Condividi:

Custodiscili nell'unità...

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Bartolomeo I al Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa

Chiamati a testimoniare Cristo cioè la Parola di Dio nel nostro tempo
Missione ed evangelizzazione è la ragione d’essere e di operare della Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo. Fa parte della natura della Chiesa e quindi di ogni credente, poiché essa è definita “apostolica” sia nel senso della sua fedeltà all’insegnamento originale degli Apostoli trasmesso in continuità o Tradizione sia in quello della proclamazione della Parola di Dio cioè della Persona di Gesù Cristo risorto presente nell’Eucaristia e nel Suo corpo che è la Chiesa che parla e agisce ora in ogni contesto culturale, in ogni tempo. La Chiesa, noi raccolti in assemblea, abbiamo bisogno di riscoprire la Parola di Dio in ogni generazione e farla emergere con rinnovato vigore e persuasione anche nel nostro mondo contemporaneo, anche in chi dice che non ne vuol sapere ma che nel profondo del suo cuore ha sete del messaggio di Dio di pace, speranza, carità.
Questo bisogno di evangelizzare sarebbe molto intensificato e rafforzato se tutti i cristiani potessero portarlo avanti con una sola voce e come chiesa pienamente unita, come la vuole Cristo suo sposo. Nella Sua preghiera al Padre poco prima della Sua passione, vedendo tutto il percorso della Chiesa, anche noi qui convenuti, nostro Signore ha evidenziato chiaramente che l’unità della Chiesa è indissolubilmente legata alla sua missione: “perché il mondo creda” (Gv 17,21).
Umilmente vorremmo concentrarci su tre aspetti:
- ascoltare e proclamare la Parola di Dio attraverso le Scritture
- vedere la Parola di Dio nella natura e soprattutto nella bellezza delle icone, nelle opere d’arte di fede
- toccare e condividere la Parola di Dio nella comunione dei santi e nella vita sacramentale della Chiesa.
Ascoltare la Parola di Dio, contemplare la Parola di Dio e toccare la Parola di Dio sono tutti modi spirituali di percepire l’unico mistero divino cioè il divino nella via umana del suo darsi in continuità.

Ascoltare e proclamare la Parola di Dio attraverso le Scritture
Nella celebrazione eucaristica preghiamo il Risorto che si fa presente perché siamo fatti degni di ascoltare il Santo Vangelo cioè Lui che rende attuale tutto il vissuto della fase terrena e parla a noi con le parole che diceva allora affinché ascoltiamo, contempliamo e tocchiamo la Parola di vita (Gv 1,1). E questo non è innanzitutto e prima di tutto una nostra facoltà o un nostro diritto di nascita come esseri umani; è un avvenimento prodotto dallo Spirito del Risorto, un dono come figli nel Figlio del Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo. Il convenire in assemblea cioè l’essere Chiesa è Chiesa dello Spirito, una Chiesa scritturale. Nel contesto di una fede viva nella presenza eucaristica del Risorto, la Scrittura è la testimonianza vivente di una storia vissuta sul rapporto fra un Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo con il suo popolo vivente in continuità o Tradizione.
Essa è prima di tutto una comunicazione orale e diretta, pensata per destinatari umani. Non è stata trasmessa meccanicamente, ma comunicata di generazione in generazione come una parola viva cioè da persone credenti. Attraverso il Profeta Isaia, il Signore promette: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo irrigando la terra… così la mia parola andrà di bocca in bocca compiendo ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10-11). L’adattamento della Parola divina alla specifica disposizione personale e al particolare contesto culturale definisce la dimensione missionaria della Chiesa che è chiamata a trasformare il mondo mediante la Parola. Nel silenzio come nelle affermazioni, nella preghiera come nell’azione, la Parola divina si rivolge al mondo intero “ammaestrando tutte le nazioni” (Mt 28,19) senza nessun privilegio o pregiudizio di razza, di cultura, di sesso o di classe.
Inoltre, come discepoli della Parola di Dio, è oggi più che mai necessario che formiamo una prospettiva unica – al di là di quella sociale, politica ed economica – sulla necessità di sradicare la povertà, di offrire un equilibrio in un mondo globale, di combattere fondamentalismo e razzismo e di sviluppare una tolleranza religiosa in un mondo di conflitti. Nel rispondere alle necessità dei poveri, degli indifesi e degli emarginati del mondo, la Chiesa può dimostrare di essere un segno distintivo dello spazio e della natura della comunità globale. Mentre il linguaggio teologico della religione e della spiritualità è diverso dal vocabolario tecnico dell’economia e della politica, le barriere che apparentemente sembrano dividere le sollecitudini religiose (come peccato, salvezza e spiritualità) dagli interessi pragmatici (come affari, commercio e politica) non sono impenetrabili e si sgretolano davanti alle molteplici sfide della giustizia sociale e della globalizzazione.
Sia che abbiamo a che fare con l’ambiente o con la pace, con la povertà e con la fame, con l’educazione e l’assistenza sanitaria, vi è oggi un accresciuto senso di comune sollecitudine e comune responsabilità, che è sentito con particolare intensità dalle persone di fede come anche da coloro la cui mentalità è prettamente secolare. Il nostro impegno riguardo a questi aspetti, naturalmente non mina in alcun modo né abolisce le differenze fra le diverse discipline o di disaccordi con quanti hanno una visione diversa del mondo. I crescenti segnali di un comune impegno per il benessere dell’umanità e la vita del mondo sono incoraggianti. E’ un incontro di individui e istituzioni che promette bene per il nostro mondo. Ed è un coinvolgimento che sottolinea la vocazione suprema e la missione dei discepoli e di quanti aderiscono alla Parola di Dio di superare le differenze politiche e religiose al fine di trasformare tutto il mondo visibile per la gloria del Dio invisibile.

