasciato a casa la loro famiglia ed entrano in una relazione che vorrebbero chiamare matrimonio. Per non essere accusati di bigamia, cosa punita dalla legge, il primo matrimonio viene registrato dallo stato mentre 'il secondo' si celebra in chiesa. Naturalmente noi ci rifiutiamo di assecondare questa gente. Si tratta certamente di casi rari, ma purtroppo accadono. Per questo motivo siamo molto attenti quando ci chiedono di celebrare il matrimonio in chiesa non avendo registrato sul passaporto il matrimonio civile.

D. Ora presso le coppie si nota la tendenza a mettere al mondo figli più tardi che si può, oppure a rifiutarli completamente. Lei pensa che questo sia dovuto a condizioni sociali particolari oppure dipenda da una certa ideologia? Che danni può portare allo stato questa situazione? E' possibile, secondo lei, mutare questa tendenza?
R. Più volte la Chiesa si è espressa su questo argomento. Noi diamo l'allarme che da noi continua ad avanzare la denatalità. Il calo della popolazione è così serio che ogni anno noi perdiamo circa un milione di cittadini. La mortalità supera in modo significativo la natalità. E' un problema molto serio sia per l'economia che per lo stato, ma soprattutto per la morale. Purtroppo ora nella società predomina una mentalità edonistica nei confronti della vita: la gente vuole divertirsi, spassarsela. Si vive all'insegna: 'Goditi la vita'. La nascita dei figli è una prova dura per i genitori, una grande responsabilità. Per allevare un bambino è necessario privarsi di molte cose: notti insonni e spese materiali, e nervi, ma la gente non è abituata che la loro tranquillità venga in qualche modo limitata. Molto frequentemente, secondo l'opinione di molti, è proprio lo stesso bambino innocente la causa di queste rinunce. Sembrerebbe che l'istinto alla maternità sia fortissimo e non ci sia nulla che lo possa vincere. Ciononostante milioni di donne si privano della felicità della maternità e della educazione dei figli, compiendo operazioni illecite che impediscono la fecondazione. Noi lo consideriamo un grave peccato. Se questa tendenza non si inverte, potrà concludersi con la piena degenerazione del popolo.
Oggi la Chiesa ortodossa russa affronta continuamente i problemi demografici e richiama che si deve affrontare con responsabilità il proprio dovere di fronte alla famiglia, alle future generazioni, al proprio paese. Noi invitiamo lo stato a creare tutte le condizioni per permettere alla famiglia di mettere al mondo i figli. Nonostante la causa principale del rifiuto alla maternità sia morale, anche sullo stato grava la responsabilità di sostenere in tutti modi la famiglia. Presso le nuove famiglie spesso la nascita di un figlio conduce al limite della povertà. E questo non sono molti in grado di poterlo tollerare; pochi quelli lo possono sopportare.

D. L'amore è uno degli elementi fondamentali della famiglia. Ma perché veramente la famiglia sia salda, e marito e moglie possano convivere insieme per molti anni, allevare figli e nipoti, non basta l'amore. Secondo lei che ancora è necessario (quali qualità occorrono e che caratteri) per conservare salda la famiglia?
R. Prima di tutto è necessaria la fede in Dio. Ora naturalmente rispondo come sacerdote. Io credo che la fede aiuta i coniugi a condurre una vita lunga e felice. Abbiamo già detto che difficoltà si incontrano nella vita di ogni coppia. Le persone che mirano soltanto a soddisfare le proprie richieste non sono abituate a rinunciare a qualche cosa. Al contrario le persone credenti accettano la vita come un dovere di fronte a Dio, di fronte alla gente e di fronte a se stessi. Nell'adempimento di questo dovere Dio aiuta, munifica le persone che compiono la propria missione nel mondo, riempie la vita di significato e di felicità. Questo si manifesta in tutti settori della vita dell'uomo credente e naturalmente in modo particolare nella vita del coniuge.

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