L’aborto non risolve nulla
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«La tematica della sindrome post-abortiva – vale a dire il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto ricorso all’aborto volontario – rivela la voce insopprimibile della coscienza morale e la ferita gravissima che essa subisce ogni qualvolta l’azione umana tradisce l’innata vocazione al bene dell’essere umano che essa testimonia. In questa riflessione sarebbe utile anche porre l’attenzione sulla coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte. La coscienza morale – insegna il Catechismo della Chiesa cattolica – è quel “giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto” (n. 1778). E’ infatti compito della coscienza morale discernere il bene dal male nelle diverse situazioni dell’esistenza, affinché, sulla base di questo giudizio, l’essere umano possa liberamente orientarsi al bene. A quanti vorrebbero negare l’esistenza della coscienza morale nell’uomo, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo, è importante ribadire che la qualità morale dell’agire umano non è un valore estrinseco oppure opzionale e non è neppure una prerogativa dei cristiani o dei credenti, ma accomuna ogni essere umano. Nella coscienza morale Dio parla a ciascuno e invita a difendere la vita umana in ogni momento. In questo legame personale con il Creatore sta la dignità profonda della coscienza morale e la ragione della sua inviolabilità.
Nella coscienza l’uomo tutto intero – intelligenza, emotività, volontà – realizza la propria vocazione al bene, cosicché la scelta del bene o del male nelle situazioni concrete dell’esistenza finisce per segnare profondamente la persona umana in ogni espressione del suo essere. Tutto l’uomo, infatti, rimane ferito quando il suo agire si svolge contrariamente al dettame della propria coscienza. Tuttavia, anche quando l’uomo rifiuta la verità e il bene che il Creatore gli propone, Dio non lo abbandona, ma proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli, affinché riconosca l’errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita.
I medici, in particolare, non possono venir meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino. Specialmente quest’ultima situazione, la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto “terapeutico” per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un “ingiusto” peso alla società. Su uno sfondo culturale caratterizzato dall’eclissi del senso della vita, in cui si è molto attenuata la comune percezione della gravità morale dell’aborto e di altre forme di attentati contro la vita umana, si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita famigliare.
Tale compito, tuttavia, non riguarda solo la professione medica e gli operatori sanitari. E’ necessario che la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell’aborto. Parimenti sarà necessario – come indicato dai vostri lavori – non far mancare gli aiuti necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale. Molteplici sono le iniziative, a livello diocesano o da parte degli enti di volontariato, che offrono sostegno psicologico e spirituale, per un recupero umano pieno. La solidarietà della comunità cristiana non può rinunciare a questo tipo di corresponsabilità» [Benedetto XVI, All’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 26 febbraio 2011].
Il tentativo secolarizzante di considerare l’uomo un semplice prodotto della natura senza una coscienza morale nella quale Dio parla a ciascuno invitando a difendere la vita umana in ogni momento, con un legame personale con il Creatore che lo rende libero, non è oggettivo. Non è possibile negare l’esistenza della coscienza morale, che discerne in ogni uomo, prima, durante e dopo ogni scelta, il bene dal male nelle diverse situazioni, riducendo la sua voce al risultato di condizionamenti esterni o ad un fenomeno puramente emotivo. La qualità morale dell’agire umano non è un valore estrinseco oppure opzionale e non è una prerogativa dei cristiani e dei credenti, ma accomuna ogni essere umano. L’esigenza della bontà, della giustizia, del vero, della felicità cioè della vita costituiscono il volto ultimo, l’energia profonda con cui gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, di tutte le razze accostano la realtà in tutti i fattori cioè la verità che rende liberi, al punto da poter instaurare un dialogo con tutte le culture, di tutti i tempi, rispondendo alle domande fondamentali sul senso e la direzione di ogni vita dalla sua origine e dalla sua destinazione.
Tuttavia, anche quando con il suo libero arbitrio l’uomo rifiuta la verità e il bene che il Creatore nell’intimo gli propone, Dio ha rivelato che non lo abbandona, ma, proprio attraverso la voce della coscienza, continua a cercarlo e a parlargli senza definirlo dal male che ha fatto, affinché riconosca l’errore e si apra alla Misericordia divina, capace di sanare qualsiasi ferita. “La Chiesa – così il Venerabile Giovanni Paolo II alle donne che hanno fatto ricorso all’aborto – sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto alla vita” (Evangelium vitae, 99).