22 luglio 2004: Meno 24 giorni al Referendum Revocatorio e milioni di dollari spesi per accattivarsi un voto
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Caracas, 22 Luglio 2004
Qui, a Caracas, capitale del territorio rivoluzionario del Venezuela, si respira un'aria in certo qual modo simile a quella di un incontro di finale, per una coppa del mondo di calcio, o ancor più, per una partita decisiva di serie A. Nelle strade, sul lavoro, ai bar o fra i venditori ambulanti, che tra l'altro rappresentano oggi la stragrande maggioranza dei lavoratori, la domanda è solo una. La gente si guarda di sottecchi con sospetto e poi sottovoce, quasi furtivamente, si chiede:
"Ma tu che credi? Davvero vincerà come dice?". Qualcuno, con un po' più di coraggio, sbircia il vicino e con aria strafottente, ma venata di timore, dice: " Ma va.... ma tu ci credi ancora?", senza precisare a chi, e a cosa, credere.
Se una cosa è stato in grado di fare Hugo Chavez, è sicuramente quella di aver frantumato il Venezuela in mille pezzetti: i violenti, i sanguinari, gli idioti, i leccapiedi, i pezzenti, e molti, moltissimi poveri cristi, che non sanno più a che santo rivolgersi per portare a casa quei quattro soldi che gli permetteranno di sbarcare il lunario, o di arrivare alla fine della settimana. Tutti hanno paura di tutti, ognuno difende quel piccolissimo pezzetto di orto, che è riuscito a crearsi nella tempesta rivoluzionaria e, grazie al quale, tenta di sopravvive. Certo esistono i grandi, coloro che, sbandierando la condizione di leccapiedi, hanno creato in pochi anni imperi, dentro e fuori del Venezuela. Quelli che, ipocritamente, hanno mandato i figli degli altri, degli ingenui, dei poveri, a Cuba per studiare la rivoluzione e, i propri, vivono, o studiano, o hanno proprietà gigantesche in USA, o in Europa, dove ci si può meglio nascondere, ovviamente, con nome falso, nonché con un mare di soldi rubati alla povera gente che, illusa, grida ancora: "Uh Ah Chavez no se va!".
Ma noi italiani, direte voi, cosa abbiamo a che vedere con un territorio a ben 9000 chilometri di distanza? Poco o nulla, risponderanno alcuni, se non fosse per il fatto che, un 8% della popolazione venezuelana è formata da connazionali, e famiglie emigrate a causa della fame, delle guerre o delle persecuzioni politiche. Come tali, siamo maestri nell'arrangiarci e sopravvivere in situazioni difficili, per cui oggi, se ci chiedessero a bruciapelo, se siamo con o contro il regime, riusciremmo a rispondere in modo tale che l'interlocutore non riuscirà a capire chi siamo veramente. Cioè, alla fine, siamo sempre italiani: "Buena gente".
Oggi, Hugo Chavez, nel ballo dei miliardi destinati alla sua propaganda per le prossime elezioni, ha annunciato, con l'intensità di un oscar, l'incontro con il presidente dell'Argentina, Nestor Kirchner, il quale, presiederà alla chiusura di un congresso d'affari, fra il governo e imprenditori venezuelani, con il governo e imprenditori argentini. Alla popolazione locale è stata presentata come una fiammante grande vittoria del leader rivoluzionario Hugo Chavez, e sicuramente, il pittore che dipingerà il quadro, avrà dubbi se scegliere, come tema allegorico, l'incontro fra Bolivar e San Martin, entrambi eroi nazionali delle rispettive nazioni, o addirittura il più grande incontro della storia dell'umanità, quello del Monte Sinai, in cui, evidentemente, la parte di Mosè, sarà aggiudicata all'ospite, Nestor Kirchner, l'altro, cioè LUI, potete immaginare chi è. Negli occhi del Mosè sud americano si leggerà meraviglia, stupore di fronte a tanta grandezza, però nelle sue tasche si potranno vedere i primi contratti navali, che tanto lavoro daranno ai compatrioti delle repubblica argentina. Milioni di dollari, con quel tesoro di petrolio, in cambio di un'istantanea, e, forse anche di qualche: "Uh Ah.....", non è male! E per noi? Noi ci consoleremo, ci rimarrà sempre l'orgoglio di tanta magnanimità da parte del nostro leader e presidente rivoluzionario.
Maria Luz FdC
SALVIAMO VENEZUELA