Stuprata due volte
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La terza sezione della Cassazione penale si rese già famosa a suo tempo per una sentenza che decretava l’impossibilità di considerare uno stupro come tale se la donna indossava dei jeans, ora a distanza di qualche anno, la stessa sezione torna a colpire con una nuova sentenza che alleggerisce la pena ad un uomo che ha stuprato una ragazzina (peraltro sua figliastra) di 14 anni solo perché questa non era più vergine.
La sentenza lascia senza parole, ma qualcosa bisogna che si dica, che si urli.
In questa società dove tutto è permesso, dove nessuno sa più dire cos’è bene e cosa è male, non si poteva che finire in questo modo, se il bene e il male sono “relativi” finisce che tutto, anche la giustizia, dipende dal punto di vista di chi la applica.
Così c’è chi come me ritiene che lo stupro sia sempre e comunque la violazione prima ancora che del corpo, dell’anima di una donna.
Perché l’atto sessuale è qualcosa in cui si impegna non solo il fisico, ma tutto l’essere, una donna si “lascia prendere”, “si dà” ad un uomo, sceglie di compiere quel gesto, e c’è chi come il giudice in questione, ha ritenuto che ci siano donne più o meno “violentate”.
Le attenuanti concesse allo stupratore sono vergognose, primo perché essendo il patrigno, di quella ragazza avrebbe dovuto sentirsi responsabile, custode, ed in ogni modo non ci possono essere attenuanti di alcun genere per chi commette un atto tanto disgustoso.
In legislatura però giustamente, non si applica il buon senso, basterebbe applicasse la legge: “l’articolo 609 quater punisce con la reclusione da 5 a 10 anni chi ha rapporti sessuali con una ragazzina al di sotto dei sedici anni nel caso si tratti di genitore, naturale o adottivo, tutore o chiunque sia nella condizione di prendersi cura per motivi di istruzione e educazione di una minorenne e con questa conviva.”