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Lourdes: un amore infinito

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
E’ il mistero dell’universalità dell’amore di Dio per gli uomini che Maria è venuta a rivelare a Lourdes

«E’ significativo che, al momento della prima apparizione a Bernardette, Maria introduca il suo incontro col segno della Croce. Più che un semplice segno, è un’iniziazione ai misteri della fede che Bernardette riceve da Maria. Il segno della Croce è in qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati: ci dice che, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei nostri peccati. La potenza dell’amore è più forte del male che ci minaccia. E’ questo mistero dell’universalità dell’amore di Dio per gli uomini che Maria è venuta a rivelare qui, a Lourdes. Essa invita tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della salvezza» [Benedetto XVI, Santa Messa per il 150° anniversario delle apparizioni nella Prairie, Lordes 14 settembre 2008].

La Chiesa ha ricevuto la missione di mostrare a tutti questo viso umano di quel Dio che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme, amore manifestato in Gesù Cristo. Sapremo noi comprendere sempre più che nel Crocefisso del Golgota è la nostra dignità di figli di Dio, dignità offuscata dal peccato, che ci è resa di nuovo? Sollevando gli occhi verso il Crocifisso, adoriamo Colui che è venuto per prendere su di sé il peccato del mondo e donarci la vita eterna. E la Chiesa ci invita ad elevare con fierezza questa Croce gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato l’amore del Crocefisso per gli uomini, per tutti gli uomini. Essa ci invita a rendere grazie a Dio, perché da un albero che aveva portato la morte è scaturita nuovamente la vita. E’ su questo legno che Gesù ci rivela la sua sovrana maestà, ci rivela che Egli, donando per amore la propria vita lasciandosi uccidere, è risorto, esaltato nella gloria. Adoriamolo, in mezzo a noi si trova Colui che ci ha amati fino a donare la sua vita per ciascuno di noi ed invita ogni essere umano ad avvicinarsi a Lui con fiducia. E’ Lui che ci rende liberi per darci il desiderio della verità e la disponibilità ad amare come Egli ci ama e per costruire un mondo riconciliato. Su questa Croce, Gesù ha preso su di sé il peso di tutte le sofferenze e le ingiustizie della nostra umanità. Egli ha portato le umiliazioni e le discriminazioni, le torture subite in tante regioni del mondo da innumerevoli nostri fratelli e nostre sorelle per amore di Cristo. E noi li affidiamo a Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, presente ai piedi della Croce.

Il Giubileo delle apparizioni di Lourdes ci fa entrare in un cammino di fede e di conversione

Maria si mostra, appare, viene incontro a noi per indicarci le vie di un rinnovamento della vita delle nostre famiglie, delle nostre comunità e di ciascuno di noi. Accogliendo nella mente e nel cuore il Figlio suo che Ella ci presenta nei sacramenti, l’Eucaristia e la Penitenza in particolare, siamo immersi in una sorgente viva in cui la fede di vederlo presente e accoglierlo in ogni volto umano può ritrovare un vigore nuovo, in cui il vissuto fraterno di comunione ecclesiale può fortificarsi per proclamare con maggiore audacia che il mistero di Cristo Gesù, nato da Maria, è Figlio di Dio, unico salvatore di tutti gli uomini, che vive ed agisce nella sua Chiesa e nel mondo. La Chiesa, suo Corpo, è inviata dappertutto nel mondo per proclamare quest’unico messaggio ed invitare gli uomini ad accoglierlo mediante una autentica conversione del cuore per il suo nuovo orizzonte di vita e con ciò per la direzione decisiva.
Seguendo il percorso giubilare sulle orme di Bernardette, l’essenziale del messaggio di Lourdes ci è ricordato. Bernardette è la maggiore di una famiglia molto povera, che non possiede né sapere né potere, è debole di salute. Maria, tra i tanti che sanno, che hanno potere e in salute, la sceglie (una scelta che in se stessa è una buona notizia poiché nessuno è escluso) per trasmettere il suo messaggio di conversione, di preghiera e di penitenza, in piena sintonia con la parola di Gesù: “Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Nel loro cammino spirituale i cristiani sono chiamati essi pure a far fruttificare la grazia di figli nel Figlio del loro Battesimo, a nutrirsi di Eucaristia in grazia di Dio e sapendo e pensando chi ricevono, ad attingere nella preghiera la forza per testimoniare ed essere solidali con tutti i loro fratelli in umanità. Questo percorso è una vera catechesi che ci è proposta sotto lo sguardo di Maria perché ci istruisca e ci guidi sul cammino che conduce al Regno del Figlio suo che non è un di là immaginario, posto in un futuro che non arriva mai: il suo regno è presente là dove Egli è amato in ogni volto e dove il suo amore ci raggiunge!

