Polenta e capriolo
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Scusate se vado controcorrente, ma io tutto questo mobilitarsi per difendere i caprioli della Valle…. Non lo capisco.
Quando mio nonno faceva il guardiacaccia nelle valli venete, il conte Marzotto aveva una tenuta di caccia, un casone che serviva a lui e ai suoi amici.
Un giorno, dovendo assentarsi per affari, il conte lasciò a mio nonno il suo cane in custodia e gli lasciò anche una scorta di carne da dare come pasto all’animale.
Gli storici di famiglia, quei parenti che tramandano di generazione in generazione le gesta familiari, raccontano che mio nonno sapendo di avere a casa moglie e cinque figli che da mesi non facevano che mangiare polenta e pesce gatto o aringa affumicata, prese la carne e la portò a casa, diventando un eroe per i suoi figli.
Il cane che si sentì maltrattato, una notte mordicchiò la corda e scappò.
Il conte al suo rientro fu commosso, dal gesto fatto dal suo animale, e pensò che aveva talmente sofferto per la separazione dal suo padrone che aveva preferito fuggire.
Fine della storia, in fondo si trattava di un cane.
Mi vien da pensare che abbiamo tutti perso la trebisonda, c’è stata una tale mobilitazione per salvare la vita dei caprioli che in soprannumero arrecano danni all’agricoltura che se la stessa mobilitazione ci fosse per i bambini che vengono abortiti, molte famiglie si renderebbero disponibili ad adottare queste creature purché vengano messe alla luce.
Quello che voglio dire, è che un capriolo è pur sempre un animale.
Allora ammazzarlo per il gusto del macabro è pur sempre sbagliato, ma fare una bella sagra della Polenta e capriolo e devolvere il ricavato alle popolazioni che muoiono di fame, mi sembrava una soluzione equa, anche per il capriolo.