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1 - La crisi della fede

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
I caratteri distintivi dell’attuale crisi di fede

La fede di ogni singolo credente, dato il carattere non spettacolare, non costrittivo con cui Dio, che è amore, si rapporta sempre con ogni essere intelligente e libero – un rapporto spettacolare, costretto non è più un rapporto di amore – ha sempre avuto le sue difficoltà e i suoi problemi, i suoi limiti e le sue dimensioni. Su questo non possiamo meravigliarci. Ma nella situazione spirituale di base nel mondo contemporaneo è avvenuto qualcosa di diverso dal passato. Fino all’illuminismo, e anche oltre, era comune, condivisa, questa certezza: il mondo in relazione d’origine e di destinazione a Dio era trasparente, era in qualche modo evidente che ogni essere dono rimanda al Donatore divino, ad un’unica intelligenza, al Logos creatore, fonte della corrispondenza fra nostra intelligenza soggettiva e quella oggettiva della natura: era condiviso e quindi cultura che il mondo stesso con tutto ciò che contiene – il creato con la sua ricchezza, ragionevolezza e bellezza – rispecchi uno Spirito creatore, riconducendo ad esso la nostra intelligenza e la nostra libertà, vincendo la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità. E da tutti questi spiragli scaturiva l’evidenza di fondo che Dio stesso parla a noi nella Bibbia, che in essa Egli ci ha rivelato il suo volto, il suo Tu, il suo amore per ogni uomo e finalmente Dio ci viene incontro nella via umana del volto di Cristo, con tutte le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana nella via verso il futuro. Mentre allora vi era, per così dire, un presupposto comune per aderire in qualche modo alla fede cioè l’originario senso religioso – con tutti i limiti e le debolezze umane – e occorreva, per non credere, realmente una consapevole ribellione contro il senso della vita cioè il senso religioso che illumina la storia, dopo l’illuminismo culturalmente è tutto cambiato: oggi l’immagine del mondo come essere dono del Donatore divino è esattamente capovolta. Tutto, così sembra, viene spiegato materialmente; l’ipotesi di Dio, come disse già Laplace alla domanda di Napoleone “e Dio nel tuo progetto scientifico e tecnico di progresso dove lo collochi?”, non è più necessario; tutto viene spiegato tramite fattori materiali. Così Dio è stato sempre più escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui è diventata sempre più difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. In stretto rapporto con tutto questo, ha luogo, con un autentico capovolgimento del punto di partenza della modernità, una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. L’etica viene ricondotta entro i confini della dittatura del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido per se stesso. Non è difficile vedere come questo tipo di cultura rappresenti un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con tutte le tradizioni religiose dell’umanità: non sia quindi in grado di instaurare un vero dialogo con le altre culture, nelle quali la dimensione religiosa, soprattutto nell’islamismo, è fortemente presente, oltre a non poter rispondere alle domande fondamentali sul senso e la direzione della nostra vita. Perciò questa cultura, che tende alla globalizzazione, è contrassegnata da una profonda carenza, ma anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza.
L’Evoluzione è diventata la nuova divinità. Non vi è alcuna transizione in cui si debba ricorrere a un essere creatore – al contrario: l’introduzione di questo si rivela ostile ad ogni certezza scientifica ed è pertanto qualcosa di insostenibile.
Parimenti, ci è stata strappata di mano la Bibbia nella sua origine divina ridotta come un prodotto la cui origine può essere spiegata con metodi storico – critici, che in ogni passo riflette situazioni storiche e che non ci dice proprio ciò che credevamo di poter trarre da essa, ma che deve essere stato tutt’altra cosa: i dubbi che le scienze moderne, naturali e storiche, hanno sollevato riguardo ai contenuti e alle origini del cristianesimo a motivo della sfiducia riguardo alla possibilità, per ogni uomo, di conoscere la verità su Dio e sulle cose divine. In una tale situazione generale, dove la nuova autorità – che viene ritenuta “scienza” – interviene e dice l’ultima parola e dove perfino la cosiddetta divulgazione scientifica si dichiara da se stessa “scienza”, è molto più difficile conservare il concetto di Dio nettamente distinto dalla natura, dal mondo che Egli ha liberamente creato con una chiara distinzione tra “fisica” e “metafisica” e soprattutto il Dio biblico che ama l’uomo, che entra nella nostra storia, che dà vita ad una autentica storia di amore con Israele, suo popolo per illuminare tutte le genti e poi al Dio dal volto umano di Gesù Cristo che dilata questa storia di amore e di salvezza all’intera umanità nella croce del proprio Figlio per rialzare ogni uomo e salvarlo e chiamarlo a quell’unione di amore con lui che culmina nell’Eucaristia, sapendo, pensando e quindi vedendo nel Suo corpo, nella Sua Chiesa la viva comunità di fede nella sua presenza e nella sua azione. Anche in questo orizzonte secolarizzato la fede come dono è sempre possibile ma esige un impegno molto più grande e il coraggio di resistere a certezze solo apparenti che portano alla disperazione. Il senso religioso originario e quindi il cammino naturale verso Dio è oscurato e il riconoscere il suo farsi dono di salvezza, di speranza veramente affidabile, diventa molto più difficile.
Nei primi tempi di questa ondata di drammatica frattura fra senso religioso, Vangelo, etica e cultura per cui “Dio non c’entra con la vita” (ateismo) la Chiesa ha sopportato anche le espressioni di fede più deboli, meno pensate, meno divenienti cultura: era come una patria spirituale, come luogo di appartenenza, come istituzione che propone regole e precetti, ma che accompagna anche attraverso la vita. Sembra che oggi la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento richiedendo la priorità che sta al di sopra di tutte: rendere consapevoli della presenza di Dio in questo mondo e di aprire ad ogni io umano che fin dall’origine lo desidera l’accesso a Dio, non a un dio qualsiasi, ma a quel Dio ricercato dai filosofi e che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (Gv 13,1) per ogni singolo e per l’umanità nel suo insieme.

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