Il Volto della Misericordia
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Oggi bisogno del Vangelo si identifica con bisogno della grande speranza impossibile senza la misericordia: occorrono anche speranze più piccole o più grandi che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo il Padre che in Gesù con il dono che in Dio è persona cioè lo Spirito santo, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio la consapevolezza, attraverso l’evangelizzazione, d’essere come persona gratificato di un dono fa parte della speranza. Dio il cui amore è più grande di ogni peccato è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano Gesù e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme, presente e operante nella Chiesa e attraverso la Chiesa per tutti e per tutto. Il suo regno non è un al di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il Suo Regno è presente là dove Egli è amato perché non guarda quante volte cadiamo ma quante volte ci lasciamo perdonare e dove il suo amore, non perché o quando siamo buoni ma per farci diventarlo, ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà girono per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che per sua natura e per il peccato di tutti è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo è intriso di misericordia, è per noi garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo perdonati: la vita che è “veramente” vita.
Dio è fondamento della speranza – non un dio qualsiasi, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati fino al perdono Gesù crocifisso riosrto presente e operante sacramentalmente nella Chiesa per tutti.
Gesù è il volto della misericordia di Dio e la missione, la ragione dell’esserci e dell’operare della sua Chiesa, in modo particolare nel nostro tempo: è annunciare questo incessante amore del Padre per tutti i suoi figli, anche i più fragili, quelli più feriti, invitando a rispondere al suo abbraccio persino i criminali o i corrotti. Misericordia e perdono i contenuti della Bolla “Misericordiae vultus” cioè misericordia nel culto e insieme nel prossimo con le opere della misericordia, con la quale Papa Francesco l’11 aprile ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia.
Come ogni bolla d’indizione, specie in occasione di un Giubileo fuori delle scadenze ordinarie come quello voluto da papa Francesco, il testo indica non solo l’anima di tutto il suo ministero pontificio ma la data di inizio e fine dell’Anno Santo, con i contenuti che intende sottolineare e gli obiettivi del pontefice che lo ha indetto.
L’apertura coincide con il 50° anniversario della chiusura del Concilio vaticano II, l’8 dicembre 2015.: “La Chiesa – si legge nella bolla – sente il bisogno di mantenere quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo” (n. 4).
La conclusione avverrà nella solennità liturgica di Gesù Cristo risorto, vivo presente e operante nella sua Chiesa, Signore dell’universo, il 20 novembre 2016.
Un carattere originale, nuovo di questo Anno Santo consiste nel fatto che non sarà celebrato solo a Roma ma anche in tutte le altre diocesi del mondo. La porta Santa sarà aperta dal Papa a san Pietro l’8 dicembre, e la domenica successiva nella basilica di San Giovanni in Laterano (nelle altre basiliche papali di san Paolo e santa Maria Maggiore avverrà in seguito) e in tutte le diocesi del mondo. Sarà cura del vescovo locale aprire una uguale Porta della Misericordia nella Cattedrale o con-cattedrale, in una chiesa di particolare significato e anche nei Santuari, dove tanti pellegrini si recano in preghiera.
“Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portandole bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi”: questa è l’anima di papa Francesco non solo per il Giubileo ma del suo ministero petrino (n.5).
Nei 25 numeri di cui si compone la Bolla, Papa Francesco ripropone in continuità dinamica l’insegnamento sulla misericordia dei suoi predecessori: di san Giovanni XXIII che parlava all’inizio del Concilio così: “Ora la Chiesa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbraccare le armi del rigore…La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e bontà verso i figli separati”; del beato Paolo VI che identificava la spiritualità del Vaticano II con quella del Samaritano e di san Giovanni Paolo II che al tema della misericordia – e, tra gli altri aspetti, al disagio dell’uomo contemporaneo verso questo tema – ha dedicato l’enciclica “Dives in misericordia” nell’odierna situazione della Chiesa e del mondo con l’urgenza di annunciare la misericordia: “Essa è dettata dall’amore verso l’uomo, verso tutto ciò che è umano e che, secondo l’intuizione di gran parte dei contemporanei, è minacciato da un pericolo immenso. Il mistero di Cristo…mi obbliga a proclamare la misericordia e ad implorarla in questa difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo”. “La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia”.
La misericordia è per Papa Francesco il cuore della fede della Chiesa, la sua ragione d’essere e di operare e, quasi componendo i pilastri della misericordia:
- “condizione della nostra salvezza”
- “parola che rivela il mistero della SS. Trinità”
- “atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro”
- “legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona”
- “via che unisce Dio e l’uomo”
- “nucleo del Vangelo e della nostra fede”
- “forza che tutto vince”.
“Gesù –spiega il Papa – afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli” (n. 9), che puntano alla perfezione del Padre. Di qui l’importanza del perdono nell’anno giubilare – il Motto del Giubileo è “Misericordiosi come il Padre” – e un rinnovato impegno per le opere di misericordia corporale e spirituale unendo culto liturgico e del prossimo del Risorto. Per “risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina” occorre riscoprire l’invito fatto a Lui: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, accogliere i forestieri, visitare i carcerati così come consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti, sopportare pazientemente le persone moleste” (n.15).
