3 giugno 2004: Hugo Chavez costretto ad affrontare la prima sconfitta
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Caracas, 3 Giugno 2004
Caracas, Venezuela. Sono le sette di sera. Da circa tre ore gli abitanti della capitale e di tutta la Nazione sudamericana, festeggiano la fine di un incubo: l'occupazione territoriale di un regime rivoluzionario, castro-bolivariano, iniziato cinque anni fa, come una tragica scelta democratica. Un'alternativa ai precedenti governi che mai avevano soddisfatto le vere necessità del popolo venezuelano.
Nell'anno 1998, in una libera elezione, Hugo Chavez, ex militare condannato per alto tradimento e poi graziato, diventa presidente della Repubblica, offrendo alla Nazione una vera democrazia, basata sulla partecipazione autentica del popolo nelle decisioni politiche ed economiche. Ma, a pochi mesi dell'inizio del periodo presidenziale, purtroppo, quello che sarebbe dovuto essere un governo veramente popolare e democratico, si trasforma in un vero incubo per la pacifica e allegra popolazione. Un regime ogni giorno più repressivo e feroce. Un leader che, per potersi sostenere politicamente, permette il massacro di decine di cittadini, molti dei quali sono torturati, detenuti, obbligati a condotte politiche per poter mantenere il posto di lavoro.
L'economia nazionale, in questi cinque anni, crolla sotto l'effetto di misure fortemente restrittive e, se oggi il regime si vanta di annunziare un aumento del PIL del 18%, lo si deve esclusivamente all'aumento del prezzo del petrolio.
Oggi, il popolo e tutti i partiti che fanno parte del Coordinamento Democratico, festeggiano il risultato favorevole, permettendo di iniziare un processo che costringerà Hugo Chavez a un referendum revocatorio nel quale, secondo la maggior parte delle inchieste, ne uscirebbe sconfitto. Contro le 2.435.000 firme richieste per indire il referendum, ne sono state raccolte 2.585.000, con un margine di circa 150 mila in più, rispetto al minimo previsto dalla Costituzione. Potrebbe sembrare un margine ridotto, rispetto al totale dei votanti, però non possiamo dimenticare le condizioni determinanti nelle quali è avvenuto il processo.
- La raccolta delle firme è stata fatta in forma nominale e pubblica, in modo da poter individuare qualunque votante e le sue tendenze politiche.
- Con tale arma in mano, il regime ha lanciato, in questi ultimi mesi, una campagna di terrore contro tutti quelli che hanno o pensavano di esprimere il loro appoggio al referendum revocatorio.
Sino ad oggi pomeriggio è durato il terrore. A pochi minuti dalla dichiarazione del CNE, nella quale si informava sui risultati elettorali, bande armate di paramilitari bolivariani, attaccavano il Palazzo Municipale della capitale, il Sindaco, che parteggia con l'opposizione, mitragliando la facciata e obbligando la Guardia Municipale a ripiegarsi. Parallelamente, piccoli gruppi armati bloccavano le principali strade di accesso al Palazzo Presidenziale, residenza di Hugo Chavez, inneggiando alla rivoluzione, saccheggiando alcuni negozi e attaccando varie sedi di giornali.
Alcuni feriti gravi, fra cui il deputato dell'opposizione, Rafael Marin, una persona è deceduta durante gli scontri, oltre gli ingenti danni materiali, sono il risultato di tali manifestazioni create e appoggiate dal regime nella speranza di evitare, all'ultimo momento, le dichiarazioni dell'Ente Elettorale; il tutto nel corso di circa due ore, in cui, il centro della città, è stato volutamente abbandonato dalla Guardia Nazionale in mano ai gruppi rivoluzionari.
Non sono stati sufficienti né la violenza né il terrore. Non hanno fatto breccia. E il popolo venezuelano è riuscito ad innalzare di nuovo la bandiera della vittoria. Vittoria della Democrazia, vittoria della Libertà, con la speranza che possa finire, una volta per tutte, uno spaventoso incubo.
Maria Luz FdC
SALVIAMO VENEZUELA