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2020 10 28 PAKISTAN Ragazza 13enne cattolica rapita e convertita all’islam

Fonte:
CulturaCattolica.it
CONGO RD - Minacce di morte contro due Vescovi CAMERUN - Massacro di 6 scolari INDIA - Sciopero della fame per rivendicare i diritti delle istituzioni educative cristiane CILE - Una chiesa distrutta e una incendiata BRASILE VENEZUELA ARGENTINA – sacerdoti uccisi

PAKISTAN - Ragazza 13enne cattolica rapita e convertita all’islam.
Proteste della società civile e appello alle autorità per il rapimento di una ragazza cattolica

Fatima Arzoo Raja, 13enne cattolica di Karachi, è stata rapita, convertita con la forza all’islam e poi costretta alle nozze con un uomo musulmano di 44 anni, di nome Ali Azhar, che l’ha sequestrata la mattina del 13 ottobre. Come confermato all’Agenzia Fides, è l’ultimo di una serie di casi che sconvolgono e preoccupano la comunità cattolica in Pakistan. Nasir Raza, attivista per i diritti umani che assiste la famiglia cattolica di Raja in questo delicato frangente, parlando all’Agenzia Fides dichiara: “È l’ennesimo caso, una storia che si ripete: il 13 ottobre la ragazza è stata rapita, e lo stesso giorno convertita con la forza all’Islam e costretta alle nozze islamiche impunemente. Fatima stava giocando in casa, è uscita per andare in un negozio, poi non è più tornata. Dopo la sua scomparsa, la famiglia ha sporto denuncia alla polizia (First Information Report) contro ignoti intorno alle 17 del 13 ottobre”.
Nasir Raza spiega: “Arzoo è una studentessa di 7a classe e, come attesta il regolare certificato di nascita della National Database and Registration Authority (NADRA), è nata il 31 luglio 2007”. E aggiunge: “La famiglia della ragazza è sotto shock e molto tesa. Il comportamento inappropriato dei poliziotti alla stazione di polizia è un’altra sfida per la famiglia, in preda a sofferenza e disperazione”.
Infatti la polizia ha archiviato il caso in quanto, la sera del 14 ottobre, l’avvocato del rapitore ha visitato la stazione di polizia, presentando i documenti che, a suo dire, darebbero piena legittimità all’operazione: un “Affidavit”, firmato da Fatima Arzoo, che attesta la sua libera volontà per la sua conversione all’Islam e per il matrimonio; il “certificato di conversione all’Islam” e il certificato di matrimonio. Nulla hanno potuto i genitori, che pure hanno fornito il certificato di nascita della ragazza e si sono richiamati alla legge che vieta il matrimonio sotto i 18 anni di età. Secondo il diritto islamico, invece, le nozze sono possibili (13 anni per le ragazze, 15 anni per i ragazzi).
Secondo i difensori, la firma di Fatima sui documenti presentati dal rapitore le è stata estorta con la forza.
Secondo Anjum James Paul, cattolico pakistano, presidente dell’Associazione degli insegnanti delle minoranze religiose del Pakistan, “questi rapimenti sono contro la legge e configurano il reato di pedofilia che tutta la società pakistana, in primis le autorità civili, devono combattere con tutte le forze. Chiediamo un forte e deciso intervento del governo per fermare questo fenomeno criminale a danno delle ragazze, le più vulnerabili della società, e che offre un pessima immagine del Pakistan”.
Come rileva l’Ong “Human Rights Commission of Pakistan”, in una nota inviata all’Agenzia Fides, ogni anno almeno 1.000 donne cristiane e indù vengano rapite e costrette a convertirsi e sposare il loro aggressore. Molte famiglie non denunciano il reato o ritirano le loro denunce, di fronte alle minacce contro altri membri della famiglia.
(AG-PA) (Agenzia Fides 21/10/2020)

CONGO RD - Minacce di morte contro due Vescovi

“In un momento in cui il popolo congolese languisce in una miseria indescrivibile aggravata dal Covid-19, i partiti della coalizione di governo stanno dedicando le loro energie ai calcoli di posizionamento in relazione alle elezioni del 2023 al fine di mantenere o riconquistare il potere” affermano i Vescovi nel messaggio pubblicato al termine della loro Assemblea Plenaria.
Ad aggravare la situazioni ci sono inoltre “le piaghe del tribalismo e dei conflitti comunitari, spesso fomentati ed esacerbati dagli stessi attori politici, che sacrificano capacità e meritocrazia nella gestione della cosa pubblica a vantaggio degli interessi di parte”.
Lo stallo politico, al quale si aggiunge quello della Corte costituzionale, priva del quorum necessario a deliberare, aggrava la pesante crisi economica con “una drastica diminuzione del potere d’acquisto della popolazione, e quindi un aumento della povertà e della disoccupazione. Il settore minerario su cui il Paese potrebbe contare è, come molti altri, afflitto dalla corruzione e avvantaggia pochi individui, multinazionali e ‘gruppi criminali militarizzati’ invece che la popolazione”.
“La situazione della sicurezza rimane disastrosa, soprattutto nella parte orientale del Paese, in particolare nelle province di Ituri, Nord e Sud Kivu e Tanganica. Notiamo la strategia di spopolamento mediante massacri di popolazioni locali, occupazione di terre e controllo delle risorse naturali” affermano i Vescovi, che “denunciano e condannano con forza le minacce di morte fatte ai nostri fratelli nell’episcopato, Mons. Dieudonné Uringi, Vescovo di Bunia e Sébastien Muyengo, Vescovo di Uvira”. Entrambi hanno denunciato negli ultimi mesi la “balcanizzazione” della RDC da parte di forze straniere che, secondo loro, stanno alimentando conflitti tribali e ribellioni per appropriarsi di porzioni di terra congolese e sfruttarne le ricchezze.
(Agenzia Fides 22/10/2020)