Vedere la Parola di Dio. La bellezza delle icone, dell’arte di fede e della natura
In nessun altro luogo l’invisibile è reso visibile che nella bellezza dell’iconografia e nel miracolo della creazione. Le icone, come le opere d’arte di fede, sono un richiamo visibile, una catechesi alla nostra vocazione celeste di figli nel Figlio di Dio che è Padre per opera dello Spirito santo; sono inviti ad andare oltre le nostre preoccupazioni futili e alle misere riduzioni, limiti, cattiverie del mondo. Ci incoraggiamo a cercare lo straordinario nell’ordinario, a essere pieni della stessa meraviglia che ha caratterizzato la meraviglia divina nella Genesi: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gn 1,30). Le icone, le opere d’arte di fede, sottolineano la missione fondamentale della Chiesa di riconoscere che tutte le persone e tutte le cose sono create e chiamate ad essere “buone” e “belle”.
In effetti, le icone e le opere d’arte di fede, ci ricordano un altro modo di vedere le cose, un altro modo di sperimentare le realtà, un altro modo di risolvere i conflitti. Ci viene chiesto di assumere quello che l’innologia della Domenica di Pasqua definisce “un altro orizzonte di vita”, “un altro modo di vivere”. Infatti, ci siamo comportati con arroganza e indifferenza verso il creato. Abbiamo rifiutato di contemplare la Parola di Dio, il Verbo creatore del Padre, la Ragione creativa dello Spirito, il Figlio incarnato negli oceani del nostro pianeta, negli alberi dei nostri continenti e negli animali della nostra terra. Abbiamo negato la nostra stessa natura, che ci chiama ad essere umili cioè alla verità che tutto quello che è buono e bello in noi e attorno a noi è dono del Donatore divino, umili per ascoltare la Parola di Dio se vogliamo diventare sempre più assimilati a Cristo, “partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4), amanti del suo amore. L’Incarnazione divina del Figlio è al centro non solo della storia, ma del cosmo, dell’universo. La Parola incarnata ( e Dio Padre nello Spirito Santo attraverso il Verbo disse e le cose furono create) è intrinseca alla creazione, che è venuta in essere, all’esistenza attraverso un pronunciamento divino. Questo mistero o realtà divina nella creazione viene descritta da sant’Atanasio di Alessandria: “Come Logos – così scrive – non è compreso da nulla e tuttavia comprende ogni cosa; Egli è in tutte le cose e tuttavia al di fuori di tutte le cose… il primogenito del mondo intero sotto ogni aspetto”.
Il mondo intero è un prologo al Vangelo di Giovanni. E quando la Chiesa non riesce a riconoscere le dimensioni più ampie, cosmiche, della Parola di Dio, limitando le sue preoccupazioni alle questioni meramente spirituali, allora trascura la sua missione di implorare Dio per la trasformazione – sempre e ovunque, “in ogni posto del Suo dominio” – di tutto l’universo inquinato. Ogni autentica “ecologia profonda”, pertanto, è indissolubilmente legata alla teologia profonda. “Perfino una pietra – scrive san Basilio Magno – porta il segno della Parola di Dio, del Verbo del Padre, della Ragione creativa. Questo vale per una formica, un’ape e una zanzara, le più piccole tra le creature. Poiché lui ha disteso i vasti cieli e ha disposto i mari immensi; e Lui ha creato la minuscola cavità all’interno del pungiglione dell’ape”. Ricordare la nostra piccolezza nel vasto e meraviglioso creato di Dio (“Dio Padre ci ha scelti”: ciascuno di noi è stato pensato e voluto fra tante possibili persone umane. Lo sguardo del Padre si è posato su di te, a preferenza di tanti altri: sei stato scelto per amore. Quando è accaduto questo? “prima della creazione del mondo”: il mondo, questo universo immenso entro cui ti senti come un granello di polvere, non esisteva ancora e il Padre ti ha pensato e voluto in Cristo liberamente, ha scelto te destinandoti a figlio nel Figli. Se dunque esisti, non è per caso, senza una ragione meravigliosa) e questo non fa altro che sottolineare il nostro ruolo centrale nel disegno di Dio per la salvezza di tutto il mondo (al centro Dio, al centro Cristo, al centro ogni essere umano, ogni persona concreta cui tutto finalizzare: città, politica, stato, nazione, continente).

