Condividi:

«Extra Ecclesiam...»

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
La Chiesa che nasce a Pentecoste è la Chiesa universale

«San Luca vuole chiaramente trasmettere un’idea fondamentale, che cioè all’atto stesso della sua nascita la Chiesa è già “cattolica”, universale. Essa parla fin dall’inizio a tutte le lingue, perché il Vangelo che le è affidato è destinato a tutti i popoli, secondo la volontà e il mandato di Cristo risorto (Mt 28,19). La Chiesa che nasce a Pentecoste non è anzitutto una comunità particolare - la Chiesa di Gerusalemme - ma la Chiesa universale, che parla le lingue di tutti i popoli. Da essa nasceranno poi altre Comunità in ogni parte del mondo, Chiese particolari che sono tutte e sempre attuazioni della sola ed unica Chiesa di Cristo. La Chiesa cattolica non è pertanto una federazione di Chiese, ma un’unica realtà: la priorità ontologica spetta alla Chiesa universale. Una comunità che non fosse in questo senso cattolica non sarebbe nemmeno Chiesa.
A questo riguardo occorre aggiungere un altro aspetto: quello della visione teologica degli Atti degli Apostoli circa il cammino della Chiesa da Gerusalemme a Roma. Tra i popoli rappresentati a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, Luca cita anche “gli stranieri di Roma” (At 2,10). In quel momento Roma era ancora lontana, “straniera” per la Chiesa nascente: essa era il simbolo del mondo pagano in generale. Ma la forza dello Spirito Santo guiderà i passi dei testimoni “fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), fino a Roma. Il libro degli Atti degli Apostoli termina proprio quando san Paolo, attraverso un disegno provvidenziale, giunge alla capitale dell’impero e vi annuncia il Vangelo (At 28,30-31). Così il cammino della Parola di Dio, iniziato a Gerusalemme, giunge alla sua meta, perché Roma rappresenta il mondo intero ed incarna perciò l’idea lucana della cattolicità. Si è realizzata la Chiesa universale, la Chiesa Cattolica, che è il proseguimento del popolo dell’elezione e ne fa propria la storia e la missione» [Benedetto XVI, Omelia di Pentecoste, 11 maggio 2008].

Il giorno della prima Pentecoste lo Spirito Santo scese con potenza sugli Apostoli dando così inizio alla missione della Chiesa nel mondo. E’ importante la narrazione, da rivivere liturgicamente in ogni celebrazione di Pentecoste, fatta dagli Atti degli Apostoli al secondo capitolo: “Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” (At 2,1). Sono parole che fanno riferimento al quadro precedente, nel quale Luca ha descritto la piccola compagnia dei discepoli, che si radunava assiduamente a Gerusalemme dopo l’Ascensione al cielo di Gesù (At 1,12-14). E’ una descrizione ricca di dettagli: il “luogo dove abitavano” - il Cenacolo dove era avvenuta l’Istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale che fanno la Chiesa, corpo del Risorto - è un ambiente “al piano superiore”; gli undici Apostoli vengono elencati per nome, e i primi tre sono Pietro, Giovanni e Giacomo, le “colonne della comunità”; insieme con loro vengono menzionate “alcune donne”, “Maria, la madre di Gesù” e i “fratelli di lui”, ormai integrati in questa nuova famiglia, basata non più su vincoli di sangue ma sulla fede in Cristo.
A questo “nuovo Israele” allude chiaramente il numero totale delle persone che era di “circa centoventi”, multiplo del “dodici” del Collegio apostolico, IL gruppo costituisce un’autentica “qàhàl”, un’“assemblea” secondo il modello della prima Alleanza, la comunità convocata per ascoltare la voce del Signore e camminare nelle sue vie. Il Libro degli Atti sottolinea che “tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera” (1,4). E’ dunque la preghiera la principale attività della Chiesa nascente, come dimostra anche la scelta di gettare la sorte per eleggere colui che prenderà il posto di Giuda (At 2,25).

