Amara ironia
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«La Chiesa, Signore e Signori, la troverete sempre – per volontà del suo divino Fondatore – accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi Ordini religiosi, programmi di sviluppo della Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – comprese quelle colpite dai tragici effetti dell’AIDS – e per promuovere l’uguale dignità di donne e uomini sulla base di un’armoniosa complementarietà. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti i leaders dell’umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell’integrità, del rispetto e della solidarietà» [Benedetto XVI, Incontro con le Autorità politiche e civili, 19 marzo 2009].
Sappiamo bene che l’evangelizzazione, la scelta della fede e della sequela di Cristo non è mai stata facile, non lo è soprattutto oggi: è sempre, invece, contrastata e controversa. La Chiesa rimane quindi “segno di contraddizione”, sulle orme del suo Maestro (Lc 2,34), anche nel nostro tempo. Ma non per questo possiamo perderci d’animo, anzi dobbiamo essere sempre pronti a dare risposta (apo-logia) a chiunque, anche attraverso i mezzi della comunicazione sociale, ci domandi ragione (logos) della nostra speranza, come ci invita a fare la Prima Lettera di San Pietro (3,15) e come oggi insiste il Successore di Pietro, Benedetto XVI. Dobbiamo rispondere “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (3,15-16), con quella forza che deriva dall’evidenza di fede ma anche di ragione che vengono dall’unione con Cristo. Dobbiamo farlo a tutto campo, sul piano del pensiero e della testimonianza pubblica. La forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita cristiana caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri, ai più poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del Cristianesimo nel mondo ellenistico – romano ed è quello, in un diverso contesto culturale e situazione storica, che sta avvenendo in Africa.
Dio Padre non cessa di generare e di realizzare una forte unità del Corpo mistico del suo Figlio con i lineamenti angolani e santomensi
“Provo una gioia immensa – Benedetto XVI nell’incontro con i Vescovi dell’Angola e Sao Tomé – nel potervi incontrare in questa sede che l’Angola ha riservato al Successore di Pietro – di solito nella persona di un suo Rappresentante –, quale espressione dei legami che uniscono i vostri Popoli alla Chiesa cattolica, la quale da più di cinquecento anni si rallegra di potervi annoverare tra i suoi figli. Si innalzino, concordi e ferventi, le nostre lodi a Dio Padre che, per opera e grazia dello Spirito Santo, non cessa di generare il Corpo mistico del suo Figlio con i lineamenti angolani e santomensi, senza perdere con ciò la fisionomia ebrea, romana, portoghese e tante altre acquistate prima, “poiché quanti siete stati battezzati in Cristo (…), siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,27.28). Il buon Dio, per portare avanti oggi quest’opera di gestazione del Cristo totale mediante la fede e il battesimo, ha voluto avere bisogno di me e di voi, venerati Fratelli; non desti quindi stupore che le doglie del parto si facciano sentire in noi finché Cristo non sia completamente formato (Gal 4,19) nel cuore del vostro popolo. Dio vi ricompenserà di ogni fatica apostolica che avete portato avanti in condizioni difficili, sia durante la guerra sia nei giorni presenti a contatto con tante limitazioni, contribuendo in questo modo a dare alla Chiesa in Angola e in Sao Tomé e Principe quel dinamismo che tutti conoscono. Consapevole del ministero che sono stato chiamato a svolgere al servizio della comunione ecclesiale, vi prego di farvi interpreti della mia costante sollecitudine verso le vostre comunità, che saluto con sincero affetto nella persona di ognuno dei membri di questa Conferenza episcopale. Rivolgo un saluto particolare al vostro Presidente, Mons. Da Miao Franklin, che ringrazio per le parole di benvenuto che a nome vostro mi ha rivolto, evidenziando il vostro impegno per un puntuale discernimento e per il conseguente piano unitario da attuare nelle vostre comunità diocesane “per rendere idonei i fratelli (…), finché arriviamo tutti allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,12.13). Infatti, contro un diffuso relativismo che nulla riconosce come definitivo e anzi tende ad erigere a misura ultima l’io personale e i suoi capricci, noi proponiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, che è anche vero uomo. E’ Lui la misura del vero umanesimo. Il cristiano di fede adulta e matura non è colui che segue le onde della moda e l’ultima novità, ma colui che vive profondamente radicato nell’amicizia di Cristo. Questa amicizia ci apre verso tutto ciò che è buono e ci offre il criterio per discernere tra errore e verità”.