LIBERTÀ DI EDUCAZIONE

CAMERUN - Massacro di 6 scolari: “È il giorno più buio e triste” dice il Vescovo di Kumba

“Oggi è il giorno più buio e triste a Kumba dalla crisi socio-politica che ha colpito il Nord Ovest e il Sud Ovest, iniziata nel 2016 e coinvolta nella guerra” ha affermato Sua Ecc. Mons. Agapitus Nfon, Vescovo di Kumba, nel sud-ovest del Camerun, che ha denunciato l’uccisione di almeno 6 studenti di età compresa tra 9 e 12 anni, a colpi di arma da fuoco e di machete. Diversi altri alunni sono rimasti feriti.
Il massacro è stato commesso sabato 24 ottobre presso il collegio dell’Accademia Bilingue Internazionale Madre Francisca, quando intorno alle 11,30 del mattino un gruppo di aggressori non identificati ha fatto irruzione nel cortile del college prima di aprire il fuoco sugli studenti che erano in classe.
Qual era la loro colpa? È quella di studiare?” Si chiede il Vescovo. “Per quanto tempo le autorità interessate staranno a guardare? I nostri figli dovranno morire di nuovo prima di fare qualcosa? “
“A causa di questo atto barbaro, la gente di Kumba è in lacrime e l’intera diocesi è in lutto, i nostri cuori sono spezzati perché i nostri bambini innocenti non ci sono più” afferma il Vescovo, che chiede al governo camerunese e alla comunità internazionale di porre fine alle uccisioni di civili nella parte anglofona del Camerun. Nelle due province anglofone, il conflitto è in atto dal 2016, quando il Presidente Paul Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Questo provvedimento è stato la scintilla che ha portato a uno scontro durissimo tra le autorità e le milizie che chiedono l’indipendenza delle province anglofone. (L.M.)
(Agenzia Fides 26/10/2020)

INDIA - Sciopero della fame per rivendicare i diritti delle istituzioni educative cristiane

Con questa protesta, tre vescovi e due funzionari cattolici intendono attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’ingerenza del governo nella gestione degli istituti educativi, attraverso interventi arbitrari e modifiche a leggi esistenti.
Lo scopo della protesta – ha precisato monsignor Maria Calist Soosa Pakiam, arcivescovo di Trivandrum – non è chiedere un “favore speciale allo Stato”, ma chiedere che vengano tutelati i nostri diritti costituzionali.

Oltre 5000 le scuole gestite
Le chiese cristiane gestiscono, infatti, circa 5.000 scuole delle 13.000 dello Stato e più della metà ha diritto ai finanziamenti governativi per pagare gli stipendi a un certo numero di insegnanti. Per cinque anni, più di 3.000 insegnanti, in istituti scolastici diretti dalla Chiesa, non sono stati pagati, ha aggiunto monsignor Pakiam, definendo questo atto come un “atto di crudeltà”, soprattutto in tempo di pandemia.
Le intrusioni del governo
Padre Charles Leon, segretario della Commissione episcopale per l’educazione cattolica che copre tutte le 32 diocesi dello Stato, ha invece riferito come il governo abbia cercato di intromettersi anche nella nomina degli insegnanti, cercando “di acquisire il diritto di nominare il 50 per cento del personale docente nelle scuole gestite dalla Chiesa e in altre scuole gestite da minoranze”, violando le disposizioni costituzionali. (RV 2020 10 23 Anna Poce)

CHIESE INCENDIATE

CILE - Una chiesa distrutta e una incendiata: i Vescovi invitano a prendere le distanze dalla violenza irrazionale