L’immacolata è l’immagine dell’umanità nuova

La “bella Signora” rivela il suo nome a Bernardette: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Maria le rivela così la grazia straordinaria che ha ricevuto da Dio, quella di essere concepita senza peccato, perché “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48). Maria è questa donna della nostra terra che s’è rimessa interamente a Dio e ha ricevuto da Lui il privilegio di dare la vita umana al suo eterno Figlio. “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Essa è la bellezza trasfigurata, l’immagine dell’umanità nuova. Presentandosi così in una dipendenza totale da Dio, Maria esprime in realtà un atteggiamento di piena libertà, fondata sul pieno riconoscimento della sua vera dignità. Questo privilegio riguarda anche noi, perché ci svela la nostra dignità di uomini e di donne, segnati certo dal peccato, ma salvati nella speranza affidabile, una speranza che ci consente di affrontare la nostra vita quotidiana, il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, come l’Immacolata ha assicurato a Bernardette, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino. Rimettersi completamente a Dio, la grande speranza che può essere solo Lui, pur chiedendo anche piccole speranze che ci mantengono in cammino in una libertà vera. Perché volgendosi a Dio, che abbraccia l’universo e che può donarci ciò che da soli non possiamo raggiungere, ritroviamo la vocazione originaria di persona creata a sua immagine e somiglianza.

La vocazione primaria del santuario di Lourdes è di essere un luogo di incontro con Dio nella preghiera, un luogo di servizio ai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte le persone che soffrono

