La spietatezza pietosa di un bravo giovane agnostico
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“Andrea, come mai non sei venuto l’altro pomeriggio al laboratorio teatrale?”
“Sono andato al funerale di Coscioni”.
“Ah, Luca Coscioni… Lo conoscevi?”
“No, è che sono della Rosa nel pugno”.
Andrea è uno di quei ragazzi che, per la modestia, la semplicità, la bontà, non puoi non apprezzare. E’ un tipo serio, impegnato, uno dei rappresentanti degli studenti della sua scuola, sempre lì in prima fila quando si tratta di organizzare un’assemblea, di riunire il “comitato studentesco” o di raccogliere le firme per il “contrappello” (non mi rassegnerò mai a questi termini da collettivo bolscevico). Il dialogo dell’altro giorno, iniziato con le battute che ho riportato, mi ha consentito di dirgli sorridendo che si può essere amici pur avendo idee diametralmente opposte.
C’era poco tempo per parlare (incombeva l’assemblea d’istituto), ma quel rapido scambio di frasi vale la pena di essere preso in considerazione, perché rivela un mondo, il mondo d’idee di tanti giovani benintenzionati e impegnati, ma forse poco abituati a riflettere in profondità su quello che dicono.
Andrea ovviamente non sa che Coscioni tentava di curarsi coi risultati che la ricerca scientifica ha conseguito sulle cellule staminali adulte. Non sa che la ricerca su quelle embrionali è ferma perché fallimentare. Provo a dirglielo, ma la risposta è pronta: “Ottanta premi Nobel si sono pronunciati in favore della ricerca sugli embrioni umani”. Ottanta premi Nobel, per lui, sono LA SCIENZA, e la scienza ha sempre ragione. Poco importa che, per esempio, la Margherita Hack si occupi di pianeti e non di biologia, e che scienziati altrettanto validi e degni di questo importante titolo sostengano che non è proprio il caso di andare a sperimentare sull’embrione.
I Nobel hanno parlato, hanno dato il loro responso, che non può essere messo in dubbio.
La SCIENZA ha preso il posto di Dio. Ci si è liberati dal peso opprimente del Creatore, per consegnarsi mani e piedi ad una divinità fredda e impersonale.
“La ricerca scientifica - continua lui - non deve avere limiti”.
“Ma la scienza - gli obietto - ha prodotto anche l’atomica. Non si tratta di essere contro la ricerca scientifica. Si tratta di mettere dei paletti oltre i quali non si deve andare. Poi per risolvere i problemi la ricerca scientifica trova le sue strade. Altrimenti c’è il rischio che tutto vada a ritorcersi contro l’essere umano”.
“Io non credo che l’embrione sia un essere umano”.
“Come no? Io sono stato un embrione, tu sei stato un embrione…”
“Un embrione non prova sentimenti, non ha coscienza…”
“Ma anche tu quando dormi non hai coscienza… Non per questo posso sopprimerti…”
“E comunque un embrione non lo vedi. Non puoi metterlo prima dei diritti di un malato che vedi e che soffre”.
“Vabbè, allora se ammettiamo che si può togliere la vita ad un uomo per darla a un altro uomo…”
“In ogni caso io sono agnostico”.
Chiusa la questione. Io sono agnostico, punto e basta. Agnostico: la parola magica che dice tutto e non dice niente, ma che ha il potere di mettere a tacere la coscienza e la ragionevolezza.
Veniamo risucchiati dall’assemblea d’istituto. Si parlerà di carcerati che, anche se colpevoli, vanno rispettati come esseri umani. Andrea è convinto di questo.
Andrea è un ragazzo buono, animato da un sincero sentimento di pietà, un tipo che comprende gli altri, che è capace di solidarietà. Ma il suo dio (la scienza, o meglio, ottanta premi Nobel) gli dice che il sacrificio umano è legittimo, se lo si fa a scopo di bene.
E a me questa spietata forma di pietà fa sinceramente paura.