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Abbattere le barriere

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il Vescovo in America ha bisogno anzitutto di abbattere alcune barriere che impediscono l’incontro con il Dio vivente

«L’America è anche una terra di grande fede. La vostra gente è ben conosciuta per il fervore religioso ed è fiera di appartenere ad una comunità orante. Ha fiducia in Dio e non esita ad introdurre nei discorsi pubblici ragioni morali radicate nella fede biblica. Il rispetto per la libertà di religione è profondamente radicato nella coscienza americana, un dato di fatto che ha contribuito a far sì che questo Paese attraesse generazioni di immigranti alla ricerca di una casa dove poter liberamente rendere culto a Dio secondo i propri convincimenti religiosi.
E’ in questo suolo fertile, nutrito di così numerose differenti fonti, che voi, venerati Fratelli nell’Episcopato, siete chiamati oggi a spargere la semente del Vangelo. Questo mi conduce a domandarmi come, nel ventunesimo secolo, un Vescovo possa adempiere al meglio alla chiamata di “fare nuova ogni cosa in Cristo, nostra speranza”? Come può egli condurre il suo popolo “all’incontro con il Dio vivente”, sorgente di quella speranza che trasforma la vita di cui parla il Vangelo? (Spe salvi, 4). Forse egli ha bisogno anzitutto di abbattere alcune barriere che impediscono tale incontro. Anche se è vero che questo Paese è contrassegnato da un genuino spirito religioso, la sottile influenza del secolarismo può tuttavia segnare il modo in cui le persone permettono che la fede influenzi i propri comportamenti. E’ forse coerente professare la nostra fede in chiesa alla domenica e poi, lungo la settimana, promuovere pratiche di affari o procedure mediche contrarie a tale fede? E’ forse coerente per i cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all’insegnamento morale cattolico, o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale? Occorre resistere ad ogni tendenza a considerare la religione come un fatto privato. Solo quando la fede permea ogni aspetto della vita, i cristiani diventano davvero aperti alla potenza trasformatrice del Vangelo.
Per una società ricca, un ulteriore ostacolo ad un incontro con il Dio vivente sta nella sottile influenza del materialismo, che può purtroppo molto facilmente concentrare l’attenzione sul “cento volte tanto” promesso da Dio in questa vita, a spese della vita eterna che egli promette per il tempo che verrà (Mc 10,30). Le persone hanno oggi bisogno di essere richiamate allo scopo ultimo dell’esistenza. Hanno bisogno di avere l’opportunità di attingere al pozzo del suo amore infinito. E’ facile essere ammaliati dalle possibilità quasi illimitate che la scienza e la tecnica ci offrono; è facile compiere l’errore di pensare di poter ottenere con i propri sforzi l’adempimento dei bisogni più profondi. Questa è una illusione. Senza Dio, il quale ci dona ciò che da soli non possiamo raggiungere (Spe salvi, 31), le nostre vite sono in definitiva vuote. Le persone hanno bisogno di essere continuamente richiamate a coltivare una relazione con lui, che è venuto affinché avessimo la vita in abbondanza (Gv 10,10). Lo scopo di ogni nostra attività pastorale e catechetica, l’oggetto della nostra predicazione, il centro stesso del nostro ministero sacramentale deve essere quello di aiutare le persone a stabilire ed alimentare una simile relazione vitale con “Cristo Gesù, nostra speranza” (I Tm 1,1)» [Celebrazione dei Vesperi e incontro con i Vescovi degli Stati Uniti d’America, 16 aprile 2008].

Abbattere la barriera dell’individualismo
La società americana ha una cultura che dà molto valore alla libertà di ogni persona e all’autonomia e in essa è facile perdere di vista la dipendenza dagli altri, come pure le responsabilità nei loro confronti. Questa accentuazione dell’individualismo ha influenzato persino la Chiesa (Spe salvi, 13-15), dando origine ad una forma di pietà che talvolta sottolinea il rapporto privato con Dio a scapito della chiamata a essere membri di una comunità redenta. Eppure sin dall’inizio, originariamente, Dio vide che “non è bene che ogni uomo sia solo” (Gn 2,18). Siamo stati creati come esser sociali che trovano compimento soltanto nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Se vogliamo veramente tenere fisso lo sguardo su di lui, sorgente della nostra gioia, dobbiamo farlo come membri del Popolo di Dio (Spe salvi, 14). Se ciò sembrasse andare contro la cultura odierna, sarebbe semplicemente un’ulteriore prova dell’urgente necessità di una rinnovata evangelizzazione.

