Condividi:

Inizio del viaggio in Africa

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Vengo per confermare i miei fratelli e le mie sorelle nella fede

«Vengo tra voi come pastore. Vengo per confermar i miei fratelli e le mie sorelle nella fede. Questo è stato il compito che Cristo ha affidato a Pietro nell’Ultima Cena, e questo è il ruolo dei successori di Pietro.
Quando Pietro predicò alla moltitudine di Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, erano presenti tra loro anche visitatori provenienti dall’Africa.
La testimonianza poi di molti gradi santi di questo Continente durante i primi secoli del cristianesimo – San Cipriano, Santa Monica, Sant’Agostino, Sant’Atanasio, per nominarne solo alcuni – assicura all’Africa un posto di distinzione negli annali della storia della Chiesa» [Benedetto XVI, Discorso all’aereoporto Nsimalen di Yaoundé, 17 marzo 2009].

Come narrano gli Atti degli Apostoli un etiope, tesoriere della Regina di Candàce, fu il primo africano convertito al Cristianesimo. Ma in Africa è nato uno dei pilastri del pensiero cristiano, della consapevolezza che il cristianesimo è la “religione vera” a differenza del mito delle religioni pagane: Sant’Agostino, vescovo di Ippona. Il Papa ha ricordato anche San Cipriano, Santa Monica, Sant’Atanasio. Ma fino ai nostri giorni schiere di missionari e di martiri hanno continuato ad offrire la loro testimonianza a Cristo in ogni parte dell’Africa, e oggi la Chiesa è qui benedetta con la presenza di circa centocinquantotto milioni di fedeli. Ma l’esplosione, soprattutto negli ultimi trent’anni, del cattolicesimo nell’Africa subsahariana si colloca tra i più grandi “successi” missionari nella storia della Chiesa. I cattolici erano 1,9 milioni nel 1900, 139 milioni alla fine del 2000, oltre 158,3 oggi. Mai nella storia del Cristianesimo, si era verificata una espansione simile. “Quanto appropriata – ha affermato Benedetto XVI – è dunque la decisione del Successore di Pietro di venire in Africa per celebrare con voi la vivificante fede in Cristo, che sostiene e nutre un così gran numero di figli e figlie in questo grande Continente”.
I cattolici sono cresciuti negli ultimi anni del 3,1%, con un incremento più alto della crescita della popolazione (+ 2,5%) che dunque non si spiega solo per motivi demografici. Fides.org (organo del Pontificio Consiglio dell’Evangelizzazione) definisce “i successi dell’evangelizzazione” che hanno avuto una forte impennata fino al 2005. In Nigeria e nella Repubblica Democratica del Congo si registra un numero di battesimi superiore a quello dei Paesi cattolici tradizionali come Italia, Francia, Spagna o Polonia. Quasi metà dei battesimi di adulti nel mondo appartiene all’Africa. Entro il 2050, tre nazioni africane figureranno nell’elenco dei primi 10 Paesi cattolici: La Repubblica Democratica del Congo (97 milioni di cattolici), Uganda (56 milioni) e la Nigeria (47 milioni). Anche le vocazioni sono in piena espansione. Il Bigard Memorial Seminary, Seminario regionale della Nigeria Occidentale e Orientale, con i suoi 1.100 candidati al sacerdozio è il più grande del mondo. Negli ultimi sette anni i sacerdoti africani sono aumentati del 23,24%, mentre le due Americhe sono rimaste stazionarie e l’Europa e l’Oceania hanno visto diminuire i propri i propri preti (in media del 5%). Anche le suore sono cresciute più di tutto il resto del mondo (+ 15%). Se la tendenza proseguirà, tra 25 anni l’Africa supererà l’Europa per numero di cattolici, afferma uno studio dei vescovi tedeschi. Per questo anche nelle parrocchie italiane è sempre più frequente imbattersi in preti, viceparroci e catechisti africani: una sorta di neoevangelizzazione di ritorno della vecchia Europa.
Ma preoccupa oggi l’allarme-rosso per gli effetti della crisi mondiale. Preoccupano le ripercussioni sociali che potrebbero tradursi in rivolte rovinose, come è già avvenuto l’anno scorso, contro il rincaro dei prezzi del grano e dei cereali. Urge contenere la minaccia di violenze, forse anche di una vera e propria guerra. A ciò si aggiunge che, sulla costa orientale, il Sudan e la Somalia sono già segnati dalla violenza islamica. In Nigeria cristiani e musulmani sono arrivati alla lotta armata. Mentre a Ovest, dove negli anni Settanta s’era insediato l’ex impero sovietico, è sbarcata la Cina. Pechino, alla ricerca di materie prime necessarie al suo sviluppo, ha puntato su opere pubbliche, grandi finanziamenti, comunità L’ombra asiatica (un mix di ultra capitalismo e di ultramarxismo ateo) si allunga proprio su quella parte del Continente dove ha attecchito maggiormente il cattolicesimo. Ci sono, infine, i problemi legati all’inculturazione della fede: prima eccessivamente “occidentalizzata”, poi troppo subalterna ai costumi africani soprattutto nel campo della liturgia e in quella del matrimonio (convivenza prima della celebrazione del sacramento, tendenze poligamiche).

