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22 dicembre 2004: Giochi pericolosi

Fonte:
CulturaCattolica.it



Caracas, 22 Dicembre 2004

Quanto già accennato in precedenza, è stato oggi confermato, durante una conferenza stampa, rilasciata dall’attuale Ministro degli Esteri Alí Rodriguez Araque, sino a poco tempo fa presidente della Petroliera Statale PDVSA.

“Il nostro viaggio in Cina”, ha detto, riferendosi al viaggio intrapreso, oggi pomeriggio, da Hugo Chavez, alla nazione asiatica, “ha un profondo significato, nel senso politico ed energetico, perché durante gli incontri previsti, saranno firmati numerosi ed importanti accordi in tal senso”.

Enfatiche parole, sono state poi aggiunte, riferendosi alla forte crescita della gigantesca nazione, affamata di energia e quindi di greggio, merce che il Venezuela rivoluzionario sta offrendo a prezzi realmente interessanti, soprattutto se venduto a paesi politicamente interessanti, e la Cina, evidentemente lo è.

Non è un segreto, oramai, che nell’attuale regime, condotto dal leader bolivariano, il petrolio è utilizzato come arma politica, per premiare o castigare. Gli esempi non mancano: lo ha offerto al Brasile, nella speranza di attirare Lula da Silva, a una posizione più radicale; lo ha regalato alla Bolivia, in forma di asfalto; all’Argentina, sotto forma di accordo strategico multinazionale; a Cuba, come scambio alle prestazioni dei medici, infermieri, allenatori e, soprattutto, di addottrinamento.

Con lo stesso petrolio, ha castigato la Repubblica Dominicana, perché ospite dell’ex presidente Carlos Andres Perez, antico e acerrimo nemico; ha obbligato El Salvador a negare l’asilo politico a due ex commissari della polizia metropolitana, i quali, saranno accusati dei crimini dell’11 Aprile, del 2002. Infine, è stato usato come bastone, o carota, o entrambi, a secondo dei casi, o meglio, della sensibilità di chi lo riceve.

Ha minacciato mille volte, durante i soliloqui teletrasmessi da “Haló presidente”, di chiudere i rubinetti del greggio agli Stati Uniti, minaccia del resto mai compiuta, per lo meno sino a quando qualcuno, con altrettanto peso, e forza, potrà sostituirlo, sia come cliente, sia come provveditore dei beni di consumo, che la nazione necessita.

Nei prossimi giorni, sicuramente, la numerosissima comitiva di rivoluzionari, che segue il presidente in Cina, sognerà l’idea di vedere realizzato il desiderio del suo leader: potranno finalmente chiudere i rubinetti all’odiato gigante del nord. A nulla varrà, che qui in Caracas, il vicepresidente J. V. Rangel, abbia concesso un finto dialogo “aperto e franco”, con l’attuale ambasciatore degli Stati Uniti. Il colloquio si chiuderà, come sempre, in un mutuo saluto, dichiarando: “studieremo i temi”.

È un gioco tremendamente pericoloso, tanto interno quanto per le relazioni internazionali, voler cambiare le abitudini, le relazioni, lo stesso modus vivendi di una nazione, il Venezuela che, nel passato, era la soglia di entrata al Sud America, sia degli Stati Uniti, sia dell’Unione Europea.

Una vasta parte della popolazione ha partecipato, quali i consumatori, gli studenti, i lavoratori, i militari, eccetera, al grande sogno americano, al riflesso del quale, intere generazioni, si sono formate. Le stesse immigrazioni, del prima e dopo guerra, si dividevano fra gli USA, e in mancanza dello zio Sam, giungevano qui, in Venezuela, per cercare un futuro prospero, sicuri che era il miglior paese alternativo dove raggiungerlo.

Potrà la Cina sostituire anni di storia, e di costumi, così come fece Fidel Castro, quando, allontanandosi dagli USA si avvicinò alla Unione Sovietica? I cubani di allora, sono paragonabili con i venezuelani di oggi?

Queste sono alcune considerazioni attorno a un gioco pericoloso, un gioco che coinvolge tutta una nazione e il suo futuro, per molti, moltissimi anni, in cambio di che cosa? Del benessere? Della tranquillità? Della salute? O, semplicemente, in cambio della visione rivoluzionaria di un gruppo, o di un leader?

Un gioco pericoloso, occhio alla penna, presto vedremo i risvolti internazionali.

Maria Luz FdC
(SALVIAMO VENEZUELA)

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