Abbattere la barriera di cittadini cattolici che non pensano secondo l’insegnamento della Chiesa circa le questioni etiche fondamentali
In America c’è un laicato cattolico di considerevole varietà culturale, che pone i propri multiformi doni al servizio della Chiesa e della società in generale. Ed è un laicato cattolico che guarda ai vescovi per ricevere incoraggiamento, guida e indirizzo. In un’epoca satura di informazioni, l’importanza di offrire una solida formazione della fede non rischia di essere sopravalutata. I cattolici americani hanno riservato per tradizione un alto valore all’educazione religiosa, sia nelle scuole che nell’insieme dei programmi di formazione per adulti: occorre mantenere ed espandere. I numerosi uomini e donne che generosamente si dedicano alle opere caritative devono essere aiutati a rinnovare il loro impegno mediante una “formazione del cuore”: un “incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore ed apra il loro animo agli altri” (Deus caritas est, 31). In un’epoca in cui i progressi nelle scienze mediche portano nuova speranza a molti, possono essere suscitate sfide etiche in antecedenza inimmaginabili. Ciò rende più importante che mai assicurare una solida formazione negli insegnamenti morali della Chiesa a quei cattolici che sono impegnati nella sfera della salute. Una saggia guida è necessaria in tutti questi campi di apostolato, perché possano portare frutti abbondanti. Se essi vogliono promuovere veramente il bene integrale di ogni persona, devono essere resi nuovi essi stessi in Cristo nostra speranza cioè nella Chiesa.
Benedetto XVI ha detto ai vescovi che quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati. In un contesto in cui la libertà di parola è apprezzata e un dibattito robusto ed onesto viene incoraggiato, la vostra è una voce rispettata che molto ha da offrire alla discussione sulle questioni sociali e morali dell’attualità. Nel far sì che il Vangelo venga udito in modo chiaro, voi non soltanto formate le persone della vostra comunità, ma, nell’ambito della più vasta platea della comunicazione di massa, aiutate a diffondere il messaggio della speranza cristiana in tutto il mondo.
L’influenza della Chiesa nel pubblico dibattito, è chiaro, si effettua a molti livelli diversi. Negli Stati Uniti, come altrove, vi sono attualmente molte leggi già in vigore o in discussione che suscitano preoccupazione dal punto di vista della moralità e la comunità cattolica, sotto la vostra guida, deve offrire una testimonianza chiara ed unitaria su tali materie. Ancor più importante, tuttavia, è l’apertura graduale delle menti e dei cuori della comunità più ampia alla verità morale: qui c’è ancora molto da fare. In questo ambito è cruciale il ruolo dei fedeli laici nell’agire come “lievito” nella società. Tuttavia, non si deve dare per scontato - ha premuto il Papa - che tutti i cittadini cattolici pensino secondo l’insegnamento della Chiesa circa le questioni etiche fondamentali di oggi. Ancora una volta è vostro dovere far sì che la formazione morale offerta ad ogni livello della vita ecclesiale rifletta l’autentico insegnamento del Vangelo della vita.

Occorre abbattere la barriera affinché rafforzamento del matrimonio e della vita familiare sia posto fra le priorità dell’attenzione di ogni vescovo
E’ un contributo essenziale che una vita familiare sana offre alla pace fra le Nazioni. Nella casa della famiglia esperimentiamo “alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo” (Messaggio per la pace 2008, n. 3). La famiglia è inoltre il luogo primario dell’evangelizzazione, nella trasmissione della fede, nell’aiutare i giovani ad apprezzare l’importanza della pratica religiosa e dell’osservanza della domenica. Come non essere sconcertati nell’osservare il rapido declino della famiglia quale elemento basilare della Chiesa e della società? Il divorzio e l’infedeltà sono in aumento, e molti giovani uomini e donne scelgono di ritardare il matrimonio o addirittura di ignorarlo completamente. Per alcuni giovani cattolici il vincolo sacramentale del matrimonio appare scarsamente distinguibile da un legame civile, o è percepito addirittura come un semplice accordo per vivere con un’altra persona in modo informale e senza stabilità In conseguenza si vede un allarmante decremento di matrimoni cattolici negli Stati Uniti insieme ad un aumento di coabitazioni, nelle quali il reciproco donarsi degli sposi al modo di Cristo, mediante il sigillo di una pubblica promessa di vivere le esigenze di un impegno indissolubile per l’intera esistenza, è semplicemente assente. In tali circostanze viene negato ai figli l’ambiente sicuro di cui hanno bisogno per crescere come esseri umani, e vengono pure negati alla società quegli stabili pilastri che sono necessari, se si vuole mantenere la coesione e il centro morale della comunità.
In continuità con il servo di Dio Giovanni Paolo II Benedetto XVI ha ricordato che “il primo responsabile della pastorale familiare nella Diocesi è il vescovo…egli deve consacrare interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse: soprattutto, però, appoggio personale alle famiglie e a quanti…lo aiutano nella pastorale della famiglia” (Familiaris consortio, 73). E’ compito del Vescovo proclamare con forza gli argomenti di fede e ragione che parlano dell’istituto del matrimonio, compreso come impegno per la vita fra un uomo e una donna, aperto alla trasmissione della vita. Tale messaggio deve risuonare di fronte alle persone di oggi, poiché è essenzialmente un “sì” incondizionato e senza riserve alla vita, un “sì” all’amore e un “sì” alle aspirazioni del cuore della nostra comune umanità, mentre ci sforziamo di portare a compimento il nostro profondo desiderio di intimità con gli altri e con il Signore.