Urge una fede amica dell’intelligenza
“Certamente decisivo in ordine al futuro della fede e all’indirizzo globale della vita della Nazione è il campo della cultura, in cui la Chiesa gode di rinomate istituzioni accademiche, le quali devono proporsi come punto d’onore di far sì che la voce dei cattolici sia sempre presente nel dibattito culturale della Nazione, perché si rafforzino le capacità di elaborare razionalmente, alla luce della fede, le tante questioni che sorgono nei diversi ambiti della scienza e della vita. Inoltre la cultura e i modelli di comportamento si trovano oggi sempre più condizionati e caratterizzati dalle immagini proposte dai mezzi di comunicazione sociale; perciò è lodevole ogni vostro sforzo per avere, anche a questo livello, capacità di comunicazione che vi metta in grado di offrire a tutti un’interpretazione cristiana degli eventi, dei problemi e delle realtà umane.
Una di queste realtà umane, oggi esposta a parecchie difficoltà e minacce, è la famiglia, la quale ha un particolare bisogno di essere evangelizzata e concretamente sostenuta, poiché alla fragilità ed instabilità interna di tante unioni coniugali, si viene ad aggiungere la tendenza diffusa nella società e nella cultura di contestare il carattere unico e la missione propria della famiglia fondata sul matrimonio. Nella vostra sollecitudine di Pastori nei confronti di ogni essere umano, continuate ad alzare la voce in difesa della sacralità della vita umana e del valore dell’istituto matrimoniale e per la promozione del ruolo che ha la famiglia nella Chiesa e nella società, chiedendo misure economiche e legislative che le rechino sostegno nella generazione ed educazione dei figli”.
Il Papa ha espresso la gioia, venendo in Angola di trovarsi tra famiglie. Tale esperienza può essere il dono comune che l’Africa offre a quanti provengono da altri continenti e giungono in Angola dove “la famiglia è il fondamento sul quale è costruito l’edificio sociale” (Ecclesia in Africa, 80). Ma anche in Angola si fanno sempre più forti pressioni che si abbattono sulle famiglie: ansia e umiliazione causate dalla povertà, disoccupazione, malattia, esilio, per menzionarne solo alcune. Particolarmente sconvolgente è il giogo opprimente della discriminazione sulle donne e ragazze, senza parlare della innominabile pratica della violenza e dello sfruttamento sessuale che causa loro tante umiliazioni e traumi. Ci sono poi le politiche di coloro che, col miraggio di far avanzare l’“edificio sociale”, minacciano le stesse fondamenta. “Quanto amara – ha manifestato Benedetto XVI – è l’ironia di coloro che promuovono l’aborto tra le cure della salute “materna”! Quanto sconcertanti le tesi di coloro secondo i quali la soppressione della vita sarebbe una questione di salute riproduttiva (Protocollo di Maputo, art. 14)!”.
E’ una grande testimonianza una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti
Dopo ventisette anni di guerra civile che ha devastato l’Angola, la pace ha cominciato a mettere radici, portando in sé in frutti della stabilità e della libertà. Gli sforzi palpabili del Governo per stabilire le infrastrutture e rifare le istituzioni fondamentali per lo sviluppo e il benessere della società hanno fatto rifiorire la speranza tra i cittadini della Nazione. A sostegno di questa speranza sono intervenute diverse iniziative di agenzie multilaterali, decise a trascendere interessi particolari per operare nella prospettiva del bene comune. Non mancano in varie parti del Paese esempi di insegnanti, operatori sanitari e impiegati statali che, con magri stipendi, servono con integrità e dedizione le loro comunità umane; e vanno moltiplicandosi le persone impegnate in attività di volontariato al servizio dei più bisognosi.
