Le palle di Natale
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Ormai ci sono babbi natale ovunque.
Se ne può parlare senza timore, ci si può vestire come loro, si mettono fuori dalle finestre mentre scalano (perché in effetti non ci sono i camini in casa, e gli impianti centralizzati delle caldaie non sono la stessa cosa!).
Ma soprattutto, senza pericolo di chiamate al telefono azzurro, si può raccontarlo ai bambini.
Anzi si deve far credere loro questa storia, il più a lungo possibile. Perché così si crea l’atmosfera del Natale.
Poi, da adulti, scopriranno che è una balla, anzi una palla fragile e scintillante come quelle che si mettono sull’albero.
Che strano.
Non capisco perché parlare loro di Dio che nasce bambino sia invece non corretto, non giusto.
Fare il presepe a scuola è concepito addirittura come una violenza. Oppure insegnare canti di Natale che parlano del bambino Gesù, un atto contro la tolleranza.
Forse perché creare nel cuore l’idea di Dio che nasce bambino, povero materialmente, potrebbe provocare sentimenti di tenerezza e di amicizia con Dio che metterebbero profonde radici nella psiche?
Poi da adulti come sbarazzarsi di una esperienza così profonda nel primo approccio con Dio?
Meglio una palla che un bel fatto storico.
Eppure celebrare il Natale di Gesù - perché il Natale è il compleanno di Gesù - non significa che poi per forza si arrivi a credere in Lui!
Milioni di atei hanno celebrato il Natale di Gesù e poi non hanno creduto in Lui.
Ma è rimasta dentro di loro l’idea che Dio sia buono.
Ecco il vero motivo: impedire questo primo approccio, questa prima tenerezza.
Siamo di fronte ad una violenza ai minori. Meglio una palla che il germe di una ipotesi che potrebbe essere vera.
Ancora una volta il peccato degli adulti rovina i bambini.
Erode è un dilettante. Inutile ucciderne molti (cosa che si compie oggi più di allora): bisogna rovinare anche i pochi che riescono a scampare.
Poveri bambini. E noi adulti risponderemo anche di questo.