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18 agosto 2004: Dittatura per il Venezuela

Fonte:
CulturaCattolica.it



Grandezza e dignità sono mancati agli osservatori internazionali che si sono fatti presenti a Caracas, quando il nuovo dittatorello caraibico ha comunicato loro che erano benvenuti come tali osservatori, con l'unica condizione di non osservare niente!!! Invece di tornare da dove erano venuti, e lasciare libero il campo per la già preparata frode, sono rimasti in un albergo a Caracas, mentre nei posti elettorali, e presso il Consiglio Nazionale Elettorale si consumava la leccornia.

Il solo spettacolo delle gigantesche file di cittadini che hanno aspettato 10 o 12 ore per depositare il voto e la dilazione delle votazioni fino a mezzanotte, erano già motivo sufficiente di allarme per il più incauto e sprovveduto dei carter che girano per il mondo. Ed è seguito l'inevitabile: i tre membri chavisti del CNE, senza confrontare registri, senza neanche sentire la voce del fabbricante delle macchinette usate per la frode e, soprattutto, senza spiegare a nessuno da dove venivano fuori le cifre, le hanno composte a volontà. Il pranzo è servito. In Venezuela si è insediata una dittatura come quella di Cuba, della Corea del Nord, come tutte quelle cadute con il muro di Berlino, o come quella che ha dominato nell'Unione Sovietica fino ai tempi della Perestrojka.

Il potente primo mondo non dirà questa bocca è mia. Finché il Venezuela spacci puntualmente i 2 milioni e 600 mila barili della sua colossale produzione giornaliera di petrolio, nessuno discuterà la legittimità del suo mandato. Anche senza scartare la possibilità che, a molti, Chávez appaia come un ripugnante dittatore di operetta, continuerà ad essere, in ogni caso, un buon alleato commerciale, diranno tutti in coro.

In questo modo è stato consumato il colpo di stato in Venezuela, e quella che viene, sarà la repressione senza preamboli né limitazioni. La stampa scritta, e le reti televisive, chiuderanno le loro porte, perché appartengono alla oligarchia che è giusto sopprimere, per il bene delle gloriose legioni bolivariane. Censurata la stampa sarà tutto pronto per il regno del Partito Unico, e la sua mano di ferro colpirà, una per una, le ormai impoverite aziende private che ancora sopravvivono.

I maestri saranno cubani, mentre saranno pronti quelli che riceveranno l'indottrinamento nell'Isola, e quelli che avranno cattedre marxiste, offerte dagli ideologi, che Fidel ha pronte per ausiliare il suo compagno, il suo amico e socio. E così, padrone dello scenario, Chávez potrà dedicare i suoi migliori sforzi nell'esportare la sua benefica rivoluzione, con l'incondizionato aiuto dei governi e partiti simpatizzanti dell'America Latina. Non era una coincidenza, come poteva esserla, che Antonio Navarro, e Petro, e Serpa, e Piedad Córdoba, avessero il palco d'onore negli avvenimenti di Caracas. Le lezioni si imparano sul terreno, e quel laboratorio sperimentale non poteva non essere sfruttato.

Il primo passo verso la dittatura in Venezuela è stato già compiuto. La Corte Costituzionale è in mano a quelli che simpatizzano con un "nuovo diritto", che fa impotente il Parlamento, e semplice commedia la democrazia sostantiva. Ma la Corte Costituzionale non è sola. I precursori del Colpo di Stato sono anche i padroni del Consiglio Nazionale Elettorale, con la cui alleanza, già l'estrema sinistra ha potuto sconfiggere il Referendum che per imponente maggioranza ha approvato il popolo alle urne.

Quello che seguirà sarà così semplice, come unire tutti quegli elementi in una campagna elettorale che, ad ogni modo, finirà, che le minoranze, con un po' di astuzia, diventino la voce maggioritaria del popolo. Un Procuratore che inabiliti i candidati che possono fare ombra ai suoi; una Corte che butti giù le riforme costituzionali che approvino la rielezione, e finalmente, un Parlamento nel quale, come per incantesimo, spariscano le opprimenti maggioranze del Governo, saranno elementi sufficienti per diventare sudditi di Castro e di Chávez.

Ci rimane la triste consolazione di averlo detto in tempo.

El Tiempo di Bogotà
Di: Fernando Londoño Hoyos

Tradotto: lolivieri

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