Toccare e condividere la Parola di Dio. Comunione dei santi e sacramenti della vita
La Parola di Dio, il Verbo, il Figlio nello Spirito santo “sgorga da Lui, il Padre in estasi”, cercando di “abitare in noi” (Gv 1,14), affinché il mondo possa avere la vita in abbondanza, la veramente vita, la vita eterna (gv 10,10). La misericordia compassionevole di Dio viene effusa e condivisa “così da moltiplicare gli oggetti della Sua benevolenza”. Dio assume in sé tutto ciò che ci appartiene, “essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15), al fine di offrirci tutto ciò che è di Dio e renderci divini per grazia. “Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi”, scrive il grande apostolo Paolo (2 Cor 8,9), al quale è così opportunamente dedicato quest’anno giubilare a 2000 anni dalla nascita. E’ questa la Parola di Dio; gratitudine e gloria gli sono dovuti.
La Parola di Dio trova la sua piena incarnazione nel creato, soprattutto nel Sacramento della Santa Eucaristia. E’ lì che la Parola si fa carne e ci permette non solo di vederlo, ma anche di “toccarlo” con le nostre mani, come dichiara san Giovanni (1 Gv, 1, 1) e di renderlo parte del nostro corpo e sangue.
Nella Santa Eucaristia la Parola “ascoltata” viene allo stesso tempo “vista” e “condivisa”. L’Eucaristia già da san Paolo (1 Cor 11) veniva descritta come “proclamazione” della morte e della seconda venuta di Cristo. Poiché il fine della Scrittura fondamentalmente è la proclamazione del Regno e l’annuncio delle realtà escatologiche cioè definitive, eterne, l?eucaristia è una anticipazione del Regno, e in tal senso è la proclamazione della Parola, del Verbo creatore, del Risorto Redentore per eccellenza. Il Regno di Dio, di Cristo non è un al di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è già presente in ogni celebrazione eucaristica soprattutto domenicale dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Nell’Eucaristia, la Parola di Dio e il sacramento diventano un’unica realtà. La Parola cessa di essere “parole” e diventa una “persona”, incarnando in sé tutti gli esseri umani e tutto il creato.
Nella vita della Chiesa, l’insondabile svuotarsi di sé e la generosa condivisione del Logos divino sono rispecchiati nella vita dei santi che si sono lasciati assimilare a Lui fino ad amare con il Suo amore e quindi sono esperienza tangibile ed espressione umana della Parola di Dio nella nostra comunità, nel vissuto fraterno di comunione ecclesiale autorevolmente guidato. Di conseguenza, il santo ha un rapporto organico con il cielo e la terra, con Dio e tutto il creato, il divino nell’umano e in lui la Parola di Dio, il Verbo incarnato può essere ascoltato, visto, toccato. Nella lotta ascetica per lasciarsi assimilare progressivamente alla Parola di Dio, al Verbo incarnato e risorto, eucaristicamente presente ed ecclesialmente operante nei sacramenti, per amare con il dono del suo Spirito, il santo, canonizzato o no, riconcilia la Parola e il mondo. Attraverso il pentimento e la purificazione, il santo è pieno di compassione per tutte le creature, che è l’umiltà e la perfezione ultima.
E’ per questo che il santo ama con un’intensità e una grandezza che sono incondizionati e irresistibili. Nei santi conosciamo la Parola stessa di Dio, il Verbo del Padre poiché Dio e i Suoi santi condividono la stessa gloria e lo stesso splendore.