Di fronte a queste potenzialità e a questi problemi giunge provvidenziale la Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi
“Fu qui a Yaoundé nel 1995 – ha proseguito Benedetto XVI – che il mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, promulgò l’Esortazione post – sinodale Ecclesia in Africa, frutto della Prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, svoltosi a Roma l’anno precedente. Il decimo anniversario di quello storico momento fu celebrato or non è molto con grande solennità in questa stessa città. Sono venuto qui per presentare l’Instrumentum laboris per la Seconda Assemblea Speciale, che si realizzerà a Roma nel prossimo ottobre. I Padri del Sinodo rifletteranno insieme sul tema: “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-14)”. Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici del Continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto il mondo. Anche in mezzo alle più grandi sofferenze, il messaggio cristiano reca sempre con sé speranza. La vita di Santa Josephine Bakhita offre uno splendido esempio della trasformazione che l’incontro con il Dio vivente può portare in una situazione di grande sofferenza ed ingiustizia”.

La dimensione sociale della fede cristiana
Di fronte al dolore o alla violenza, alla povertà o alla fame, alla corruzione o all’abuso di potere, un cristiano non può mai rimanere in silenzio. Il messaggio salvifico del Vangelo esige di essere proclamato con forza e chiarezza, così che la luce di Cristo possa brillare nel buio della vita delle persone.
Qui, in Africa, come pure in tante altre parti del mondo, innumerevoli uomini e donne anelano ad udire una parola di speranza e di conforto. Conflitti locali lasciano migliaia di senza tetto e di bisognosi, di orfani e di vedove.
In un Continente che, nel passato, ha visto tanti suoi abitanti crudelmente rapiti e portati oltremare a lavorare come schiavi, il traffico di esseri umani, specialmente inermi donne e bambini, è diventato una moderna forma di schiavitù.
In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di modelli disturbati di cambiamenti climatici, l’Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente dei suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della malattia. Essi implorano a gran voce riconciliazione, giustizia e pace, e questo è proprio ciò che la Chiesa offre loro. Non nuove forme di oppressione economica o politica, ma la libertà religiosa dei figli di Dio (Rm 8,21). Non l’imposizione di modelli culturali che ignorano il diritto alla vita degli ancora non nati, ma la pura acqua salvifica del Vangelo della vita. Non amare rivalità interetniche, ma la rettitudine, la pace e la gioia del Regno di Dio cioè del giungere tra gli uomini dell’amore di Dio, descritto in modo così appropriato dal Papa Paolo VI come “civiltà dell’amore”.
Qui in Camerun, dove oltre un quarto di popolazione è cattolica, la Chiesa è ben piazzata per portare avanti la sua missione per la salute e la riconciliazione. “Nel Centro Cardinal Léger – ha affermato con gioia il Papa – potrò osservare di persona la sollecitudine pastorale di questa Chiesa locale per le persone malate e sofferenti; ed è particolarmente encomiabile che i malati di Aids in questo Paese siano curati gratuitamente”.

L’impegno educativo è un altro elemento-chiave del ministero della Chiesa
Ora vediamo gli sforzi di generazioni di insegnanti missionari portare il loro frutto nell’opera dell’Università Cattolica dell’Africa Centrale, un segno di grande speranza per il futuro della regione.
Il Camerun è effettivamente terra di speranza per molti nell’Africa Centrale. Migliaia di rifugiati dai Paesi della regione devastati dalla guerra hanno ricevuto qui accoglienza.
E’ una terra di vita, con un Governo che parla chiaramente in difesa dei diritti dei non nati. E’ una terra di pace: risolvendo mediante dialogo il contenzioso sulla penisola Bakassi, Camerun e Nigeria hanno mostrato al mondo che una paziente diplomazia può di fatto recare frutto.
E’ una terra di giovani, benedetta con una popolazione giovane piena di vitalità e impaziente di costruire un mondo più giusto e pacifico.
Giustamente viene descritto il Camerun come un’”Africa in miniatura”, patria di oltre duecento gruppi etnici differenti che vivono in armonia gli uni con gli altri. Sono, queste, altrettanti ragioni per lodare e ringraziare Dio.
“Venendo tra voi, oggi, – ha concluso Benedetto XVI – prego che la Chiesa qui e dappertutto in Africa possa continuare a crescere nella santità (cioè nell’accogliere l’amore che giunge da Dio), nel servizio alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Prego perché il lavoro della Seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi possa soffiare sul fuoco dei doni che lo Spirito ha riversato sulla Chiesa in Africa. Prego per ciascuno di voi, per le vostre famiglie e i vostri cari e chiedo a voi di unirvi a me nella preghiera per tutti gli abitanti di questo vasto continente. Dio benedica il Camerun” Dio benedica l’Africa! Grazie”.

Vai a "L'insegnamento del Papa oggi"