Homo videns
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«Le molte e diverse forme di comunicazione con cui tutti abbiamo a che fare, manifestano con evidente chiarezza come l’uomo, nella sua struttura antropologica essenziale, sia costituito per entrare in relazione con l’altro. Lo fa soprattutto per mezzo della parola. Nella sua semplicità e apparente povertà, la parola, inscrivendosi nella comune grammatica del linguaggio, si pone come strumento che realizza la capacità di relazione degli uomini. Questa si fonda sulla ricchezza condivisa di una ragione creata ad immagine e somiglianza del Logos eterno di Dio, cioè di quel Logos in cui tutto liberamente e per amore è creato. Noi sappiamo che quel Logos non è rimasto estraneo alle vicende umane ma, per amore, ha comunicato agli uomini se stesso - ho Logos sarx egheneto, il Verbo si è fatto carne - e, nell’amore da lui rivelato e donato in Cristo, continua ad invitare gli uomini a rapportarsi con lui e fra loro in modo nuovo.
Essendosi incarnato nel seno di Maria, il Verbo di Dio offre al mondo una relazione di intimità e di amicizia - “non vi chiamo più servi …ma amici” (Gv 15,15) -, che si trasforma in fonte di novità per il mondo e si pone in mezzo all’umanità come inizio di una nuova civiltà della verità e dell’amore. In effetti, “il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere (informativa), ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita (performativa)” (Spe salvi, n. 2). E’ questa auto comunicazione di Dio ad offrire un nuovo orizzonte di speranza e di verità alle speranze umane ed è da questa speranza che sorge, già in questo mondo, l’inizio di un mondo nuovo, di quella vita eterna che illumina l’oscurità del futuro umano» [Benedetto XVI, Udienza ai partecipanti al Congresso internazionale per i responsabili delle radio cattoliche sul tema “L’identità e la missione delle radio cattoliche oggi. Dal pensiero sull’uomo ad un’informazione a servizio della persona”, 21 giugno 2008].
Nonostante il largo uso della televisione, l’ascolto della radio conserva ancora oggi tutta la sua forza e la sua utilità, perché la si può ascoltare dovunque, anche per strada, in macchina, sul lavoro: più di duecento radio cattoliche in Italia, 12 mila in Brasile rimandano a quella pionieristica avventura iniziata nel 1931 con la Radio Vaticana. Oltre che “videns”, l’uomo è anche “audiens”, in ascolto non solo delle parole dei suoi simili, ma anche della Parola di Dio. Quell’“Ascolta Israele…” di Dt 6,4 non è solo il celebre inizio della professione di fede di Israele, ma può essere considerato la cifra di tutta una religione, la religione della parola e dell’ascolto.
La religione di Israele è la religione dell’accoglienza della parola di Dio e della pratica delle sue dieci eterne parole di amore (Es 20,2-17). La trascendenza divina non permetteva altro approccio, che quello dell’ascolto. Dio parla, l’uomo lo ascolta senza vederlo. Per questo l’espressione “Parola di Dio” è la più frequente e la più significativa per esprimere la comunicazione divina: nelle teofanie la manifestazione sensibile è al servizio della parola. L’importante non è il fatto di vedere la divinità cioè la verità che libera dalla schiavitù dell’ignoranza, ma quello di ascoltare la sua parola. Questo prevalere dell’ascoltare sul vedere è uno dei caratteri essenziali della rivelazione biblica nell’Antico Testamento. Con l’incarnazione del Verbo, della Parola di Dio, della Ragione creativa e redentiva, la rivelazione divina raggiunge il suo apice. La Parola di Dio non solo viene ascoltata ma viene anche vista: e vede e crede di Giovanni. Gesù Cristo è il Verbo incarnato che risorto continua la sua incarnazione, con il dono dello Spirito del risorto, nella Chiesa, tra e con i suoi, ed offre la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro. All’auto comunicazione di Dio attraverso la presenza ecclesiale della Persona di Gesù Cristo corrisponde la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza, al lasciarsi assimilare a Lui, a seguirlo come scelta libera e consapevole. Con ciò ogni persona umana che lo incontra e lo ascolta dalla Chiesa riceve la notizia di una nuova vita, di un nuovo orizzonte di speranza e di verità alle speranze umane ed è da questa speranza che sorge, già in questo mondo, l’inizio di un mondo nuovo, di quella vita eterna o amore gratuito che illumina l’oscurità del futuro umano.
