L’Unità contro la pena di morte
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Il giornale L’Unità del 22.11.05, ha dato avvio ad un’iniziativa encomiabile.
“Contro la pena di morte: raccolta di firme per salvare Stanley Williams.
Stanley Williams ha passato gli ultimi 26 anni scrivendo libri per ragazzi che raccontano l’inferno delle gang di strada per convincere i giovani a sfuggire alla spirale della violenza e dell’autodistruzione. È stato cinque volte candidato al premio Nobel per la Pace. La sua esecuzione è prevista per il prossimo 13 dicembre.
Anche in Virginia, intorno al 30 novembre, è prevista un’esecuzione che sarà la millesima nella storia degli Stati Uniti. Proprio il 30 novembre sarà la giornata mondiale contro la pena di morte. In quell’occasione oltre 300 città del mondo, 30 capitali, nei cinque continenti si collegheranno con Roma e daranno vita alla più grande mobilitazione internazionale finora mai realizzata per fermare nel mondo tutte le esecuzioni capitali.”
La vita di un uomo non ha prezzo, quindi è doveroso fare pressione perché non si raggiunga il macabro record della millesima esecuzione nella storia degli Stati Uniti, non fa onore ad un grande paese come gli Stati Uniti che in alcuni suoi stati sia ancora in vigore la pena di morte.
Ma non fermiamoci qui, voglio sperare che l’Unità, giornale così attento alla libertà, voglia avviare una campagna di protesta anche per tutti gli altri paesi dove è ancora in vigore la pena di morte o dove manifestare la propria idea vuol dire mettere a repentaglio la propria vita. Non sarà certo sfuggito al direttore la situazione in cui si trovano le persone internate nei laogai cinesi, inoltre, è di queste ore ad la notizia:
“16 suore francescane sono state picchiate a sangue in Cina. Una ha perso la vista. Le suore protestavano perchè il Governo aveva venduto la loro scuola cattolica.”
Afghanistan, Arabia Saudita, Autorità Nazionale Palestinese*, Bahamas, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Botswana, Burundi, Ciad, Cina, Comore, Corea del Nord, Corea del Sud, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Filippine, Giappone, Giordania, Guinea, Guinea Equatoriale, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Lesotho, Libano, Libia, Malesia, Mongolia, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Sierra Leone, Singapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d’America, Sudan, Taiwan*, Thailandia, Trinidad e Tobago, Uganda, Uzbekistan, Vietnam, Yemen, Zambia, Zimbabwe.
Fonte: Nessuno tocchi Caino
In grassetto, le democrazie liberali (14) che mantengono la pena di morte
* Stati non membri dell’ONU