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10 giugno 2004: Articolo per Tempi: "Il Referendum revocatorio si farà il 15 agosto. Chavez costretto ad affrontare la prima sconfitta"

Fonte:
CulturaCattolica.it



Caracas, Giugno 2004

Il Referendum Revocatorio si farà. Il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del Venezuela, ha stabilito, infatti, che il Referendum, per destituire il presidente Hugo Chávez, si terrà il prossimo 15 agosto. In caso di sconfitta, Chávez dovrà convocare le elezioni presidenziali entro 30 giorni. Il vice presidente del CNE, Ezequiel Zamora, ha anche annunciato che, per evitare irregolarità, il processo di voto sarà automatizzato e non manuale.
Questa data, che coincide con la festa della Madonna dell'Assunta, è stata accolta come il giorno della liberazione per tutto il Venezuela.
Nei giorni precedenti la notizia, infatti, il popolo e tutti i partiti che fanno parte del Coordinamento Democratico, avevano festeggiato il risultato favorevole, che permetteva di iniziare, in primo luogo, ad un processo che costringerà Hugo Chávez al Referendum Revocatorio, dal quale, secondo la maggior parte dei sondaggi, uscirà sconfitto.
Poi, ad indire nuove elezioni, visto che le fonti più accreditate gli accordano, ormai, soltanto il 24% dei consensi.
A fronte delle 2.435.000 firme necessarie per indire il Referendum, ne sono state raccolte 2.585.000, con un margine di circa 150 mila in più, rispetto al minimo previsto dalla Costituzione. Potrebbe sembrare un margine ridotto rispetto al totale dei votanti, però, non si devono dimenticare le condizioni di pressione nelle quali è avvenuto l'intero processo. Tra queste, la più importante, la raccolta delle firme che è stata fatta in forma nominale e pubblica, in modo da poter individuare qualunque votante e, di conseguenza, appurare le sue tendenze politiche. E con tale arma in mano, il regime ha lanciato in questi ultimi mesi una campagna di terrore contro tutti coloro che hanno, o pensavano di poter esprimere il loro appoggio al Referendum Revocatorio.

La drammatica testimonianza di Maria Luz

Sono le sette di sera. Da circa tre ore gli abitanti della capitale e di tutta la Nazione Sudamericana, festeggiano la fine di un incubo: l'occupazione territoriale di un regime rivoluzionario castro-bolivariano, iniziato cinque anni fa come una tragica scelta democratica.
Sino ad oggi pomeriggio è perdurato il terrore. A soli 5 minuti dalla dichiarazione del CNE (Consiglio Nazionale Elettorale, N.d.R.) nella quale si informava sull'esito dei risultati elettorali, bande armate di paramilitari bolivariani attaccavano il Palazzo Municipale della capitale e il Sindaco, che parteggia per l'opposizione. Mitragliando la facciata e obbligando la Guardia Municipale a ripiegarsi. Parallelamente, piccoli gruppi armati bloccavano le principali strade di accesso al Palazzo Presidenziale, residenza di Hugo Chávez, inneggiando alla rivoluzione, saccheggiando alcuni negozi e attaccando varie sedi di giornali.
Alcuni feriti gravi, fra cui il deputato dell'opposizione, Rafael Marin, una persona è deceduta durante gli scontri, oltre agli ingenti danni materiali: questo è il tragico bilancio di tali manifestazioni, create e appoggiate dal regime nella speranza di evitare, all'ultimo momento, le dichiarazioni dell'Ente Elettorale. Il tutto nel corso di circa due ore in cui, il centro della città, è stato volutamente abbandonato dalla Guardia Nazionale in mano ai gruppi rivoluzionari.
Non sono stati sufficienti né la violenza né il terrore. Non hanno fatto breccia. E il popolo venezuelano è riuscito ad innalzare di nuovo la bandiera della vittoria. Vittoria della Democrazia, vittoria della Libertà, con la speranza che possa finire, una volta per tutte, uno spaventoso incubo.

Riepilogo dei fatti

Nell'anno 1998, in una libera elezione, Hugo Chavez, ex militare condannato per alto tradimento e poi graziato, diventa presidente della Repubblica, offrendo alla Nazione una vera democrazia, basata sulla partecipazione del popolo nelle decisioni politiche ed economiche. Ma, a pochi mesi dell'inizio del periodo presidenziale, purtroppo, quello che avrebbe dovuto essere un governo democratico, si trasforma in un vero incubo, per la pacifica e allegra popolazione. Un regime ogni giorno più repressivo e feroce. Un leader che, per potersi sostenere politicamente, permette il massacro di decine di cittadini, molti dei quali sono torturati, detenuti, obbligati a condotte politiche per poter mantenere il posto di lavoro.
L'economia nazionale in questi cinque anni, crolla sotto l'effetto di misure fortemente restrittive e, se oggi il regime si vanta di annunziare un aumento del PIL del 18%, lo si deve esclusivamente all'aumento del prezzo del petrolio.

Tabella

Questo è il vero sogno Castrista-bolivariano, unire in un solo blocco i paesi Sudamericani e Caraibici, per creare una forza di equilibrio agli Stati Uniti e all'Unione Europea. Sfortunatamente, il sogno si è trasformato in un incubo per la popolazione e i risultati dei primi 5 anni di governo rivoluzionario sono catastrofici.

Alcuni indicatori: FONTE FAIV (FONDAZIONE AIUTI ITALIANI IN VENEZUELA)

- Il 54 % della popolazione è in povertà.
- Il 25% è in condizione di povertà assoluta.
- Il 30.5% non può soddisfare le necessità fondamentali.
- Il 28% non può mangiare secondo le necessità.
- Il 15.4% è disoccupato.
- Il 52.5% della forza di lavoro è ambulante.
- Il 71% dei venezuelani ha dovuto ridurre il consumo di alimenti.

E, il più grave di tutti, negli ultimi tre anni, il livello di denutrizione grave dell'infanzia, è passato da un 4% a un 14.5%.

Laura Ripani

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