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Vivere meglio

Autore:
Oliosi, don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Non vi è ricchezza più grande del godere dell’amicizia di Cristo e del camminare al suo fianco

«Cari fratelli e sorelle, con mansuetudine e fortezza, con la carità che lo Spirito Santo ha infuso nel nostro intimo, vi incoraggio a condividere con altri questo tesoro, perché non vi è ricchezza più grande del godere dell’amicizia di Cristo e del camminare al suo fianco. Vale la pena dedicare a questo grande compito le nostre migliori energie, sapendo che la grazia divina ci precede, sostiene e accompagna nel compimento della missione. Possiate dunque trovare nella preghiera perseverante, nella meditazione fervente della Parola di Dio, nell’obbedienza al Magistero della Chiesa, nella degna celebrazione dei Sacramenti e nella testimonianza della carità fraterna la forza necessaria per identificarvi con i sentimenti di Cristo ed essere così suoi discepoli con coerenza e generosità, proclamando con l’esempio personale che Cristo è Figlio, il Figlio di Dio, il Redentore dell’uomo, la solida roccia sulla quale cementare la nostra esistenza. Possiate bere dell’acqua vivificante che sgorga dal costato del Salvatore e saziare con la sua freschezza cristallina tutti coloro che hanno sete di giustizia, pace e verità; coloro che sono oppressi dalla chiusura del peccato, dall’offuscamento del relativismo, dalla durezza del cuore o dall’oscurità della violenza. Possiate sentire la consolazione di Cristo e offrire il balsamo del suo amore ai tribolati, a quanti sono oppressi dal dolore o sono stati feriti dalla freddezza dell’indifferentismo o dalla piaga della corruzione. Queste sfide esigono il superamento dell’individualismo e richiedono un rafforzamento del senso dell’appartenenza ecclesiale e della collaborazione leale con i Pastori, al fine di formare comunità cristiane oranti, concordi, fraterne e missionarie» [Benedetto XVI, Messaggio ai Partecipanti al terzo congresso americano missionario, 12 agosto 2008].

E’ questa la strada maestra dell’evangelizzazione oggi indicata da Benedetto XVI riproponendo la forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall’amore reciproco e dall’attenzione premurosa a tutti i tipi di povertà e di sofferenza che ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico - romano. Così è avvenuto anche in seguito, in diversi contesti culturali e situazioni storiche e così può avvenire oggi vivendo questa unità tra verità e amore nelle condizioni di secolarismo e di scristianizzazione, laicizzazione attuale.
Il servizio più importante che possiamo offrire ai nostri fratelli è l’annuncio chiaro e umile della presenza in noi e attraverso noi della Persona di Gesù Cristo, crocifisso - risorto, quindi della possibilità per ogni uomo, con il dono del suo Spirito, dell’incontro con Lui in vissuti di comunione ecclesiale autorevolmente guidata per avere la vita a averla in abbondanza, la vita veramente vita, la grande speranza (Gv 10,10). Da noi, pertanto, che senza alcun merito da parte nostra siamo suoi discepoli, membra del suo Corpo che è la Chiesa, si attende per poter rafforzare la nostra stessa fede, il nostro amore e la nostra speranza “una testimonianza davvero credibile di santità e impegno. Se desideriamo e offriamo tale testimonianza di santità cioè di amore non viviamo meno, ma meglio, poiché quando Dio chiede di più è perché sta offrendo molto di più” (Documento conclusivo della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, n. 352).
Davanti alle difficoltà di un ambiente a volte ostile, davanti alla scarsezza di risultati immediati e spettacolari o di fronte all’insufficienza di mezzi umani, di piccolissimi risultati con tanto lavoro, “vi invito - è Benedetto XVI - a non lasciarvi vincere dalla paura o abbattere dallo scoraggiamento e a non farvi trascinare dall’inerzia. Ricordate le parole di Gesù Buon Pastore: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho già vinto il mondo” (Gv 16,33). Si tratta di non subire l’attuale circostanza di secolarismo e laicizzazione e quindi di scarsi risultati, ma di viverla con fiducia e speranza, anche con piccoli risultati perché la Persona del Crocefisso risorto, col soffio del Suo Spirito, ci precede nel cammino della vita e della missionarietà tentando e ritentando con noi e ci aiuterà ad aspirare a quell’amore che ci dà la possibilità di perseverare, in modo che si risvegli in ogni battezzato il missionario che è dentro di lui e si vinca la titubanza o la mediocrità che spesso ci assale quasi che il regno di Dio sia in un aldilà immaginario, in un futuro che non arriva mai mentre è presente in ogni persona dove Egli è amato e dove ci raggiunge il suo amore.
Benedetto XVI ha concluso il suo messaggio: “Nella Santissima Vergine Maria, Nostra Signora di Guadalupe, potremo sempre trovare il modello della dedizione perfetta al suo divin Figlio. Come fece a Cana di Galilea, Ella continua ad esortarci a fare ciò che il Signore ci dice (Gv 2,5). Al suo fianco, e nella fiducia che il suo tenero amore non ci abbandona, desideriamo formarci ogni giorno alla scuola di Gesù e ascoltare nuovamente dalle sue labbra: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).

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