L’Angola sa che è arrivato per l’Africa il tempo della speranza. Ogni comportamento retto è speranza in azione. Le nostre azioni non sono mai indifferenti davanti a Dio; e non lo sono neanche per lo sviluppo della storia. “Amici miei – ha aggiunto con simpatia Benedetto XVI –, armati di un cuore integro, magnanimo, compassionevole, voi potete trasformare questo Continente, liberando il vostro popolo dal flagello dell’avidità, della violenza e del disordine, guidando sul sentiero segnato dai principi indispensabili ad ogni moderna democrazia: il rispetto e la promozione dei diritti umani, un governo trasparente, una magistratura indipendente, una comunicazione sociale libera, un’onesta amministrazione pubblica, una rete di scuole e di ospedali funzionanti in modo adeguato, e la ferma determinazione, radicata nella conversione dei cuori, di stroncare una volta per tutte la corruzione. Nel Messaggio di quest’anno per la Giornata Mondiale della Pace ho voluto richiamare all’attenzione di tutti la necessità di un approccio etico allo sviluppo. Infatti, più che semplici programmi e protocolli, le persone di questo continente stanno giustamente chiedendo una conversione profondamente convinta e durevole dei cuori alla fraternità. La loro richiesta a quanti servono nella politica, nella amministrazione pubblica, nelle agenzie internazionali e nelle compagnie multinazionali è soprattutto questa: stateci accanto in modo veramente umano; accompagnate noi, le nostre famiglie, le nostre comunità!”.
Lo sviluppo economico e sociale in Africa richiede il coordinamento del Governo nazionale con le iniziative regionali e con le decisioni internazionali. Un simile coordinamento suppone che le nazioni africane siano viste non solo come destinatari dei piani e delle soluzioni elaborate dagli altri. Gli stessi africani, lavorando insieme per il bene comune delle loro comunità, devono esserne gli agenti primari del loro sviluppo.
Il Papa ha accennato a un numero crescente di iniziative come il Patto sulla sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella Regione dei Grandi Laghi: loro comune obiettivo è promuovere la trasparenza, l’onesta pratica commerciale e il buon governo. “Quanto alla comunità internazionale nel suo insieme – ha richiamato il Papa –, è di urgente importanza il coordinamento degli sforzi per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, la piena realizzazione degli impegni di sviluppo indicati dal Doha round e ugualmente la realizzazione della promessa dei Paesi sviluppati molte volte ripetuta di destinare lo 0,7% del loro PIL (prodotto interno lordo) agli aiuti ufficiali per lo sviluppo. Questa assistenza è ancor più necessaria oggi con la tempesta finanziaria mondiale in atto; l’auspicio è che essa non sia una in più delle sue vittime.
La Chiesa, Signore e Signori, la troverete sempre – per volontà del suo divino Fondatore – accanto ai più poveri di questo continente. Posso assicurarvi che essa, attraverso iniziative diocesane e innumerevoli opere educative, sanitarie e sociali dei diversi ordini religiosi, programmi di sviluppo della Caritas e di altre organizzazioni, continuerà a fare tutto ciò che le è possibile per sostenere le famiglie – comprese quelle colpite dai tragici effetti dell’AIDS – e per promuovere l’uguale dignità di donne e uomini sulla base di una armoniosa complementarietà. Il cammino spirituale del cristiano è quello della quotidiana conversione; a questo la Chiesa invita tutti leaders dell’umanità, affinché essa possa seguire i sentieri della verità, dell’integrità, del rispetto e della solidarietà”.
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