13 giugno 2004: Uniti per rompere il silenzio.
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Il difficile cammino di Leonella Olivieri e Francesca Granchelli, fondatrici di F.A.I.V., un ponte tra l'Italia e il Venezuela per aiutare i più deboli
da "La Voce degli italiani in Venezuela"
Non cercano allori né pubblici riconoscimenti. Il loro lavoro è iniziato in sordina. Poco a poco. Leonella Olivieri e Francesca Granchelli non pensavano, all'inizio, che lo schedario di persone da aiutare diventasse tanto pesante in così poco tempo. Ma nella nostra comunità, dietro le luci del benessere che brillano nelle serate importanti, c'è chi deve sopravvivere alla miseria, alla solitudine. Famiglie intere inginocchiate da malattie, perdita del lavoro, sono praticamente alla soglia della fame. Francesca e Leonella hanno iniziato seguendo la storia dell'abruzzese Filide, una donna che, nonostante l'età e un cancro che la riempiva di dolore, chiedeva l'elemosina per aiutare la figlia tossicodipendente e i due nipotini. Hanno portato il suo caso in Italia, nel comune di provenienza di Filide e un aiuto è arrivato. Ma troppo tardi. Filide è morta. Sola, in un ospedale pubblico. Storia che troppo spesso si ripete. Italiani o italo-venezuelani che muoiono soli, dimenticati. Come quel connazionale per il quale, alcuni amici venezuelani, poveri come lui, hanno fatto una colletta per cremarlo, dopo morto. Un posto al cimitero era un lusso che non si potevano permettere. Ciò che Leonella e Francesca non potevano immaginare era che dopo quel primo caso di Filide ne sarebbero giunti tanti altri. Nei giovedì in cui la Missione Cattolica, grazie alla generosità di Padre Zelindo e un gruppo di signore, diventa una mensa in cui chiunque può consumare un ottimo pasto caldo, Francesca e Leonella hanno iniziato a schedare quei connazionali che si mettevano in fila insieme a tanti altri. Raccogliendo dati e testimonianze. Realtà che si ripetono. Per lo più sono operai o artigiani che, a causa della crisi economica e delle difficoltà legate all'età e alle malattie, hanno perso il lavoro. Non hanno diritto alla pensione italiana e spesso non prendono neanche quella venezuelana. Vivono stirando i pochi risparmi del passato o grazie alla beneficenza di associazioni e istituzioni. Padre Zelindo, in un momento di sconforto, ha confessato la tristezza di chi ogni giorno viene a contatto con tragedie umane, tragedie la cui soluzione dovrebbe sorgere da una politica di solidarietà ampia, seria, capace di coinvolgere il governo italiano, le nostre autorità e la parte più fortunata della collettività. Basterebbe superare egoismi e interessi personali. Basterebbe affrontare con serenità ma soprattutto con serietà un problema che non è più possibile tappare con un dito. Sono famiglie di italiani, famiglie in cui la tragedia a volte si estende anche ai figli, colpiti da malattie o ritardi mentali.
Leonella e Francesca hanno riempito più di cento schede. Sono connazionali appartenenti ai comuni di 12 regioni anche se i casi più numerosi sono di Campania, Sicilia e Abruzzo.
Nel vedere che il numero delle persone da aiutare andava crescendo oltre ogni aspettativa hanno costituito un'associazione FAIV (Fondo aiuto per italo-venezuelani) e, mentre Leonella segue i casi in Venezuela, Francesca cerca aiuti in Italia.
- Francesca invia lettere a tutti i comuni di provenienza dei nostri indigenti, ci dice Leonella che ormai "lavora" per FAIV a tempo pieno.
- E quale è stata la risposta delle autorità locali?
- In molti casi positiva. I contributi di alcuni comuni vanno da 250 a 2500 euro. In alcuni casi li donano per una persona in particolare, in altri casi per tutti i corregionali. E allora noi li usiamo per comprare medicine, generi alimentari o per pagare la retta scolastica ai bambini.
- Il Console Generale ha parlato di un accordo per comprare medicine ai connazionali bisognosi.
- Sappiamo che era un suo progetto ma in realtà ancora non abbiamo avuto una conferma di questa possibilità.
Leonella ci spiega che in Italia arrivano anche contributi di privati con i quali riescono ad estendere il loro aiuto alle famiglie di cui si stanno occupando.
- Quali sono i casi più gravi di cui vi state occupando?
- In realtà sono tutti gravi. Purtroppo i problemi nelle loro case sono tanti. Oltre ai normali acciacchi della vecchiaia spesso le famiglie hanno persone, anche giovani, con gravi malattie o ritardi mentali. Una coppia di origine campana, per esempio, ha un bambino con fibrosi cistica che deve prendere delle medicine costosissime per sopravvivere. Una volta iniziata la cura non è possibile interromperla. Potete immaginare la disperazione di questi genitori.
- Tra i casi più toccanti di cui ci parla Leonella c'è quello di un indigente che chiedeva l'elemosina ad Altamira, una delle zone in cui vivono molte famiglie italiane benestanti. Un grazie mormorato dopo aver ricevuto l'elemosina, ha fatto capire a Leonella che si trovava di fronte ad un italiano.
- Ho bloccato il traffico e poi l'ho caricato sulla mia macchina. Ora ho riempito la sua scheda e abbiamo iniziato l'iter per aiutarlo. Anche riorganizzando i suoi documenti. Cosa che facciano a tutti coloro che ne hanno bisogno. Siamo riusciti anche a contattare i suoi familiari che hanno telefonato alla Missione Cattolica e parlato con lui. È stato un momento di forte commozione. Uno di quei momenti che ci ripagano di tanto lavoro e purtroppo anche di tante frustrazioni perché il divario tra quello che si vorrebbe fare e quello che realmente si può fare è ancora troppo grande.
La povertà, il dolore, la malattia bussano ogni giorno a un numero sempre più ampio di famiglie italiane. Mai come in questo momento la nostra collettività deve dimostrare una sua coesione, un senso di appartenenza ad un'identità di italo-venezuelani. Siamo noi quelli che dobbiamo unirci e lottare per aiutare i più deboli, noi quelli che dobbiamo avere il coraggio di sconfiggere il silenzio, guardare in faccia questa dolorosa realtà e cercare soluzioni. Noi che in questo paese viviamo da anni e qui continueremo a vivere. Se la voce di uno diventa la voce di tanti sarà molto più difficile sminuirne l'importanza e metterla a tacere.
Chiunque volesse aiutare l'associazione FAIV può farlo rivolgendosi alla Missione Cattolica.
Marisa Bafile
"Cronache nostre"