A servizio del Verbo che continua la sua incarnazione nella Chiesa per tutti e per tutto
“Cari amici - ha sottolineato con forza Benedetto XVI -, mentre lavorate nelle stazioni radio cattoliche siete al servizio del Verbo. Le parole che trasmettete ogni giorno sono un’eco del Verbo eterno che si è fatto carne. Le vostre parole daranno frutto solo nella misura in cui servono (la Chiesa) del Verbo eterno, Gesù Cristo. Nel piano salvifico e nella provvidenza di Dio, questo Verbo ha vissuto in mezzo a noi, o, come dice san Giovanni, “venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), in umiltà. L’incarnazione è avvenuta in un villaggio distante, lontano dalle rumorose città imperiali dell’antichità. Oggi, sebbene facciate uso delle moderne tecnologie della comunicazione, le parole che voi trasmettete sono parimenti umili, e talvolta potreste pensare che vadano completamente perse nella competizione con gli altri mezzi di comunicazione sociale rumorosi e più potenti”. Guardando alla sfida che oggi l’evangelizzazione deve affrontare, dobbiamo rendercene conto e non nasconderci davanti a lei, e cercare di coglierla nella sua forza spettacolare che costringe, nel suo spessore, nella sua pervasività, nella sua capacità di penetrazione, nella capacità e nell’attrattiva che essa esercita specialmente verso le nuove generazioni. Ma Benedetto XVI, guardandola con occhio disincantato e con l’occhio penetrante della fede, dice: “Ma non vi scoraggiate! State seminando la Parola “in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2 Tm 4,2), adempiendo così il mandato di Cristo di predicare il vangelo a tutte le nazioni (Mt 28,19). Le parole che trasmettete raggiungono innumerevoli persone, alcune delle quali sono sole e ricevono la vostra parola come un dono consolatore, mentre altre sono curiose o interessate a quanto sentono, altre non vanno mai in chiesa perché appartengono a un altra religione o a nessuna, e altre ancora non hanno mai sentito il nome di Gesù Cristo, ma attraverso il vostro servizio ascoltano per la prima volta le parole di salvezza. Questo lavoro di pazienza semina, svolta giorno dopo giorno, ora dopo ora, è il vostro modo di cooperare alla missione apostolica”. Poter aiutare i cristiani a guardare, nell’attuale sfida che dobbiamo affrontare, il mondo e la vita con l’occhio della fede vuol dire sostenerli perché non si affliggano “come gli altri che non hanno speranza” (1 Ts 4,13) e sono “senza Dio” e conseguentemente si trovano in un mondo buio nonostante le apparenze rumorose e spettacolari, davanti a un futuro oscuro. Elemento distintivo delle radio cattoliche è la consapevolezza del fatto che i cristiani hanno una speranza affidabile. Non è che sappiamo nei particolari ciò che li attende, ma sanno nell’insieme che la loro vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo una realtà positiva, diventa vivibile anche il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino. Il messaggio cristiano veicolato dalle radio cattoliche non è solo “informativo”, ma “performativo”. Non è soltanto comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova.
Le radio cattoliche generano anche un nuovo modo di vivere, essere e di fare Chiesa
Se i molteplici tipi forme di comunicazione possono essere un dono di Dio al servizio dello sviluppo della persona umana e dell’umanità intera, la radio può proporre apostolicamente una prossimità e un ascolto della parola e della musica per informare e distendere, per annunciare e denunciare, ma sempre nel rispetto della realtà e in una chiara prospettiva di educazione alla verità e alla speranza. Gesù Cristo ci dona in effetti la Verità sull’uomo e la verità per l’uomo, e, a partire da questa verità, una speranza per il presente e per il futuro delle persone e del mondo.
Come ha sottolineato la Redemptoris missio, (i mezzi di comunicazione sociale) “non basta usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa “nuova cultura” creata dalla comunicazione moderna” (n. 37). Per questo legame con la parola, la radio partecipa alla missione della Chiesa e alla sua visibilità, ma genera anche un nuovo modo di vivere, di essere e di fare Chiesa: comporta poste in gioco ecclesiologiche e pastorali. E’ importante rendere attraente la Parola di Dio dandole corpo attraverso realizzazioni ed emissioni che tocchino il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, e per partecipare alla trasformazione della vita dei nostri contemporanei.
Si tratta di una piccola ma concreta eco nel mondo di quella rete di amicizia che la presenza di Cristo Risorto, il Dio-con-noi, ha inaugurato fra cielo e terra e fra uomini di tutti i continenti. “Così facendo - ha concluso Benedetto XVI - il vostro stesso lavoro si inscriverà a pieno titolo nella missione della Chiesa, che vi invito ad amare profondamente. Aiutando il cuore di ogni uomo ad aprirsi a Cristo, aiuterete il mondo ad aprirsi alla speranza e a spalancarsi a quella civiltà della verità e dell’amore che è il frutto più eloquente della sua presenza tra noi”.