Come per ogni Giubileo sono peculiari il richiamo all’indulgenza (n.22) e il senso del Pellegrinaggio verso la Porta Santa a Roma o in altri luoghi, “segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio”. Il pellegrinaggio, quindi, come stimolo alla conversione: “attraversando la Porta santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi” (n.14) e come Cristo risorto considera fatto a Lui.. Qui per tutti è dono cui puntare nella tensione morale della vita perché se arrivo al termine di questa vita, tentando e ritentando anche quando non riesco, aperto alla misericordia di Dio e non escludo nessuno dal perdono con cui Dio mi perdona senza più ricordare i peccati assolti nella Confessione, pur avendo ancora delle cose sporche accumulate nella vita morale c’è la misericordia ultraterrena del Purgatorio. San paolo. Nella Prima Lettera ai Corinzi, ci dà un’idea del differente impatto del giudizio di Dio sull’uomo a seconda delle sue condizioni. Lo fa con immagini che vogliono in qualche modo esprimere l’invisibile. Paolo dice dell’esistenza cristiana innanzitutto che essa è costruita su un fondamento comune: Gesù Cristo. Questo fondamento resiste. Se siamo rimasti saldi su questo fondamento di misericordia e abbiamo costruito su di esso la nostra vita, sappiamo che questo fondamento non ci può essere sottratto neppure nella morte, neppure per chi arriva all’ultimo momento. Poi Paolo continua: “Se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: lo farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco” (3,12-15). In questo testo diventa evidente che il salvamento degli uomini può avere forme diverse per diventare definitivamente capaci di Dio misericordioso e poter prendere posto alla tavola dell’eterno banchetto nuziale. Il fuoco che brucia e insieme salva è Cristo stesso, Il Giudice e Salvatore. L’incontro con Lui è l’atto decisivo del Giudizio. Davanti al suo sguardo si fonde ogni falsità. E l’incontro con Lui che, bruciandoci, ci trasforma e ci libera per farci diventare veramente noi stessi. Le cose edificate durante la vita possono allora rivelarsi paglia secca, vuota millanteria e crollare. Ma nel dolore di questo incontro, in cui l’impuro ed il malsano del nostro essere si rendono a noi evidenti, sta la salvezza cioè la misericordia. Il suo sguardo, il tocco misericordioso del suo cuore ci risana mediante una trasformazione certamente dolorosa “come attraverso il fuoco”. E tuttavia, un dolore beato potendo con l’indulgenza alleviare nei nostri cari defunti, in cui il potere santo del suo amore misericordioso ci penetra come fiamma. Consentendoci alla fine di essere totalmente noi stessi e con ciò totalmente di Dio. Che l’amore misericordioso possa giungere fin nell’aldi là del Purgatorio con l’indulgenza. Che sia possibile un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto oltre il confine della morte – questa è stata una convinzione fondamentale della cristianità attraverso tutti i secoli, ravvivata negli Anni santi, e resta anche oggi una confortante speranza.
Un altro tratto peculiare del Giubileo della Misericordia è l’invio per la Quaresima dei “Missionari della Misericordia” (n.18), sacerdoti a cui papa Francesco darà l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica (si tratta di cinque peccati che per la loro gravità possono essere assolti solo dal Papa,: profanazione dell’Eucarestia, della violenza fisica contro il Papa, assoluzione da parte del sacerdote di un suo complice, consacrazione di un vescovo senza l’autorizzazione del Papa, violazione del segreto della confessione. L’aborto non è tra questi perché l’assoluzione è riservata al vescovo). Nella Bolla il papa chiede ai vescovi di accoglierli come “predicatori convincenti della misericordia” organizzando delle “missioni al popolo”.
Un invito particolare alla conversione viene rivolto da papa Francesco agli “ uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale qualunque esso sia” e alle “persone fautrici o complici di corruzione”, una “putrefatta della società” che è un grave peccato che grida verso il cielo perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale”, togliendo la speranza ai poveri.
Con forza papa Francesco afferma: “Questo è il momento favorevole per cambiare la vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano. E’ sempre disposto ad ascoltare, e anch’io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti. E’ sufficiente solo accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia” (n. 19).
Un ultimo aspetto originale, riguarda la misericordia come tema comune a Ebrei e Musulmani: “Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con queste religioni e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione” (n.23).
Un Anno Santo straordinario, quindi per “vivere nella vita di ogni girono la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi”. In questo Giubileo, è l’invito di Papa Francesco: lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita di amore che perdona, che non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte ci lasciamo perdonare con la sacramentalità dei suoi ministri, riconoscendo con sincerità i nostri peccati
Bolla Misericordiae Vultus