14 dicembre 2004: La ragnatela del terrore
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Caracas, 13 Dicembre 2004
Oggi, vari elementi si sono coniugati, per dar corpo a un disegno di insieme che, come una ragnatela, avvolge il mondo occidentale in un’onda di terrorismo psicologico progressivo, al punto da creare un autentico complesso di debolezza. Siamo prigionieri dell’attentato, quindi del terrore.
Mentre passavano le immagini di uno stadio di calcio a Madrid, che si andava evacuando, per la minaccia di una bomba, il capo dello stato spagnolo, R. Zapatero, accusava l’ex presidente, J. M. Aznar, di aver falsificato possibili prove, o ancor peggio, aver sviato le indagini sull’attentato di Madrid, per propria convenienza politica.
La radice del problema non è nella polemica esistente fra i partiti che sostengono le due figure politiche, bensì nella innocenza di Zapatero, e mi limito a definirla innocenza, quando considera l’ETA alla stregua di un terrorismo casereccio, a differenza dei gruppi islamici condotti da Bin Laden, o dai suoi luogotenenti sparsi nel mondo.
È angelico, una burla o, semplicemente mala fede, pensare che i gruppi terroristici sono entità separate ed indipendenti. È probabile che gli interessi, così come i luoghi, siano diversi, ma certamente la struttura, l’organizzazione, e le fonti finanziarie sono comuni, come sono, indubbiamente comuni i paesi, che offrono appoggio e protezione.
È la posizione di Zapatero di innocenza? Solo gli spagnoli, e la storia, giudicheranno. Tuttavia non possiamo dimenticare che i centri di terrorismo, nel mondo occidentale, sono oramai solamente in Spagna, con l’ETA, e in Colombia, con la narco guerriglia ELN o FLN, con qualche sostanziale differenza. L’ETA è finanziata, la narco guerriglia ha una propria fonte, e questo ne aumenta la forza e la pericolosità.
Un terzo centro di terrorismo rimane come sempre l’isola di Cuba, nonostante Castro abbia graziato, in questi ultimi giorni, alcuni dissidenti, gesto dettato dalla convenienza, più che da un cambio di rotta nella politica interna. Giustamente, e casualmente, oggi, il fratello Raul, ha lanciato una serie di manovre contro un possibile attacco da parte degli Stati Uniti.
Milioni di cubani, secondo Castro, scenderanno a combattere l’invasione Yankee, per la maggioranza dei civili, che formeranno una barricata umana intorno agli obbiettivi strategici, fra cui la residenza dell’amato dittatore. Nulla di nuovo dopo i famosi scudi umani, prigionieri sventurati, utilizzati per proteggere i carri armati. Nel caso cubano non saranno i prigionieri di guerra, bensì contadini, operai, impiegati, studenti, donne, vittime di un regime che da oltre 40 anni li schiavizza.
Nel frattempo, durante queste manovre belliche, orrendamente tragicomiche, appare a Cuba la figura del presidente Hugo Chavez che, come sempre, divide i sui discorsi fra l’amore verso il suo popolo: “Amore ?”, e l’odio profondo per il capitalismo, o meglio, la globalizzazione, o meglio ancora, l’imperialismo USA: tutti sentimenti che condivide pienamente con Fidel.
Una visita di cortesia? Uno scambio di idee? O lo studio di una strategia comune di fronte all’offensiva del colosso nord americano? Difficile dirlo. Ma una costante dell’impegno presidenziale di Chavez, è la sua assenza quando nella nazione si svolgono atti di grande importanza, sul filo, o meglio fuori dal filo Costituzionale, come la scelta dei magistrati della Corte Suprema, scelta portata a termine dal Parlamento, tramite una semplice maggioranza, quando la Costituzione obbliga a una maggioranza qualificata, cioè due terzi dell’Assemblea.
Un tocco di mistero o semplice prudenza?
Maria Luz FdC
(SALVIAMO VENEZUELA)