4 novembre 2004: Venezuela, il colore della paura
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Caracas, 3 Novembre 2004
Tutta la stampa, tanto nazionale come internazionale, ha riportato la demolitrice vittoria della rivoluzione castro bolivariana, riducendo, il territorio del Venezuela, a una terra colorata di rosso scarlatto, rosso chavista.
Anch'io, come tanti, sono caduta nella trappola del colore, però, sono bastate poche ore per rendersi conto che, il colore predominante, sotto il manto rosso rivoluzionario, è il verde militare. Con una leggera differenza, riguardante il colore delle belle uniformi, che eravamo abituati a vedere passeggiare nelle nostre città. In Venezuela, ora, il verde è mimetizzato, e i militari, sono tutti, e sempre, vestiti come se si trattasse di forze di occupazione in un Paese straniero. Dove sono finite le belle uniformi che usano i militari? Perché sono sempre in uniforme di campagna pre o post bellica? Non sono forse soldati della Repubblica, pagati e preparati per la protezione dei cittadini?
Oggi, il Venezuela, è dipinto con il colore della paura. Quella stessa che si respira, tutt'oggi, a Cuba e in Corea. Il colore verde mimetizzato, che usano i candidati della rivoluzione, proposti come sindaci, governatori, deputati e consiglieri. Che differenza c'è, fra l'uniforme, tanto cara ai compagni Fidel o Stalin, da quella indossata dai personaggi che si muovono nell'universo rivoluzionario castrista o bolivariano? Nessuna. Colui che indossa un'uniforme di guerra, partecipando, in seguito, per le elezioni civili, induce paura, o peggio ancora, il terrore di ritornare ai terribili tempi delle sparizioni, delle fosse comuni, e delle vittime senza nome.
Mentre Hugo Chavez, passeggia in Rio de Janeriro, assistendo a una pacifica e ridanciana riunione, e il vice presidente J.V.Rangel, lancia al mondo l'arringa, invitando l'opposizione a integrarsi nel processo di pace della Nazione, il lungo braccio della legge, accusa l'ex sindaco di Caracas, Alfredo Peña, e due commissari della polizia municipale, di essere gli autori intellettuali per l'assassinio delle vittime, durante l'inventato colpo di stato, dell'11 Aprile del 2002. Il lungo tentacolo della legge, si è trasformato in un braccio esecutore del regime, e molto presto, sicuramente, verrà dipinto con il colore verde mimetizzato, tanto caro al totalitarismo. La giustizia, totalmente ceca, è scesa dalla bilancia, trasformando coloro che difendevano una marcia di protesta, contro i famosi pistoleri, oggi eroi di Ponte LLaguno, in perfidi assassini.
Paura di che? Qualcuno potrebbe chiedersi. Paura di tutto. Terrore di essere chiamati, a deporre come imputati, per aver partecipato alle marce di protesta, di aver fischiato un funzionario pubblico, di aver manifestato opinioni contrarie alla filosofia della rivoluzione, o semplicemente, aver sussurrato, parole sbagliate nelle orecchie sbagliate. Paura di essere spinti nell'inferno dei paria. L'inferno di quelli che non hanno diritto a lavorare, a commerciare, a vivere decentemente, unicamente perché non si sono dichiarati a favore del progetto castrista, adesso ribattezzato con il nome di bolivariano.
È questo, oggi, il colore che copre il Venezuela, il colore della paura.
Maria Luz FdC
(SALVIAMO VENEZUELA)