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16 dicembre 2004: Giustizia sì, ma rivoluzionaria

Fonte:
CulturaCattolica.it



Caracas, 15 Dicembre 2004

Ieri, il congresso della Repubblica bolivariana del Venezuela, ha nominato i magistrati che formeranno la nuova Corte Suprema della giustizia venezuelana. Requisito indispensabile: essere assolutamente fedeli al regime rivoluzionario di Hugo Chavez.

Uno dei pilastri fondamentali della democrazia è l’uguaglianza di tutti i cittadini, che trovano nelle leggi l’unico strumento che garantisce la sicurezza, la stabilità e l’equilibrio fra l’individuo e lo stato. Se ciò non esistesse, lo stato, i governi di turno, i gruppi economici, o politici, avrebbero sempre preminenza sul semplice cittadino.

Quando questo equilibrio si rompe, la pressione del governo sugli individui si fa insopportabile e, per poter resistere a tale aggressione, il cittadino si vede obbligato a scegliere vie alternative, cioè cercherà di sfuggire alla legge, o a costituire forze, così poderose, da resistere agli abusi del regime.

Nulla di tutto questo è nuovo, in tutti i regimi dittatoriali, tanto di destra come di sinistra, avvengono fatti traumatici che pongono fine al sopruso legalizzato. A volte guerre di invasione, guerriglie interne, guerre civili, e in pochi, e fortunati casi, sono felicemente apparse le svolte, o transizioni pacifiche. I risultati sono ovvi, laddove i gruppi sono sottoposti a pressioni smisurate, che non trovano equilibrio nella giustizia, automaticamente si ristabilirà la misura della relazione fra lo stato e l’individuo. Però quando e a che costo?

In un regime di tipo autoritario, e personale, come quello cubano, l’invasione dello stato nella vita dell’individuo è totale, alfine di pianificare, secondo gli interessi del governo, le azioni del singolo cittadino, e le leggi che lo regolano, sono create ad hoc, per soddisfare tale esigenza. Dopo ben quaranta anni, il sistema ha dimostrato la sua efficienza dividendo gli abitanti in due grandi settori: quello ufficiale, cioè coloro che fanno parte dell’intorno del governo, per i quali le leggi sono amministrate con grazia e benevolenza, al contrario di coloro che non partecipano dei favori del regime, per i quali, la legge si applica con tutto il suo peso. Lunghe prigionie, torture, fucilazioni ecc.

La Costituzione bolivariana, al momento della sua approvazione, avvenuta nel 1999, non prevedeva tali differenze che iniziano a delinearsi, con la recente approvazione della nuova legge per il controllo dei mezzi di comunicazione, altamente restrittiva, e quella in approvazione, denominata riforma parziale del Codice Penale, fortemente repressiva, soprattutto per i delitti di diffamazione e proteste contro il regime, o i suoi funzionari, tanto civili come militari.

Per compensare la transizione a un modello integralmente autocratico, sono stati nominati i nuovi magistrati della Corte Suprema, i quali, essendo in totalità d’accordo, o aderenti al regime, applicheranno la legge d’accordo con l’oramai famosa teoria Plaza:
“La legge e la Costituzione si interpretano d’accordo agli interessi della rivoluzione”.
Testuali parole della procuratrice generale della Repubblica bolivariana, Alicia Plaza.

Mentre continua, a marce forzate, la transizione della repubblica democratica a repubblica autocratica del Venezuela, il presidente Hugo Chavez, oggi accompagnava, il premier Fidel Castro, nei festeggiamenti delle manovre belliche cubane, celebrate fra inni e discorsi di amore e libertà. Soprattutto quando si è sparsa la notizia che la commissione dell’Unione Europea, incaricata del fatto, ha suggerito ai paesi membri dell’embargo diplomatico all’isola di Cuba, e a Fidel, di prendere in considerazione il bel gesto, che il dittatore ha offerto, con la liberazione di alcuni dissidenti.

Buona partita Fidel, un ottimo esempio per il suo pupillo continentale Hugo Chavez. Soprattutto quando speravamo in un appoggio alla nostra democrazia.

Maria Luz FdC
(SALVIAMO VENEZUELA)

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