Abbattere il muro di manifestazioni degradanti e della volgare manipolazione della sessualità oggi così prevalente
Benedetto XVI, con una profonda sofferenza anche personale, ha ricordato innanzitutto la causa di una profonda vergogna cioè l’abuso sessuale dei minori da parte di alcuni sacerdoti e l’urgenza di rendersi conto che i bambini hanno diritto di crescere con una sana comprensione della sessualità e il ruolo che le è proprio nelle relazioni umane. Ad essi dovrebbero essere risparmiate le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità oggi prevalente; essi hanno il diritto di essere educati negli autentici valori morali radicati nella dignità di ogni persona umana. E ciò riporta alla considerazione sulla centralità della famiglia e sulla necessità di promuovere il Vangelo della vita. Che cosa significa parlare della protezione dei bimbi senza abbattere il muro della pornografia e della violenza che possono essere guardate in così tante case attraverso i mass media ampiamente disponibili oggi? Dobbiamo con urgenza riaffermare i valori che sorreggono la società, così da offrire a giovani e adulti una solida formazione morale. Tutti hanno un ruolo da svolgere in tale compito, non solo i genitori, le guide religiose, gli insegnanti e i catechisti, ma anche l’informazione e l’industria dell’intrattenimento. Occorre prendersi cura davvero dei giovani e del futuro della nostra civiltà con la responsabilità di promuovere e vivere quegli autentici valori morali che soli rendono capace la persona umana di prosperare. Urge proclamare in modo forte e chiaro il modello del Buon Pastore e affrontare il peccato d’abuso entro il più vasto contesto dei comportamenti sessuali, una piaga non solo presente nelle Diocesi, ma in ogni settore della società.

Abbattere il muro della vergogna provocato da una ridottissima minoranza di preti per il recupero della fiducia in tutti gli altri fedeli
Il Vescovo, come padre, fratello e amico dei suoi sacerdoti, li può aiutare a trarre frutto spirituale da questa unione con Cristo, rendendoli consci della consolante presenza del Signore nel mezzo delle loro sofferenze, ed incoraggiandoli a camminare con il Signore nel sentiero della speranza (Spe salvi, 39). Non possiamo non aver fiducia che questo tempo di prova porterà una purificazione dell’intera comunità cattolica, condurrà ad un sacerdozio più santo, ad un episcopato più santo e ad una chiesa più santa. Comunque i pedofili vanno esclusi dal ministero. Il Papa già constata molti segni positivi di tale purificazione. La costante presenza del Risorto in mezzo alle nostre sofferenze sta gradualmente trasformando le tenebre in luce: ogni cosa viene fatta veramente nuova in Cristo Gesù, nostra speranza.
Ma in questo momento vitale è rafforzare i rapporti tra vescovo e i propri sacerdoti, specialmente in quei casi in cui è sorta tensione fra preti e Vescovi in conseguenza della crisi. Dobbiamo riscoprire la gioia di vivere un’esistenza incentrata su Cristo, coltivando le virtù ed immergendoci nella preghiera. Quando i fedeli constatano che il loro pastore è un uomo che prega e dedica la propria vita al loro servizio, rispondono con quel calore ed affetto che nutre e sostiene la vita dell’intera comunità
E qui Benedetto XVI ha ricordato che il tempo trascorso nella preghiera non è mai gettato via, per quanto siano importanti i doveri che ci pressano da ogni dove. L’adorazione di Cristo nostro Signore nel Santissimo Sacramento prolunga ed intensifica quell’unione a lui che si costituisce mediante la Celebrazione eucaristica (Sacramentum caritatis, 66). La contemplazione dei misteri del Rosario sprigiona tutta la forza salvifica conformandoci, unendoci e consacrandoci a Gesù Cristo (Rosarium Virginis Mariae,11.15). La fedeltà alla Liturgia delle Ore assicura che l’intero nostro giorno sia santificato, ricordandoci continuamente la necessità di restare concentrati nel compiere l’Opera di Dio, nonostante tutte le urgenze o le distrazioni che possono sorgere nei confronti degli obblighi da compiere. In tale maniera, la devozione ci aiuta a parlare ed agire in persona Christi, ad insegnare, governare e santificare i fedeli suoi amati fratelli e sorelle. Questa radicale configurazione a Cristo Buon Pastore è al centro del ministero pastorale e aprendosi a Lui mediante la preghiera e la potenza dello Spirito, i sacerdoti possono avere tutti i doni che hanno bisogno per compiere con gioia il loro ministero.

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