La pillola o la lavatrice
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Su Avvenire del 19.7.2005 Lucetta Scaraffia s’interroga su i risultati di una ricerca condotta dalla London School of Economics: dai risultati, infatti, si evince che fu la pillola anticoncezionale a contribuire per la maggiore alla libertà delle donne.
Dice Lucetta Scaraffia: “…450mila interviste a donne di undici paesi europei. Un lavoro imponente, ma forse sproporzionato alla parzialità dei quesiti: le alternative alla pillola proposte come fattore di libertà femminile, infatti, erano il divorzio, le leggi di protezione della maternità, l’aborto. Tutte “conquiste” relative al corpo femminile e alla vita familiare; mancavano invece del tutto quelle che sono state le vere basi dell’emancipazione femminile occidentale, e cioè il diritto all’istruzione, l’accesso a tutte le professioni e alla vita politica. Senza queste condizioni di base, la diffusione dei contraccettivi non serve a garantire la libertà femminile: lo dimostra il caso dell’Iran, dove a una vasta campagna anticoncezionale da parte delle agenzie internazionali come l’IPPF (Federazione internazionale per la pianificazione familiare), appoggiata dal governo, non corrispondono vere conquiste di parità tra i sessi. Questa idea di far coincidere l’emancipazione femminile con la contraccezione farmaceutica, cioè con la libertà sessuale, è nata nelle donne intervistate, molto probabilmente, dall’immersione in un universo mediatico che insiste di continuo sulla felicità sessuale, assurta a diritto indiscusso e identificata con la separazione completa fra sessualità e riproduzione.”
Io sono dell’idea, che più della pillola anticoncezionale abbia potuto l’invenzione della lavatrice, non sto banalizzando.
La mia è una famiglia numerosa (per lo standard nazionale) e non mi sarebbe possibile dedicarmi ad altra attività che alla gestione della casa se non avessero inventato la lavatrice, i figli crescono, rendono la vita movimentata, ti obbligano a non fare invecchiare il fanciullo che è in te, ma non finiscono mai di gettare biancheria sporca nel cestone della lavanderia.
La pillola ci ha reso meno disponibili alla vita, ci ha fatto credere che un figlio abbia diritto prima che ad essere accolto ed amato ad essere “programmato”.
Quante donne hanno abortito perché quel figlio è arrivato quando “non era il momento”, quando “non lo avevamo deciso”, quando “non si sentivano pronte”.
La pillola ci ha reso meno disposte a quell’accoglienza gratuita che dovrebbe essere caratteristica femminile, abbiamo fatto di tutto per assomigliare agli uomini, e ci siamo dimenticate che invece dovevamo lottare perché gli uomini riconoscessero il valore della nostra diversità.
Il part-time, gli asili nido aziendali, la possibilità di un orario di lavoro più consono alle esigenze di una famiglia, un modello di lavoro che fosse non esclusivamente “maschile”, una elasticità del mondo del lavoro che permetta a chi sceglie di assentarsi per accudire i figli di rientrare nel “circuito lavorativo” quando questi siano cresciuti. Queste dovevano essere le conquiste per cui lottare, rimangono obiettivi da raggiungere, ma nel frattempo, se siamo arrivate a credere che fu la pillola a renderci “libere”, mi sa che l’altra metà del cielo ci ha preso per il naso e noi ci siamo lasciate abbindolare.