2020 11 25 Persecuzione e fine dei tempi
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MOZAMBICO – Vescovo di Pemba: situazione drammatica
Nella Provincia di Cabo Delgado, i jhadisti hanno ucciso più di 2.300 persone dall’inizio dell’insurrezione, costringendo allo sfollamento 500.000 abitanti.
Salvi i nove giornalisti di una radio cattolica in fuga nella foresta nel nord del Mozambico
Sono salvi i 9 giornalisti radiofonici cattolici della provincia di Cabo Delgado, nella diocesi di Pemba in Mozambico, che erano stati costretti a fuggire nella boscaglia dopo che i ribelli dello Stato islamico avevano fatto irruzione nella sede dell’emittente.
La situazione dei giornalisti però rimane precarie per la mancanza di cibo sufficiente “per garantire il sostentamento dei giornalisti e delle loro famiglie”, e per il timore che “i ribelli assaltino l’intera provincia di Cabo Delgado”. Il 31 ottobre, l’intero team editoriale della Radio della Comunità di São Francisco de Assis ha evacuato le strutture radio dopo che i ribelli hanno attaccato la chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù, nel distretto di Muidumbe dove si trova la stazione, costringendo i nove giornalisti, insieme alle loro famiglie, a scappare e a rifugiarsi nella foresta. Per cercare di bloccare le violenze dei jihadisti che si stanno estendendo al sud della Tanzania, i capi delle polizie di Tanzania e Mozambico hanno deciso di avviare operazioni congiunte contro i combattenti legati allo Stato islamico.
(L.M.) (Agenzia Fides 23/11/2020)
Visita di solidarietà dei Vescovi dell’Africa del sud alla diocesi di Pemba, sconvolta dalle violenze jihadiste
“La Conferenza Episcopale dell’Africa del Sud (SACBC) ha deciso di effettuare una visita di solidarietà al Vescovo di Pemba, dal 2 al 4 dicembre”.
Pemba è il capoluogo della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 da un’insurrezione condotta da un gruppo che si è autoproclamato affiliato allo Stato Islamico, che ha provocato la morte di più di 2.300 persone e lo sfollamento di almeno 600.000 abitanti.
All’inizio del 2020, Mons Lisboa aveva lanciato un drammatico appello alla solidarietà internazionale: ‘La nostra gente ha urgente bisogno di pace perché questa crisi ha completamente destabilizzato la nostra provincia. Chiediamo alla comunità internazionale di venire in nostro aiuto”. Successivamente aveva rivolto un altro appello per soccorre gli sfollati. “Abbiamo bisogno di cibo, medicine, vestiti, coperte, tutto l’aiuto necessario per aiutare queste persone”.
Di recente Mons. Lisboa ha intensificato gli appelli alla solidarietà. “È una situazione drammatica per le persone in fuga dalla guerra, i loro villaggi, le loro isole. Giusto per darvi un’idea, negli ultimi due giorni, il distretto di Muidumbe ha subito sette attacchi in sette villaggi. Le persone sono costrette a dormire nella boscaglia. Coloro che fuggono con le imbarcazioni trascorrono fino a 3, 4, 5 giorni in mare, arrivando affamati e disidratati” aveva riferito il Vescovo di Pemba (vedi Fides 9/9/2020). (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2020)
NIGERIA - Un sacerdote è stato rapito in Nigeria.
Il rapito è padre Matthew Dajo della parrocchia di Sant’Antonio nel villaggio di Yangoji, nell’arcidiocesi di Abuja. E’ stato sequestrato da uomini armati sconosciuti. “Le nostre preghiere sono per il Suo immediato rilascio!” si legge nel tweet con cui Acs denuncia il rapimento. L’ennesimo rapimento testimonia come la Chiesa cattolica in Nigeria continui a essere nel mirino di bande di criminali senza scrupoli che stanno terrorizzando diverse località del Paese.
I leader religiosi sono sempre più spaventati. I sequestri vengono organizzati con l’obiettivo di riscuotere un riscatto. In alcuni casi le ragioni sono personali, politiche o etniche. Il messaggio che traspare da questi crimini è chiaro: la Chiesa non deve sentirsi al sicuro. La Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) da tempo ha chiesto aiuto, non solo alle forze di polizia locali, ma anche al governo centrale nella capitale, Abuja.
(Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) 24 11 2020)
MESSICO - Assalito gruppo che portava aiuti umanitari, ferita una suora
E’ indirizzato ai tre livelli di governo, ai difensori dei diritti umani, ai social media nazionali e internazionali, agli uomini e alle donne di buona volontà, ai credenti della diocesi di San Cristóbal de las Casas, il messaggio del Vescovo, Mons. Rodrigo Aguilar Martínez, che esprime il profondo dolore “di fronte alla sofferenza, al dolore, alla morte e agli sfollati dovuti allo scontro nelle comunità sorelle di Santa María Magdalena (Aldama) e Santa Marta”.
Il Vescovo ribadisce la sua grande preoccupazione “perché il problema di fondo non è stato risolto e la violenza è aumentata con attacchi quotidiani in diversi punti e in diverse comunità di Aldama. In più occasioni, privatamente o pubblicamente, abbiamo denunciato questa situazione dinanzi agli organi di governo federale e statale, come abbiamo chiesto il disarmo dei gruppi paramilitari”.
Un gruppo della Caritas di San Cristóbal de las Casas e del Fondo per la salute dei bambini indigeni del Messico, in coordinamento con la parrocchia di San Andrés Apóstol, che consegnava aiuti umanitari in viveri alle famiglie sfollate per la violenza armata, è stato aggredito a colpi di arma da fuoco il 18 novembre nella comunità di Cotzilnam, Aldama (Chiapas, Messico), da un gruppo armato paramilitare.
“A causa della situazione – sottolinea il Vescovo -, gli aiuti umanitari non sono stati consegnati alle comunità che soffrono una crisi alimentare e dei servizi di base. La nostra religiosa María Isabel Hernández Rea, delle Suore Domenicane della Regina del Santo Rosario, operatore pastorale di questa diocesi, è rimasta ferita nell’attacco”.
Mons. Rodrigo Aguilar Martínez, che firma il messaggio insieme al Vescovo ausiliare e al Vicario per la Giustizia e la Pace della diocesi di San Cristóbal de las Casas, condanna questo attacco e quelli precedenti che le comunità hanno subito, unendosi alla richiesta di chiarire i fatti in fretta e punire i responsabili. “Chiediamo che sia garantita la sicurezza della popolazione vulnerabile nelle comunità dello stato del Chiapas – conclude il messaggio -. Esortiamo lo Stato messicano a disarmare e smantellare i gruppi civili armati paramilitari in quest’area e li sottoponga alla legge insieme a coloro che forniscono loro le armi. Non vogliamo più feriti e morti! Non vogliamo più sfollati! Non vogliamo più sofferenza di donne, ragazze e ragazzi! Non vogliamo più armi nel nostro paese!” (SL) (Agenzia Fides 20/11/2020)