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“Analfabetismo religioso”

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Nell’Anno della fede dobbiamo fare il possibile, di fronte all’“analfabetismo religioso”, per un rinnovamento catechistico

«Battesimo e fede sono inseparabili. Il Battesimo è il Sacramento della fede e la fede ha un duplice aspetto.

  • E’ un fatto profondamente personale: io conosco Cristo, mi incontro con Cristo e do fiducia a Lui. Pensiamo alla donna che tocca il suo vestito nella speranza di essere salvata (Mt 9, 20-21); si affida a Lui totalmente e il Signore dice: Sei salva, perché hai creduto (Mt 9,22). Anche ai lebbrosi, all’unico che ritorna, dice: La tua fede ti ha salvato (Lc 17,19). Quindi la fede inizialmente è soprattutto un incontro personale, un toccare il vestito di Cristo, un essere toccato da Cristo, essere in contatto con Cristo, affidarsi al Signore, avere e trovare l’amore di Cristo e, nell’amore di Cristo, la chiave anche della verità, dell’universalità.
  • Ma proprio per questo, perché chiave dell’universalità dell’unico Signore, tale fede non è solo un atto personale di fiducia, ma un atto che ha un contenuto. La fides qua esige la fides quae, il contenuto della fede, e il Battesimo esprime questo contenuto: la formula trinitaria è l’elemento sostanziale del credo dei cristiani. Esso, di per sé, è un “sì” a Cristo, e così al Dio Trinitario, con questa realtà, con questo contenuto che mi unisce a questo Signore, a questo Dio, che ha questo Volto: vive come Figlio del Padre nell’unità dello Spirito Santo e nella comunione del Corpo di Cristo. Quindi, questo mi sembra molto importante: la fede ha un contenuto e non è sufficiente, non è un elemento di unificazione se non c’è e non viene vissuto e confessato questo contenuto della unica fede.

Perciò, “Anno della Fede”, Anno del Catechismo – per essere molto pratico – sono collegati imprescindibilmente. Rinnoveremo il Concilio solo rinnovando il contenuto – condensato poi di nuovo – del Catechismo della Chiesa Cattolica. E un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di conoscenza della fede, è l’“analfabetismo religioso”, come hanno detto i Cardinali venerdì scorso circa questa realtà. “Analfabetismo religioso”; e con questo analfabetismo non possiamo crescere, non può crescere l’unità. Perciò dobbiamo noi stessi appropriarci di nuovo questo contenuto, come ricchezza dell’unità e non come pacchetto di dogmi e comandamenti, ma come realtà unica che si rivela nella sua profondità e bellezza. Dobbiamo fare il possibile per un rinnovamento catechistico, perché la fede sia conosciuta e così Dio sia conosciuto, Cristo sia conosciuto, la verità sia conosciuta e cresca l’unità nella verità.
Poi tutte queste unità finiscono nel: “un solo Dio Padre di tutti”. Tutto quanto non è umiltà, tutto quanto non è fede comune, distrugge l’unità, distrugge la speranza e rende invisibile il Volto di Dio. Dio è Uno e Unico. Il monoteismo era il grande privilegio di Israele, che ha conosciuto l’unico Dio, e rimane costitutivo della fede cristiana. Il Dio Trinitario – lo sappiamo – non sono tre divinità, ma è un unico Dio; e vediamo meglio che cosa voglia dire unità: unità è unità dell’amore. E’ così: proprio perché è il circolo di amore, Dio è Uno e Trino.
Per Paolo, come abbiamo visto, l’unità di Dio si identifica con la nostra speranza. Perché? In che modo? Perché l’unità di Dio è speranza, perché questa ci garantisce che, alla fine, non ci sono diversi poteri, alla fine non c’è dualismo tra poteri diversi e contrastanti, alla fine non rimane il capo del drago che si potrebbe levare contro Dio, non rimane la sporcizia del male e del peccato. Alla fine rimane solo la luce! Dio è unico ed è l’unico Dio: non c’è altro potere contro di Lui! Sappiamo che oggi, con mali che viviamo nel mondo sempre più crescenti, molti dubitano dell’Onnipotenza di Dio; anzi diversi teologi – anche buoni – dicono che Dio non sarebbe Onnipotente, perché non sarebbe compatibile con l’onnipotenza quanto vediamo nel mondo; e così essi vogliono creare una nuova apologia, scusare Dio e “discolpare” Dio da questi mali. Ma questo non è il modo giusto, perché se Dio non è Onnipotente, se ci sono e rimangono altri poteri, non è veramente Dio e non è speranza, perché alla fine rimarrebbe il politeismo, alla fine rimarrebbe la lotta, il potere del male. Dio è l’Onnipotente, l’unico Dio. Certo, nella storia si è dato un limite alla sua onnipotenza, riconoscendo la nostra libertà. Ma alla fine tutto ritorna e non rimane altro potere; questa è la speranza: che la luce vince, l’amore vince! Alla fine non rimane la forza del male, rimane solo Dio! E così siamo nel cammino della speranza, camminando verso l’unità dell’unico Dio, rivelatori per lo Spirito Santo, nell’Unico Signore, Cristo» [Benedetto XVI, Incontro con i parroci di Roma, 23 febbraio 2012].

E’ una catechesi splendida, soprattutto per noi sacerdoti. Sull’altare dove celebra, altare dominato dalla Croce del Risorto, il sacerdote nella Messa vede Gesù in Croce e quando pronuncia le parole della consacrazione, non c’è più solo una Croce inerte davanti a lui, e tra le sue mani c’è Nostro Signore stesso, com’era sulla Croce in modo incruento, ma ormai vivo, risuscitato nello splendore della sua gloria: è Lui che egli tiene tra le sue mani dopo aver invocato lo Spirito Santo e pronunciato le parole della consacrazione.
Già all’origine della sua Incarnazione, la presenza del Figlio del Padre nello Spirito Santo in un volto umano cioè la via umana alla Verità e alla Vita, Trinità unico Dio, rappresentava un mistero: com’è possibile che quest’uomo, che mangia come noi, che viaggia come noi, che si stanca come noi, che è in tutto uguale a noi, sia Dio? Che sia il Creatore, la Ragione per cui tutto è stato creato, sia la speranza che l’amore vince, la luce illumina? Che sia la via umana di una bontà divina che ci ama non perché siamo buoni ma perché Lui è buono e vuole farci buoni, suoi amici? Quel Dio che possiede un volto umano, che ci ha amato fino a farsi uccidere senza soccombere, ciascuno personalmente e come umanità, è stato concepito, è nato dalla Vergine Maria, cresciuto a Nazareth, ha camminato per le vie della Palestina, ha compiuto miracoli e risorto è contemporaneo a tutti e a tutto. Lui stesso ha chiesto ai dodici che si è scelto: la gente che dice che io sia? E voi? E Pietro gli fa questa dichiarazione di fede: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E dopo aver ricevuto lo Spirito Santo Pietro dice ai giudei: Voi avete crocifisso il Figlio di Dio, il Giusto, che era venuto per liberarvi dal peccato e da ogni male. Allora i Giudei chiedono: Che dobbiamo fare? Fatevi battezzare; pentitevi dei vostri peccati; fate penitenza e riceverete lo Spirito Santo per divenire figli nel Figlio, per credere alla verità con la sola forza della verità e all’amore con la sola forza dell’amore che giunge fino al perdono per cui il male che si fa non definisce chi lo fa e fino al momento terminale c’è la possibilità di rendersi conto, pentirsi e lasciarsi ricreare con il Sacramento della Penitenza. Questo è il Vangelo!

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