Difendere la famiglia
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

«Quest’anno, nel Messaggio per l’odierna Giornata Mondiale della Pace, ho voluto portare in luce lo stretto rapporto che esiste tra la famiglia e la costruzione della pace nel mondo. La famiglia maturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è “culla della vita e dell’amore” e “la prima e insostituibile educatrice alla pace”. Proprio per questo la famiglia “è la principale ‘agenzia’ di pace” e “la negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace (nn. 1-5). Poiché poi l’umanità è una “grande famiglia”, se vuole vivere in pace non può non ispirarsi a quei valori sui quali si fonda e si regge la comunità familiare. La provvidenziale coincidenza di varie ricorrenze si sprona quest’anno ad uno sforzo ancor più sentito per realizzare la pace nel mondo. Sessant’anni or sono, nel 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite rese pubblica la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (in Italia pure sessantesimo della Costituzione. Il presidente Napoletano al Papa: la famiglia “è da sempre al centro della sensibilità del popolo italiano” mentre la politica estera italiana mira a servire l’Uomo, la sua dignità, il suo diritto ad esistere” e tende a ottenere questo obiettivo “attraverso la valorizzazione della società naturale costituita dalla famiglia, cui Ella si riferisce e la cui rilevanza è pienamente riconosciuta in Italia dalla Costituzione repubblicana”. “Profonda e sentita adesione” al messaggio del Papa da parte del Ministro degli Esteri Massimo D’Alema); quarant’anni fa il mio venerato Predecessore Paolo VI celebrò la prima Giornata Mondiale della Pace; quest’anno inoltre ricorderemo il 25° anniversario dell’adozione da parte della Santa Sede della “Carta dei diritti della famiglia”. “Alla luce di queste significative ricorrenze – riprendo quanto ho scritto proprio a conclusione del Messaggio – invito ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre più questa convinzione da cui dipende l’instaurazione di una pace vera e duratura» [Benedetto XVI, Omelia 1 gennaio 2008].
Se l’Essere che tutto sostiene e abbraccia è libertà ed amore, se ha voluto e creato liberamente il mondo con tutto lo spazio dell’amore e il gioco della libertà con il rischio del male ed oscuro mistero del demoniaco che in esso incontriamo, se si è incarnato bambino per amore della luce più grande di ogni peccato, in questa prospettiva mutano le categorie di minimo e massimo, di più piccolo e più grande. Quel più piccolo capace di amare, diventa il più grande: il particolare prevale sull’universale; ogni persona concreta, come essere unico e irreiterabile, è al tempo stesso il supremo e definitivo. Il pensiero greco, e il materialismo, l’idealismo moderno e il tecnicismo matematico che ad esso si riferiscono, ha interpretato i molti esseri singoli, anche i singoli esseri umani, sempre e unicamente come individui: l’essere autentico sarebbe l’uno e universale. Il cristiano, invece, vede in ogni essere umano concreto non un individuo, bensì una persona, caratterizzata dalla struttura della libertà e nel 1948 l’Onu e la Costituzione italiana hanno fondato i diritti dell’uomo sulla concezione cristiana e il valore di ogni persona concreta, sempre fine e mai riduttivamente mezzo per altri o per altro, sulla famiglia dove cresce e sulla libertà di educazione. In quanto minimo ogni persona è un massimo; in quanto essere libero unico e irripetibile, esso è una realtà suprema e autentica. Ed è nella famiglia che ogni individuo diviene essitenzialmente quello che è cioè persona in relazione con il proprio e altrui essere dono del Donatore divino cioè con se stessi, con gli altri, con la storia e tutto il mondo circostante.
Nel Vangelo non troviamo discorsi sulla famiglia, ma un avvenimento che vale più di ogni parola, un piccolo avvenimento che è addirittura centro del mondo e della storia: Dio ha voluto nascere e crescere in una piccola famiglia umana, in uno sconosciuto villaggio della Galilea, Nazaret. In questo modo l’ha consacrata come prima e ordinaria via del suo incontro con l’umanità dal momento che tutti i popoli formano una sola comunità, hanno una identica origine, perché l’Essere che tutto sostiene e abbraccia con libertà e amore ha fatto abitare l’intero genere umano nell’unica casa della terra, dando un solo ed unico fine ultimo, Lui stesso sponsalmente unito all’umanità.
Nella vita trascorsa a Nazaret, Gesù ha onorato la Vergine Maria e il giusto Giuseppe, genitori nella loro sponsalità verginale, rimanendo sottomesso alla loro autorità per tutto il tempo della sua infanzia e adolescenza (Lc 2,51-52). In tal modo ha messo in luce il valore primario di ogni famiglia concreta nell’educazione della persona, in Lui, unica persona divina di Figlio, nell’esistenzialità della natura umana. Da Maria e Giuseppe Gesù è stato introdotto nella comunità religiosa, frequentando la sinagoga di Nazaret. Con loro ha vissuto momenti difficili come l’emigrazione in Egitto e ha imparato a fare il pellegrinaggio a Gerusalemme. Quando ebbe dodici anni, rimase nel Tempio, e i suoi genitori impiegarono ben tre giorni per ritrovarlo. Con quel gesto, umanamente consapevole dell’unica Persona di Figlio di Dio nel suo essere, fece loro comprendere che egli si doveva “occupare delle cose del Padre suo”, cioè della missione affidatagli da Dio per tutta la famiglia umana (Lc 2,41-52).