E’ l’icona di ogni vissuto e di ogni testimonianza cristiana. “In questo luogo – ha riconosciuto il Papa – Maria viene a noi come la madre, sempre disponibile ai bisogni dei suoi figli. Attraverso la luce che emana dal suo volto, è la misericordia di Dio che traspare. Lasciamoci toccare dal suo sguardo: esso ci dice che siamo tutti amati da Dio, mai da Lui abbandonati!
Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo. “Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (Deus caritas est, n. 36). Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla preghiera la sua specificità cristiana e la sua vera efficacia. La preghiera del Rosario, così cara a Bernardette e ai pellegrini a Lourdes, concentra in sé la profondità del messaggio evangelico. Ci introduce alla contemplazione del volto di Cristo. In questa preghiera degli umili noi possiamo attingere grazie abbondanti”.
Maria è oggi nella gioia e nella gloria della Risurrezione. Le lacrime versate ai piedi della Croce si sono trasformate in un sorriso che nulla ormai spegnerà, pur rimanendo intatta la sua compassione materna verso di noi. L’intervento soccorrevole della Vergine Maria nel corso della storia lo attesta e non cessa di suscitare verso di lei, nel Popolo di Dio, una confidenza incrollabile: La preghiera del Memorare (“Ricordati”) esprime molto bene questo sentimento. Maria ama ciascuno dei suoi figli nel Figlio, concentrando in particolare la sua attenzione su coloro che, come il Figlio suo nell’ora della Passione, sono in preda alla sofferenza; li ama semplicemente perché sono suoi figli, secondo la volontà di Cristo sulla Croce. A Lourdes, nel corso dell’apparizione del 3 marzo 1858, Bernardette contemplò in maniera del tutto speciale questo sorriso di Maria. Nel sorriso della più eminente fra tutte le creature, a noi rivolta, si riflette la nostra dignità di figli di Dio, una dignità che non abbandona mai chi è malato. Quel sorriso, vero riflesso della tenerezza di Dio, è la sorgente di una speranza invincibile da giustificare la fatica del cammino. Lo sappiamo, purtroppo: la sofferenza prolungata rompe gli equilibri meglio consolidati di una vita, scuote le più ferme certezze della fiducia e giunge a volte a far addirittura disperare del senso e del valore della vita. Vi sono combattimenti che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia divina. Quando la parola non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una presenza amorevole: cerchiamo allora la vicinanza non soltanto di coloro che condividono il nostro stesso sangue o che ci sono legati con i vincoli dell’amicizia, ma la vicinanza anche di coloro che ci sono intimi per il legame della fede. Chi potrebbe esserci più intimo di Cristo e della sua santa Madre, l’Immacolata? Più di qualunque altro, essi sono capaci di comprenderci e di cogliere la durezza del combattimento ingaggiato contro il male e la sofferenza. Cristo non è incapace di “compatire le nostre debolezze, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa” (Eb 4,15). “Vorrei dire –ha confidato il Papa -, umilmente, a coloro che soffrono e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria! Nel sorriso della Vergine si trova misteriosamente nascosta la forza per proseguire il combattimento contro la malattia e in favore della vita. Presso di lei si trova ugualmente la grazia di accettare senza paura né amarezza il congedo da questo mondo, nell’ora voluta da Dio.
“Chi crede in me, ha detto Gesù, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,38). Maria è colei che ha creduto e, dal suo seno, sono sgorgati fiumi d’acqua viva che vengono ad irrigare la storia degli uomini. La sorgente indicata da Maria a Bernardette è l’umile segno di questa realtà spirituale. Dal suo cuore di credente e di madre sgorga un’acqua viva che purifica e guarisce. Immergendosi nelle piscine di Lourdes, quanti sono coloro che hanno scoperto e sperimentato la dolce maternità della Vergine Maria, attaccandosi a lei per meglio attaccarsi al Signore! Come madre, e meglio di ogni madre, Maria è l’educatrice dell’amore. E’ per questo che tanti malati vengono a Lourdes, per dissetarsi a questa “sorgente d’amore” e per lasciarsi condurre all’unica sorgente della salvezza, il Figlio suo, Gesù Salvatore.

La grazia del Sacramento dei malati
Cristo, presente risorto nella Sua Chiesa, dispensa la sua salvezza attraverso i Sacramenti e, in modo speciale, alle persone che soffrono o che sono portatrici di un handicap, attraverso la grazia dell’Unzione degli infermi. Per ciascuno la sofferenza è sempre una straniera. La sua presenza non è mai addomesticabile. Per questo è difficile sopportarla, e più difficile ancora – come hanno fatto certi grandi testimoni della santità di Cristo – accoglierla come parte integrante della propria vocazione, o accettare, secondo l’espressione di Bernardette, di “tutto soffrire in silenzio per piacere a Gesù”. Per poter dire ciò è necessario aver già percorso un lungo cammino in unione con Gesù. In compenso, è possibile già subito rimettersi alla misericordia di Dio così come essa si manifesta mediante la grazia del Sacramento dei malati. Bernardette stessa, nel corso di un’esistenza spesso segnata dalla malattia, ricevette questo Sacramento quattro volte. La grazia propria del Sacramento consiste nell’accogliere in sé Cristo medico. Cristo tuttavia non è medico alla maniera del mondo. Per guarirci, egli non resta fuori della sofferenza che si esperimenta; la allevia venendo ad abitare in colui che è colpito dalla malattia, per sopportarla e viverla con lui. La presenza di Cristo viene a rompere l’isolamento che il dolore provoca. L’uomo non porta più da solo la sua prova ma, in quanto membro sofferente di Cristo, viene conformato a Lui che si offre al Padre, e in Lui partecipa al parto della nuova creazione. Senza l’aiuto del Signore, il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante. Nel ricevere il Sacramento dei malati, noi non desideriamo portare altro giogo che quello di Cristo, forti della promessa che Egli ci ha fatto, che cioè il suo giogo sarà facile da portare e il suo peso leggero (Mt 11,30).

