Un freno all’orgoglio
- Curatore:
Concordo, può non piacere la Lega, possono non piacere i modi con cui si esprimono e si atteggiano i suoi aderenti, ma c'è una differenza sostanziale, quando Calderoli ha sbagliato ha pagato con le dimissioni, ora non ci pare giusto che qualcuno voglia che paghi con la vita e nemmeno che qualcun altro dica che la sua reazione è nuovamente sbagliata, ha detto l'ex ministro: «Al dì là dei rischi che corre la mia persona sono onorato di dar loro fastidio perché non si può fingere di non vedere», cosa ci si aspettava che dicesse?
Scrive Pelanda:
“La risposta giusta, tra noi, sarebbe dovuta essere: «Calderoli ministro lo abbiamo criticato, ma difenderemo con tutti i mezzi il diritto di espressione del Calderoli cittadino». Al terrorista Zawahiri la stampa avrebbe dovuto dire: «tocca un italiano, li tocchi tutti». Ai fondamentalisti, sulla questione delle vignette: «non vi daremo mai il riconoscimento in quanto islamici che pretendono la superiorità della religione sopra la Costituzione, questo è il confine». (…) Ma tali giuste risposte non sono venute, probabilmente perché non è ancora chiara la strategia islamica di ricerca del riconoscimento.
Questa viene perseguita da quattro diversi attori: a) i gruppi fondamentalisti entro l’area a prevalenza musulmana cercano il riconoscimento del codice spiritualista contro quello secolarizzato che si è aperto alla cultura materiale;
b) gli jihadisti usano il terrore per far riconoscere al mondo, pena un danno inaccettabile, il diritto di esistenza di uno Stato basato sull’interpretazione rigorista del Corano (Califfato);
c) gli espansionisti non jihadisti, connessi al primo gruppo, perseguono una strategia più graduale per far riconoscere il diritto delle comunità musulmane a praticare le proprie regole indipendentemente da quelle dei Paesi ospitanti;
d) l’effetto combinato dei primi due gruppi produce un’ondata destabilizzante che costringe i leader dei regimi islamici moderati a chiedere alla comunità internazionale più riconoscimenti alle ragioni dei musulmani radicali per cercare di contenere la guerra civile intraislamica, assecondandoli.
Tale richiesta è stata accettata dalle democrazie occidentali nella convinzione che un po’ di concessioni e di politica del rispetto soddisfacesse l’orgoglio musulmano a sufficienza per calmarlo. Ma ora sta emergendo il dato realistico che tale politica della «spugna» non sta funzionando: i riconoscimenti, il «dialogo», ecc., invece che sedare eccitano sempre di più l’estremismo rigonfiandolo di adepti e di maggiori pretese.