Questo episodio tramandato con una lettura viva del mistero centrale del cristianesimo cioè l’incarnazione culminante nella crocifissione e risurrezione, rivela la più autentica e profonda vocazione di ogni famiglia sacramentale: quella di accompagnare ogni suo componente nel cammino della scoperta di Dio e del disegno che Egli ha predisposto nei suoi riguardi. Maria e Giuseppe hanno educato Gesù prima di tutto con il loro esempio: nei suoi Genitori, Egli ha conosciuto tutta la bellezza della fede, dell’amore per Dio e per la sua Legge, come pure le esigenze della giustizia, che trova pieno compimento nell’amore (Rm 13,10). Da loro ha imparato che in primo luogo occorre fare la volontà di Dio, e che il legame spirituale vale più di quello del sangue, della razza e della nazione. La santa Famiglia di Nazaret è veramente il “prototipo” di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dalla Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva, culla della vita e dell’amore, luogo primario dell’umanizzazione della persona non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano. E qui il Papa, nel suo messaggio per la 41° Giornata Mondiale della Pace trae dalla sana vita di ogni famiglia alcune componenti fondamentali della pace: “la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo”.
La famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace
La stessa Dichiarazione Universale dei diritti umani afferma che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e così la Costituzione italiana. E il Papa dice: la negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, “minaccia gli stessi fondamenti della pace”. Si deve quindi corrispondere ai bisogni della famiglia: casa, lavoro, scuola, assistenza sanitaria. Anche la comunità sociale per vivere in pace è chiamata ad ispirarsi ai valori su cui regge la comunità familiare. E questa per prosperare ha bisogno del consenso generoso di tutti i suoi membri. E’ necessario che questa consapevolezza diventi convinzione condivisa anche per quanto concerne la comune famiglia umana, che ha bisogno anche di una casa: e questa è la terra. E’ necessario quindi rispettare e valorizzare l’ambiente. Occorre concertare un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti, senza quindi escludere i poveri e le future generazioni. E’ perciò fondamentale gestire la terra come “casa comune” a servizio di tutti, attraverso il dialogo, il multilateralismo.
In particolare sarebbe necessario, sottolinea il Papa, intensificare il dialogo tra le Nazioni relativamente alla gestione delle risorse energetiche. Ancora il papa afferma come condizione per la pace così, nelle singole famiglie come nella grande famiglia umana, sia che esse poggino su valori condivisi, ma insieme su un patrimonio gestito con equità. Il Papa sottolinea pure come una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad una norma comune. E ciò vale anche per le comunità più ampie.
D’altra parte è necessario che la norma giuridica abbia come base la norma morale naturale. A conclusione Benedetto XVI ricorda come l’umanità viva oggi grandi divisioni e forti conflitti e come si debba registrare, purtroppo, l’aumento del numero degli “Stati coinvolti nella corsa agli armamenti”. E’ invece necessario “trovare concreti accordi in vista di un’efficace smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari”. Benedetto XVI, in questa fase in cui il processo di non proliferazione nucleare sta segnando il passo, invita le Autorità a riprendere le trattative in vista dello smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari”.
La Giornata Mondiale della Pace fu voluta da papa Paolo VI nel 1968. Con l’istituzione della Giornata e i relativi Messaggi è stato avviato e delineato un percorso rilevantissimo per il contributo fondamentale, ben conosciuto e apprezzato al livello nazionale e internazionale, che la Cattedra di Pietro offre per la pace nel mondo. Importante è rivivere i sessant’anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo firmata a Parigi il 10 dicembre 1948. E’ stato un codice etico di importanza fondamentale: il primo infatti a sancire universalmente i diritti che spettano ad ogni Persona in quanto tale, sempre fine e mai riduttivamente mezzo per altro o per altri, fondamento di ogni sistema democratico di governo La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali.
Pure importante ricordare i venticinque anni della “Carta dei diritti della famiglia”, Carta formulata in risposta alla richiesta del sinodo dei vescovi tenuto a Roma nel 1980 sul tema “I compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi”. Giovanni Paolo II accolse con entusiasmo tale desiderio. Il documento del 1983, in 12 articoli, mira a presentare a tutti i contemporanei, siano essi cristiani o no, una formulazione dei fondamentali diritti inerenti a quella società naturale e universale che è la famiglia.
Il Papa conclude il Messaggio invitando i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. “I cristiani, per parte loro, sanno di potersi affidare all’intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell’umanità, è Madre comune”.