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5 giugno 2004 Per molto meno, in uno stato democratico, il governo sarebbe caduto: un mondo cieco o soltanto comodo?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Caracas, 5 Giugno 2004

Sono trascorse soltanto 48 ore, da quando la capitale dell'occupata terra venezuelana, è stata abbandonata dal regime alle scorribande delle forze paramilitari bolivariane che, in tre ore di terrore, hanno causato miliardi di danni agli uffici di alcuni quotidiani e ai loro veicoli di distribuzione. Sono morte due persone, vittime innocenti dei proiettili sparati dai barbari che, con camicie rosse e passamontagna, gridavano a favore della pseudo rivoluzione castro-bolivariana. Decine i feriti e, per chiudere in bellezza, sparavano raffiche di mitra contro il Palazzo Municipale.
Per molto meno, in una nazione decente, sarebbe caduto il governo e tutta la stampa internazionale si sarebbe lanciata in una campagna di appoggio. Ma qui, nel dimenticato territorio Sudamericano del Venezuela, adesso proprietà della rivoluzione, il presidente, leader rivoluzionario e bolivariano, s'impadronisce delle telecamere di tutta la nazione e, drappeggiato in un inappuntabile vestito da jet set, forse Armani o qualunque altra marca costosa, annunzia che, grazie alla sua profonda cultura democratica, accetta i risultati delle urne e pertanto la sfida di un referendum revocatorio, che sicuramente vincerà perché nessuno può sconfiggere l'invincibile.
Tace sui morti, sui feriti, sui danni causati, per avere abbandonato la capitale senza protezione, nella speranza che una giocata di ultimissima ora, potesse barare e, quindi, bloccare il gioco, con un piccolo accenno. Solo annunzi sulla prossima battaglia, dove schiaccerà definitivamente l'opposizione, il tanto odiato nemico democratico della rivoluzione. Nemico certamente appoggiato, a suo dire, dalla CIA, FBI, OSA, Centro Carter e dallo stesso presidente G. W. Bush.
Diversi minuti dopo le nuove scene di lutto e terrore, Hugo Chavez, dichiarava al mondo e ai suoi seguaci, che accettava la prossima sfida elettorale grazie alla sua particolare disposizione democratica.
I principali giornali del mondo pubblicano oggi: "La comunità internazionale afferma la sua soddisfazione per il comportamento del popolo e del governo Venezuelano".
Complimenti, per aver finalmente compreso come qui, in Venezuela, il cittadino democratico, amante della libertà, è considerato una specie di animale selvaggio. La sua vita e i suoi beni non hanno nessun valore. Quando esprime i suoi ideali politici, e cerca di trasformarli in realtà, con i mezzi che la costituzione e le leggi gli permettono, il voto, diventa una fiera pericolosa da rinchiudere e, forse, da uccidere. Infine, se riesce a far giungere la sua voce attraverso le urne elettorali, voce canalizzata attraverso qualsiasi organizzazione internazionale, allora e solo allora, sarà premiato dai media internazionali e dagli alti gerarchi del regime, ai quali, sarà richiesto di indulgere temporalmente la bestia, per il suo eccellente comportamento.
Mentre Hugo Chavez, dava corso alla sua arringa, Caracas piangeva, ancora una volta, i suoi morti. Oggi, un presidente elegantissimo e democratico, però, solo ieri, uno scalmanato leader delle brigate bolivariane, che prometteva di creare e armare un esercito parallelo per difendere, con la vita, la rivoluzione castro-bolivariana. Oggi, nel suo vestito Armani, con pause e gesti studiati, annunzia il referendum revocatorio; solo ieri, seduto dietro una scrivania, permetteva il massacro di decine di persone per poter giocare la carta, il bluff del falso colpo di stato. Oggi si pavoneggia nell'edificio bunker del Palazzo Presidenziale annunziando l'ultima battaglia. La madre di tutte le battaglie. Vi ricorda qualcosa? Per distruggere definitivamente la fastidiosa opposizione, però, solo ieri, mascherato con la divisa di tenente colonnello, al puro stile Banana Republic, assisteva alle sfilate di quegli stessi generali che, rifiutarono poi di compiere gli ordini di repressione, per proteggere la pseudo rivoluzione.
Forse ho letto, o mal interpretato, le testate degli articoli che annunciano il beneplacito della comunità internazionale sul comportamento democratico del Venezuela. Immagino che si riferiscano al popolo che, sfidando tutti gli ostacoli, le violenze, i soprusi, è riuscito a far ascoltare la sua voce. Bandiere e canti contro le bombe, i manganelli e i proiettili di quelli che, facendosi chiamare rivoluzionari e salvatori dei poveri, sono impegnati a distruggere la fede e l'amor proprio di una nazione.
L'unica verità che non può essere nascosta, né ignorata, è che il minimo costo di vita, oggi, in Venezuela, è di 1.300.000 bolivares per famiglia, al cambio circa 360 Euro. Una vera cuccagna direte voi. Ma le entrate del 65% delle famiglie, nei quartieri medi e operai, proprio dove il chavismo dice di avere la maggioranza assoluta, sono di 450.000 bolivares, circa 128 Euro e solo un 4% supera gli 850.000 bolivares. Cosa mangiano? Come si vestono? Che vita fanno? Difficile immaginarlo.
La risposta del regime è semplice e incontrovertibile, un'altra verità che non può essere nascosta. Nell'anno fiscale in corso, FONDUR, l'Ente del governo incaricato di costruire case popolari, ha compiuto solo un infimo 8% del programma previsto di 25.000 nuove abitazioni popolari.
In verità, sono state terminate solamente 2.000 nuove case, secondo i responsabili del programma, per mancanza di fondi, considerando gli eccessivi aumenti dei materiali di costruzione. Sinceramente tragicomico, perché le riserve internazionali, accumulate dal regime, sono di ben 25 mila milioni di dollari, e il barile di greggio a 35 dollari.
Se, al contrario, la percezione e l'intenzione dei giornalisti internazionali è quella di compiacersi con la decisione del Presidente, per la sua autentica inclinazione democratica, credo che, qui, nel territorio occupato, che una volta si chiamava Repubblica del Venezuela, dovremo reinterpretare il termine libertà e democrazia o, semplicemente, chiederci cosa avrebbe potuto decidere, il cosiddetto comandante, Presidente Hugo Chavez. Non accettare la decisione e dichiararsi apertamente dittatore? Troppo semplice e, soprattutto, troppo stupido.


Maria Luz FdC
SALVIAMO VENEZUELA

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