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3 luglio 2004: Interessante editoriale di "El Nacional": "Invito alla trasparenza"

Fonte:
CulturaCattolica.it



Vi giro questo articolo, uscito ieri su El Nacional, e inviatomi da Caracas.

Leonella
(FAIV)

Caracas, 3 Luglio 2004

La parole d'ordine, quando si menziona il Referendum Revocatorio del mandato presidenziale in Venezuela, non è altra che la trasparenza. Questa è, in effetti, la parola chiave, e l'ha pronunciata, di recente, Felipe Gonzalez, l'ex presidente di governo spagnolo, che può vantare il privilegio di essere uno degli uomini di Stato europei che meglio conosce la politica e la storia dell'America Latina. Prima di assumere il potere, negli anni 70, Gonzalez, è stato un visitatore frequente dei nostri paesi, soprattutto, di quelli situati ai Caraibi.

Felipe Gonzalez ha partecipato attivamente nella soluzione delle crisi regionali, in particolare, di quelle che hanno dominato lo scenario dell'America Centrale. Il prestigioso leader socialista, ha partecipato giovedì, alla cerimonia di apertura del IV Incontro di Presidenti Latino Americani, nell'Università di Alcalà di Henares. Nell'esaminare la politica della regione, Gonzalez, si è soffermato sul Venezuela, e la crisi che vive il nostro Paese, sottolineando la necessità che il Referendum Revocatorio, si faccia in "totale trasparenza". Questo, e non altro, ci chiedono dall'estero, dato che la chiave del nostro futuro sta', appunto, nell'affidabilità e nell'equità di tutto il processo referendario.

È ovvio che quando un leader, come Felipe Gonzalez, invoca la necessità della trasparenza, è perché, in certo qual modo, gli ostacoli che sono stati frapposti alla realizzazione chiara e onesta del referendum sono noti, oltre le nostre frontiere. Esiste, quindi, un clima propizio alla sfiducia e ci sono fatti inoppugnabili perché questa percezione finisca per consolidarsi nel mondo.

Il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), è stato la causa principale del diffondersi dell'immagine di un organismo che, invece di facilitare lo svolgersi normale del referendum, ha fatto tutto il contrario. Invece di essere il grande arbitro che si guadagna la fiducia del Paese, con i suoi metodi imparziali, il CNE, manipolato dai suoi tre membri pro - chavisti, è diventato un muro di contenimento, esclusivamente con mire all'ostruzionismo. Questo ha senz'altro dato origine a preoccupazioni, dentro e fuori, il Paese.

Per questo motivo, quando Felipe Gonzalez, chiede totale trasparenza, non parla solo a suo nome, ma anche a nome di altri politici europei che sono interessati nella sorte del Venezuela. Le sue parole devono essere prese come quelle di un amico che vuole il meglio per noi. In quanto alla tesi che il Venezuela corra qualche rischio, o ci sia qualche minaccia contro la sua sicurezza, Gonzalez ha detto che non ci sono tali segni. Ha fatto un'osservazione generale sull'America Latina e la democrazia che non deve passare inavvertita. Ha detto che affinché i sistemi democratici possano sopravvivere, devono basarsi su politiche che garantiscano la distribuzione equa delle risorse.

Parallelamente, all'arrivo di queste notizie dalla Spagna, a Caracas, i rappresentanti della OSA e del Centro Carter, stavano "negoziando il loro accesso al processo dello scrutinio dei voti", cioè, poter essere presenti al conteggio dei voti come devono fare gli osservatori internazionali. Quando si chiede trasparenza non lo si fa semplicemente per retorica, ma perché le avvisaglie sono troppo oscure, e perché sul processo, esistono innumerevoli dubbi. Questi non sono stati provocati dalla società civile, ma dal proprio CNE, dalle proposte assurde di cui sono specialisti i rettori pro - governo, Battaglini e Rodriguez.

l primo, pretende che gli osservatori internazionali non vadano al CNE. Li considera degli intrusi o dei nemici pericolosi. È totalmente comprensibile che Jennifer McCoy, del Centro Carter, abbia detto che doveva prendersi del tempo per leggere ed interpretare le norme consegnategli dal CNE. Sono come una specie di guida, per qualche labirinto inventato, da Jorge Luis Borges.

Gli osservatori internazionali hanno tutti i motivi per chiedere di poter presenziare al conteggio dei voti. È una cosa elementare. Non c'è nessun argomento da opporre a questa aspirazione. Se venisse negata, significherebbe la morte degli osservatori della OSA e del Centro Carter, come vuole Battaglini. Sarebbe come mettere più ombre su questo processo che Chavez ha manipolato fin dall'inizio.

Il peggio è che la gente comincia ad interpretare la candidatura di Francisco Carrasquero, (Presidente del CNE), al Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), come una ricompensa per la sua "collaborazione" con il governo dal suo incarico nel CNE. Carrasquero non è più il "professore di molte generazioni", come lui stesso si presentò all'inizio, ma è diventato un pedone bolivariano. Questo gli aprirà le porte del TSJ, dalla mano di Ivan Rincon, (presidente del TSJ ed anch'egli un pedone del governo). Quando dall'estero ci chiedono trasparenza, il motivo può trovarsi in questi fatti che provano che il CNE non è quell'organo imparziale che vuole la Costituzione.

"El Nacional"

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