Lourdes e altre località non solo mariane meta di itinerari posti esplicitamente sotto il segno della fede e della rinascita spirituale
“C’è un’altra esperienza ricorrente nel ministero di noi Vescovi – Cardinale Angelo Bagnasco in apertura del Consiglio Permanente della Cei, 22 settembre 2008 – che merita di essere richiamata per il carattere emblematico che essa va assumendo, quella dei pellegrinaggi a Lourdes. Citiamo Lourdes per la coincidenza con il 150° anniversario delle apparizioni, che il Santo Padre stesso ha voluto onorare; ma nel nome della cittadina dei Pirenei vorremmo in qualche modo evocare tutte le altre località, non solo mariane, fatte meta di itinerari posti esplicitamente sotto il segno della fede e della rinascita spirituale. Sì, perché la dimensione del pellegrinaggio popolare, lungi da rivelarsi obsoleta, sta in realtà conoscendo una stagione di sorprendente rilancio. Esito non di un maketing esasperato, ma di una richiesta pressoché spontanea, che le parrocchie e le diocesi intercettano, affidandosi poi in genere a enti e agenzie che adempiono il loro compito – va detto – con professionalità e abnegazione, rispettando il carattere squisitamente spirituale che soggiace a tale domanda. Questa è espressione non di un monolitismo religioso attribuito ad altri tempi, ma è rappresentativa del frastagliamento tipico che l’atteggiamento verso il sacro ha assunto in questa stagione. Anzi, se una accentuazione c’è, è proprio nel senso che in queste iniziative, in mezzo a tanti fedeli “normali” di ogni età e condizione, è possibile incontrare persone in ricerca, tormentate, sofferenti, scettiche, ferite dalla vita, insomma un’umanità varia quale solo la Chiesa riesce a richiamare. Ogni volta si presenta agli occhi di chi guarda senza pregiudizi uno “spettacolo” che non si spiega, se non con il fatto che a Lourdes si trova qualcosa per cui vale la pena di andare, e di tornare. Qualcosa che non necessariamente è il miracolo sperato o già ottenuto, ma piuttosto la forza di andare avanti, un senso per cui valga la pena vivere. “Rimettersi completamente a Dio è trovare il cammino della libertà vera. Perché volgendosi a Dio, l’uomo diventa se stesso. Ritrova la sua vocazione originaria di persona creata a sua immagine e somiglianza” (Santo Padre, 14 settembre a Lourdes). Sono uomini e donne che vengono a domandare la speranza, quella che non si trova dietro l’angolo, nelle nostre città, e spesso neppure nelle nostre case. E il vero miracolo è che qualcosa infine stringono, queste mani. Come il rosario in pugno. E questo miracolo appare allora sulle facce che riemergono dall’acqua miracolosa o la sera escono dalla basilica. Volti di gente pacificata in quel “luogo di luce”, in quella “straordinaria prossimità tra il cielo e la terra…Questa processione è un momento di grande gioia ecclesiale, ma anche un tempo di riflessione austera: le intenzioni che portiamo con noi sottolineano la nostra profonda comunione con tutti gli esseri che soffrono. Pensiamo alle vittime innocenti che subiscono la violenza, la guerra, il terrorismo, la carestia, o che portano le conseguenze delle ingiustizie, dei flagelli e delle calamità, dell’odio e dell’oppressione, degli attentati alla loro dignità umana e ai loro diritti fondamentali, alla loro libertà d’azione e di pensiero. Pensiamo anche a coloro che vivono problemi familiari o che soffrono in conseguenza della disoccupazione, della malattia, dell’infermità, della solitudine, della loro situazione di immigrati.. Non voglio inoltre dimenticare coloro che patiscono a causa del nome di Cristo e che muoiono per Lui. Maria ci insegna pregare, a fare della nostra preghiera un atto d’amore per Dio e di carità fraterna. Pregando con Maria, il nostro