A Pentecoste la Chiesa viene costituita e inizia la sua missione nel mondo non da una volontà umana, ma dalla forza dello Spirito di Dio
Questa comunità si trovava riunita nella stessa sede, il cenacolo, al mattino della festa ebraica di Pentecoste, festa dell’Alleanza, in cui si faceva memoria dell’evento del Sinai, quando Dio, mediante Mosé, aveva proposto ad Israele di diventare sua proprietà tra tutti i popoli e per tutti, per essere segno visibile della sua santità, luce delle genti (Es 19). Secondo il Libro dell’Esodo, quell’antico patto fu accompagnato da una terrificante manifestazione di potenza da parte del Signore: “Il monte Sinai - vi si legge - era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto” (Es 19,18). Gli elementi del vento e del fuoco li ritroviamo nella prima Pentecoste del Nuovo testamento, ma senza risonanze di paura, elementi di costrizione. In particolare, il fuoco prende forma di lingue che si posano su ciascuno dei discepoli, i “quali furono tutti pieni di Spirito Santo” e per effetto di tale effusione “cominciarono a parlare in altre lingue” (At 2,4) annunciando la buona notizia della risurrezione e della presenza in loro, per incontrare tutti, della Persona del Risorto in modo tale da venire trasformati in Lui, da vivere in Lui e di Lui come la vite e i tralci, come una comunione coniugale, come una mutua abitazione. E perché un incontro del genere possa accadere, Cristo infonde nell’uomo ciò che di più intimo, di più proprio c’è in Lui risorto, il suo stesso Spirito. E subito appare come questo Spirito dia vita ad una comunità che è al tempo stesso una e universale, superando così la maledizione di Babele (Gn 11,7-9). Solo infatti lo Spirito Santo realizza l’incontro dell’uomo col Verbo incarnato, crocifisso, risorto e glorificato alla destra del Padre e che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare. Nella prima Pentecoste avvenne quel “battesimo dello Spirito santo”, che era stato preannunciato da Giovanni Battista: “Io vi battezzo con acqua - diceva alle folle - ma colui che viene dopo di me è più potente di me… Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3,11). In effetti, tutta la missione di Gesù era stata finalizzata a donare agli uomini lo Spirito di Dio e a battezzarli nel suo “lavacro” di rigenerazione. Questo si è realizzato con la sua glorificazione (Gv 7,39), cioè mediante la morte e risurrezione: allora lo Spirito di Dio è stato effuso in modo sovrabbondante, come una cascata capace di purificare ogni cuore, di spegnere, esorcizzare l’incendio del male e di accendere il fuoco dell’amore divino. In questo battesimo di Spirito santo sono inseparabili la dimensione personale e comunitaria, l’“io” del discepolo e il “noi” della Chiesa. Lo Spirito consacra la persona e la rende al tempo stesso membro vivo del corpo mistico di Cristo, partecipe della missione di testimoniare il suo amore. Società dello Spirito chiama la Chiesa sant’Agostino. E Sant’Ireneo: dov’è la Chiesa, là c’è lo Spirito di Dio, e dove c’è lo Spirito di Dio, là c’è la Chiesa ed ogni grazia, e lo Spirito è la verità; allontanarsi dalla Chiesa è rifiutare lo Spirito e perciò escludersi dalla vita veramente vita, dalla vita eterna, l’unica speranza affidabile.
A partire dall’evento della prima Pentecoste si manifesta pienamente questo connubio tra lo Spirito di Cristo e il mistico Corpo di Lui, cioè la Chiesa, in un intreccio tra molteplicità e unità, in una armonia tra diversi carismi nella comunione del medesimo Spirito, l’unica realtà della Chiesa universale da cui nasceranno altre Comunità in ogni parte del mondo, nata cattolica a Gerusalemme e giungendo tale a Roma.

Vai a "L'insegnamento del Papa oggi"