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Una scuola alle canne e l’imprevisto Ignazio

Autore:
Cavallari, Fabio
Fonte:
Tempi, 23 Febbraio 2006

1984-1990. L'Istituto tecnico commerciale di Luino straborda di iscrizioni. Una flotta di ragazzi aspira a diventare ragioniere. La scuola, presa quasi di sprovvista dall'ingente numero di alunni, soffre cronicamente l'assenza di insegnanti. Luino è una piazza scomoda e difficile da raggiungere. Sono giovani laureati poco più che trentenni provenienti dal sud, a coprire l'incarico e a far "funzionare" l'Istituto. Io finisco nella sezione E. massacrato da supplenze e carenze di organico. Gli alunni appartengono quasi tutti alla media borghesia dell'alto varesotto. Arrivano a scuola accompagnati in macchina dai genitori. Io prendo per sei anni il pullman e percorro un paio di chilometri a piedi tutti i giorni. Mi assomigliano molto quegli insegnanti che arrivano dalla Sicilia, dalla Campania e dall'Abruzzo. Hanno una macchina in quattro, acquistata di quarta o quinta mano, e condividono piccoli appartamenti. Nel giro di poco tempo costituiscono una piccola comunità solidale. La loro missione è poco educativa. Devono accumulare punteggi per chiedere il trasferimento nella loro terra d'origine, punto e basta. Luino, fredda e poco accogliente, per molti di loro è l'inferno. All'interno dell'istituto non entra mai la politica, pochissimo la cultura. Il corpo docente è impreparato ed oltre a scarse informazioni nozionistiche non riesce a fornire. Al cospetto del vuoto educativo, gli adolescenti scelgono, come unico moto contestatario, la diffusa prassi dell'utilizzo di cannabis. Per alcuni anni ne sono un "degno" e "riconosciuto" esponente. Gli insegnanti chiudono un occhio, alcuni fanno un tiro. Nel 1988, anno della maturità, muore mio padre. E' un anno terribile che culmina con una bocciatura all'esame di Stato. Quello stesso anno però è anche il più importante di tutti. Ignazio, il prof. di ragioneria, uno di quegli emigrati spersi e squattrinati giunti dalla Sicilia, si accorge di quel ragazzo che tiene i capelli lunghi e lo spinello in mano per coprire un profondo disagio. Riesce in poco tempo ad ottenere la mia fiducia. Per due anni non mi molla un attimo. Rinuncia al trasferimento nel suo paese natale e rinvia il suo matrimonio di due anni per potermi seguire da vicino. Visto che non c'è verso di farmi studiare, piuttosto che lasciarmi in balia di me stesso, inizia a trascorrere con me le giornate. Mi fa parlare, ridere, riflettere. Dopo la mia bocciatura pretende di non esser più il mio insegnante, perché troppo coinvolto affettivamente, ma diventa il mio fratello maggiore. Mi diplomo con un anno di ritardo e solo dopo aver trovato lavoro Ignazio si trasferisce definitivamente in Sicilia. Ho imparato poco in quella scuola, la mia vera formazione inizierà fuori da quelle mura, ma per la prima volta ho compreso l'importanza dell'incontro. Oggi, per recarmi al lavoro, passo tutti i giorni davanti a quell'Istituto. Tra i tanti ragazzi che entrano ed escono, lo giuro, ogni tanto vedo Ignazio che tiene sotto braccio Fabio. Tengono la barra ferma e salda sulla vita. Grazie Ignazio.

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