cuore accoglie coloro che soffrono. Come potrebbe la nostra vita non esserne, di conseguenza, trasformata? Perché il nostro essere e la nostra vita tutta intera non dovrebbe diventare luoghi di ospitalità per il prossimo? Lourdes è un luogo di luce, perché è un luogo di comunione, di speranza, di conversione” (Omelia alla Processione aux Flambeaux, Lourdes, 13 settembre 2008). Se osiamo dirci esperti, lo siamo di questa umanità che, incontrandoci, ci rivolge un saluto, avanza un dubbio, talora una imprecaione, alla ricerca di una mano a cui aggrapparsi, e infine si ferma e apre l’animo alla confidenza, a Dio, sostanza di ciò che si spera. Non però uno sbracciarsi verso mete( utopistiche) lontane, ma già oggi il principio tangibile della promessa, che cambia la vita, e dà alle giornate un altro respiro. E quelle che sembrano tante monadi solitarie diventano un popolo vero, che chiede rispetto della propria dignità agli occhi del mondo. Come lo chiede anche dinnanzi a tesi impavidamente sostenute secondo cui, ad esempio, una certa riscoperta della dimensione religiosa starebbe, nelle nostre contrade, avvenendo attraverso non il “fatto” cristiano ma la mera proclamazione socio – politica. Evidentemente talora si parla di cose che non si conoscono, e per finalità probabilmente tutte interne alla polemica politica e culturale. Questo lo diciamo perché sappiamo bene che resta aperto il problema di un certo sguardo laico sulla Chiesa, e di che cosa questo sguardo più ispido, tra altri sguardi, riesce a vedere in noi e nella comunità cristiana”.
Ma a Lourdes il Santo Padre, come a Sydney, come a Cagliari ha incontrato anche i giovani e ha aggiornato gli obiettivi della Giornata Mondiale. “La presenza dei giovani a Lourdes è anche una realtà importante. Cari amici, qui presenti stamattina intorno alla Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, quando Maria ricevette la visita dell’Angelo, era una giovane ragazza di Nazaret che conduceva la vita semplice e coraggiosa delle donne del suo villaggio. E se lo sguardo di Dio si posò in modo particolare su di lei, fidandosi di lei, Maria vuol dirvi ancora che nessuno di voi è indifferente a Dio. Egli posa il suo sguardo amoroso su ciascuno di voi e vi chiama ad una vita felice e piena di senso. Non lasciatevi scoraggiare davanti alle difficoltà! Maria fu turbata all’annuncio dell’angelo venuto a dirle che sarebbe diventata la Madre del Salvatore. Essa sentiva quanto era debole di fronte all’onnipotenza di Dio. Tuttavia disse “sì” senza esitare. Grazie al suo “sì” la salvezza è entrata nel mondo, cambiando così la storia dell’umanità. A vostra volta, cari giovani, non abbiate paura di dire “sì” alle chiamate del Signore, quando Egli vi invita a seguirlo. Rispondete generosamente al Signore! Egli solo può appagare le aspirazioni più profonde del vostro cuore. Siete in molti a venire a Lourdes per un servizio attento e generoso accanto ai malati o ad altri pellegrini, mettendovi così sulle orme di Cristo servo. Il servizio reso ai fratelli e alle sorelle apre il cuore e rende disponibili. Nel silenzio della preghiera, sia Maria la vostra confidente, lei che ha saputo parlare a Bernardette rispettandola e fidandosi di lei. Maria aiuti coloro che sono chiamati al matrimonio a scoprire la bellezza di un amore vero e profondo, vissuto come dono reciproco e fedele! A coloro tra voi che Egli chiama a seguirlo nella vocazione sacerdotale o religiosa, vorrei dirvi tutta la felicità che vi è nel donare totalmente la propria vita a servizio di Dio e degli uomini. Siano le famiglie e le comunità cristiane luoghi nei quali possano nascere e maturare solide vocazioni a servizio della Chiesa e del mondo!”.

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