E nella comunione dei santi, ognuno di noi è chiamato a diventare come fuoco, amante, santo per toccare il mondo con la forza mistica della Parola di Dio, di modo che – come Corpo esteso di Cristo risorto – anche il mondo possa dire: “qualcuno mi ha toccato!” (Mt 9,20). Il male viene sradicato solo dalla santità, non dalla severità. E la santità introduce nella società tutta un seme che guarisce e trasforma. Tuttavia, affinché questa rivoluzione spirituale avvenga, dobbiamo sperimentare una conversione radicale degli atteggiamenti, delle abitudini e delle pratiche, del modo in cui abbiamo usato male o abbiamo abusato della Parola di Dio, dei doni di Dio e del creato di Dio. Questa conversione naturalmente non è possibile senza la grazia divina; non si compie semplicemente attraverso un maggior sforzo o attraverso la forza di volontà umana. Il cambiamento spirituale avviene quando il corpo e l’anima vengono innestati nella Parola viva di Dio, quando le nostre cellule contengono il flusso sanguigno donatore di vita dei sacramenti, quando siamo aperti alla condivisione alla condivisione di tutte le cose con tutte le persone. Come ci ricorda san Giovanni Crisostomo, il sacramento del “nostro prossimo” non può essere isolato dal sacramento “dell’altare”. Purtroppo abbiamo ignorato la vocazione e l’obbligo del condividere. Se pretendiamo di conservare il sacramento dell’altare, non possiamo evitare o dimenticare il sacramento del prossimo. E’ questa una condizione fondamentale per compiere la Parola di Dio nel mondo, nella vita e nella missione della Chiesa.
Quando il mondo non condivide più la gioia della Risurrezione, della presenza del Risorto nell’Eucaristia e nel Suo corpo che è la Chiesa, cioè in noi, ciò è un atto di accusa nei confronti della nostra onestà e del nostro impegno verso la Parola viva di Dio. Prima della celebrazione di ogni Divina Liturgia, così i cristiani ortodossi chiamano la celebrazione eucaristica, pregano affinché la Parola venga “spezzata e consumata, distribuita e condivisa” nella comunione. E sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli” e le sorelle (1 Gv 3,14). La sfida che ci si presenta è il discernimento della Parola di Dio di fronte al male, la trasfigurazione di ogni minimo dettaglio e granello di questo mondo alla,luce della Risurrezione. La vittoria è già presente nel profondo della Chiesa ogni volta che sperimentiamo la grazia della riconciliazione sacramentale e della comunione. Mentre lottiamo – dentro di noi e nel nostro mondo – per riconoscere la potenza della Croce, incominciamo ad apprezzare come ogni atto di giustizia, ogni scintilla di bellezza, ogni parola di verità può gradualmente erodere la crosta del male. Tuttavia, al di là dei nostri deboli sforzi, possiamo avere la certezza dello Spirito dato in dono dalla presenza e dall’incontro con il Risorto che “viene in aiuto della nostra debolezza” (Rm 8,26) ed è al nostro fianco come avvocato e “Consolatore” (Gv 14,16), che pervade tutte le cose . Re del cielo, Consolatore, Spirito di Verità che sei presente ovunque e riempi ogni cosa: scrigno di bontà e donatore di vita: Vieni per Maria e dimora in noi. Purificaci da ogni sporcizia e salva le nostre anime. Perché sei buono e ami gli uomini, ogni singolo e l’umanità. Amen.

Vai a "L'insegnamento del Papa oggi"