2021 04 28: la volontaria laica Nadia de Munari uccisa a Nuevo Chimbote
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Nadia de Munari, missionaria laica italiana di 50 anni che apparteneva al gruppo di volontari dell’Operazione Mato Grosso (OMG) operanti in Perù, è morta sabato 24 aprile dopo essere stata brutalmente aggredita con un machete mentre dormiva.
La notizia è stata diffusa dal giornale locale “Diario de Chimbote”, che ha informato dell’aggressione avvenuta nella notte del 21 aprile nella casa famiglia dove abitava e operava, la casa “Mamma mia” del progetto OMG nel quartiere povero di Nuevo Chimbote, un agglomerato urbano enorme nella periferia della città, sulla costa settentrionale del Perù.
La missionaria era ancora in vita il mattino dopo, quando non vedendola, l’hanno trovata in camera sua, in un lago di sangue. Ha ricevuto i primi soccorsi nell’Ospedale Regionale di Chimbote, poi è stata trasferita a Lima, dove è stata operata, ma è deceduta per la gravità delle ferite in varie parti del corpo. La pista della rapina finita male è al momento quella seguita nelle indagini anche se non si escludono altre motivazioni.
Il delitto ha gettato nel dolore la popolazione locale ed è stato condannato dal Vescovo della diocesi di Chimbote, Monsignor Ángel Francisco Simón Piorno, che ha auspicato una rapida indagine delle forze dell’ordine. “Mi auguro che la polizia faccia un buon lavoro investigativo per scoprire chi sia stato l’assassino e quale fosse il motivo per cui ha ucciso questa donna” ha detto il Vescovo in una dichiarazione video inviata anche all’Agenzia Fides.
Mons. Simón Piorno ha ricordato la missione sociale svolta da Nadia de Munari, che era responsabile di sei asili nido e una scuola elementare per 500 bambini e delle mense per i poveri che fanno capo all’Operazione Mato Grosso. Oltre a fornire cibo gratuitamente ai minori e alle madri con risorse limitate, l’OMG svolge un lavoro sociale permanente a favore dei più bisognosi della zona.
Nadia aveva conosciuto l’OMG quando aveva 17 anni, ed era in Perù da quasi trent’anni. È ricordata come una donna buona, sorridente, solare e altruista, che aveva dedicato la sua vita a chi è svantaggiato, agli ultimi della società.
(Agenzia Fides 26/04/2021)
Assolutamente da segnalare il lavoro del giornalista Giulio Meotti https://meotti.substack.com/
segnala costantemente notizie totalmente censurate dai media
Gli azeri profanano la cattedrale armena
Distrutti gli angeli di San Salvatore e un’altra chiesa del VII secolo a rischio. Quanto petrolio e caviale devono venderci perché ignoriamo la distruzione culturale del primo popolo cristiano?
Caucasus Heritage Watch, organizzazione di accademici americani che monitora con immagini satellitari il patrimonio armeno finito sotto occupazione azera, ha mostrato diversi veicoli vicino alla famosa chiesa di Vankasar risalente al VII secolo. La regione è stata riconquistata dalle forze armene durante il conflitto dello scorso anno nel Nagorno-Karabakh. Lori Khatchadourian, professore presso la Cornell University, ha detto Radio Free Asia che gli azeri hanno portato un camion, altri veicoli e “una struttura rettangolare temporanea”. Si preparano a raderla al suolo.
E’ notizia di oggi che gli azeri hanno distrutto i due famosi angeli e la croce all’ingresso della cattedrale di San Salvatore a Shushi, che durante la guerra era stata bombardata dall’artiglieria azera.
La famosa “Kanach Zham” (Cappella Verde) di San Giovanni Battista di Shushi, costruita nel 1818, è stata rasa al suolo e a marzo una troupe della BBC è andata alla ricerca di una chiesa a Jebrayil. Durante la guerra, un combattente in cima alla croce danneggiata era stato filmato mentre gridava slogan islamici. Invece di una chiesa, i giornalisti della BBC hanno trovato solo macerie.
La parola “genocidio”, coniata da Raphael Lemkin, non si riferisce solo allo sterminio fisico di un gruppo nazionale o religioso, ma anche alla sua distruzione spirituale e culturale. Un testimone oculare del genocidio armeno, Fayez el Husseyn, ha scritto nel suo libro di memorie: “... Dopo il massacro degli armeni, il governo ha istituito commissioni per rivendere le proprietà. I beni culturali armeni sono stati venduti ai prezzi più bassi ... Nei bazar, i turchi usavano le pagine dei libri di scienza per incartare formaggi, datteri, girasoli ... Nel 1912, il Patriarcato armeno di Istanbul aveva presentato un censimento delle chiese e dei monasteri nell’Armenia occidentale (Anatolia orientale) e nell’Impero ottomano, contandone più di 2.300. La maggior parte di essi sono stati saccheggiati, bruciati e distrutti dai turchi durante il genocidio”.
Con grave ritardo, l’America ha appena riconosciuto il genocidio armeno. Ora c’è da prevenire il genocidio culturale del primo popolo cristiano della storia. C’è da evitare che la storia si ripeta. Ma quanto gas, petrolio e caviale devono venderci perché ignoriamo la distruzione del patrimonio del primo popolo cristiano della storia?