Una soluzione razionale
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Una coppia ormai di una certa età, punto di riferimento della parrocchia protestante in un paesino svedese, è animatrice di un corso di aiuto alle coppie in crisi. Il corso assomiglia tanto ai raduni degli alcolisti anonimi, dove ognuno esprime le proprie paure e racconta le proprie esperienze positive e negative. Il problema è che proprio loro, la coppia modello, scoppia. C’è infatti un’altra nella vita di lui, Erland, ed è una donna non più giovanissima, moglie di un collega, assidua frequentatrice proprio del corso matrimoniale. I due amanti, invece di vivere la loro relazione clandestinamente, decidono di “sciacquare i panni sporchi in casa” e di trovare coi rispettivi coniugi una soluzione. Film interessante, che pone una serie di problemi. Primo: un problema formale. Una soluzione razionale è, dal punto di vista stilistico, un film totalmente nordico, quasi bergmaniano. Ambientazioni spoglie (che inquietudine che lascia la rappresentazione della chiesa nuda, senza dipinti né colori, né segni distintivi), un controllo notevole degli attori (solo quattro, bravissimi, sempre sotto le righe da un punto di vista interpretativo) e un forte valore dato alla parola, al discorso, alla riflessione. E’ la forma giusta per raccontare un “vuoto”, la mancanza d’amore da una parte nell’ottica dei traditi, e dall’altra l’irresistibile potenza di una vis erotica che sconquassa e lascia letteralmente senza fiato? Ci sembra di sì, anche perché Bengmark, già sceneggiatore di un film brillante e originale come Kitchen Stories non banalizza la vicenda a una semplice questione di corna, ma cerca con lealtà di affrontare il problema. Come può un uomo impeccabile da un punto di vista morale, buon lavoratore, marito affettuoso resistere alla forza violenta e irrazionale di Eros ? Perché, e questo è il punto che da un punto di vista contenutistico pone più problemi – la conclusione del regista è semplice e tragica al tempo stesso: non si può resistere alla passione e con tutta la buona volontà e tutta l’intelligenza e tutta la cultura e tutta l’esperienza non è possibile evitare il problema. Conclusione senza speranza: pensare a uomini alla mercé della passione, cioè dell’istinto, di qualcosa di ostile e estraneo a noi significa pensare a uomini tanto liberi da un punto di vista sessuale e morale quanto schiavi di sé stessi e delle proprie voglie. Quale la strada possibile, allora ? Di certo l’istinto non è qualcosa di estraneo e non è detto che sia negativo di per sé. Soprattutto però non sarà il raziocinio a salvare la coppia, ma forse quell’Unico che la coppia l’ha inventata e che nel film è tristemente e semplicemente e accantonato. Come quel prete che cerca, come può, di dare una mano e viene frettolosamente messo alla porta da questa coppia aperta, moderna e tanto infelice.