L’incendio che ha portato alla distruzione totale della chiesa dell’Assunta, a pochi metri da Piazza Italia, nel centro di Santiago del Cile, ha segnato la giornata di domenica 18 ottobre, giorno di proteste nel primo anniversario della mobilitazione sociale che diede inizio a marce e scontri massicci con i Carabineros (Polizia) e le forze militari che hanno lasciato migliaia di feriti, trenta morti e messo in crisi il governo di Sebastián Piñera. La chiesa dell’Assunta è stata totalmente distrutta, compreso il campanile, crollato a causa delle fiamme appiccate dai manifestanti del luogo.
Un secondo incendio è stato registrato nella chiesa di San Francisco de Borja, la cappella istituzionale dei Carabineros, nel centro della capitale. Un gruppo di uomini ha fatto irruzione nel luogo sacro, ha provocato danni e acceso un fuoco per incendiare la chiesa, intento sventato dai vigili del fuoco. Questa azione si è conclusa con cinque arresti.
La Conferenza Episcopale del Cile (CECh) ha pubblicato lo stesso giorno, 18 ottobre, un comunicato dove si legge: “Gli eventi delle ultime ore a Santiago e in altre città del Cile dimostrano che non ci sono limiti per chi aggrava la violenza. Abbiamo tristemente visto le aggressioni, i saccheggi e gli attacchi ai luoghi di preghiera, agli spazi sacri dedicati a Dio e al servizio della solidarietà verso le persone. Ci fa male vedere un tempio patrimonio di Santiago distrutto e di cui si celebra la distruzione. Esprimiamo la nostra particolare vicinanza alle comunità della parrocchia di La Asunción e della chiesa istituzionale dei Carabineros de Chile”.
“Questi gruppi violenti - continua la dichiarazione della CECh - contrastano con molti altri che hanno manifestato pacificamente. La stragrande maggioranza del Cile desidera giustizia e misure efficaci che aiutino a superare i divari della disuguaglianza; non vogliono più corruzione o abuso, si aspettano un trattamento dignitoso, rispettoso ed equo. Crediamo che questa maggioranza non sostenga o giustifichi azioni violente che causano dolore a individui e famiglie, danneggiando comunità che non possono vivere tranquillamente nelle loro case o al lavoro, spaventate da chi non cerca di costruire nulla, ma piuttosto distrugge tutto”.
(CE) (Agenzia Fides 20/10/2020)

SACERDOTI UCCISI

BRASILE - Trovato ucciso un giovane sacerdote padre Adriano da Silva Barros ordinato cinque mesi fa

“La Diocesi di Caratinga informa, con grande rammarico, della morte di P. Adriano da Silva Barros, fino ad ora vicario parrocchiale della Parrocchia di São Simão, a Simonésia, MG. P. Adriano era scomparso dal primo pomeriggio del giorno 13 ottobre, quando è stato visto l’ultima volta a Reduto-MG. La notte del 14 è stato trovato senza vita nelle vicinanze della città di Manhumirim. L’ipotesi iniziale, ancora oggetto di indagine da parte delle autorità di polizia, è che sia stato vittima di una rapina”: con queste parole la diocesi di Caratinga, in Brasile, ha informato i fedeli sulla morte violenta del sacerdote.
Padre Adriano da Silva Barros aveva 36 anni. Un primo rapporto della polizia segnala la sua morte da arma bianca, ma il corpo è stato in parte dato alle fiamme. Un contadino della zona rurale di Manhumirin, vedendo il fuoco da lontano, ha dato l’allarme per spegnerlo.
(CE) (Agenzia Fides 16/10/2020)

VENEZUELA - Un sacerdote, padre José Manuel de Jesus Ferriera, ucciso durante una rapina

Il Vescovo della diocesi di San Carlos de Venezuela, Mons. Polito Rodríguez Méndez, insieme alla Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani), ha pubblicato un comunicato per informare della morte violenta del sacerdote José Manuel de Jesus Ferreira, parroco del Santuario Eucaristico Diocesano San Juan Bautista. L’omicidio è accaduto martedì 20 ottobre, dopo che il sacerdote aveva celebrato la messa con poche persone presenti, a causa della pandemia, mentre le stava salutando fuori della chiesa, sulla strada. Il comunicato si conclude chiedendo di pregare per il sacerdote.
La Conferenza Episcopale Venezuelana, che ha condannato il fatto, riferisce in una nota inviata a Fides le parole di Mons. Polito Rodríguez Méndez: “il sacerdote, al momento di salutare questo piccolo gruppo di persone, ha visto una donna che era stata derubata, per andare in suo aiuto ha ricevuto un colpo di pistola. Fino all’ultimo momento padre José Manuel ha fatto del bene”. Nonostante sia stato portato all’ospedale di San Carlos, il sacerdote è morto subito dopo. I funerali sono stati celebrati ieri presso la parrocchia dove lavorava.
Padre José Manuel era nato a Caracas (Venezuela) il 25 novembre 1980, figlio di immigrati portoghesi. E’ entrato nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù nel 2000. Era stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 2009. Attualmente era parroco nel santuario eucaristico “San Juan”, dove aveva iniziato il restauro del santuario che risale all’epoca coloniale e stava promuovendo varie attività di carattere sociale a favore dei più svantaggiati. Tra gli altri compiti, era responsabile della pastorale missionaria della diocesi di San Carlos. Chi lo ha conosciuto ricorda il suo spirito carismatico e dinamico, sempre interessato a sviluppare attività innovative. Di carattere affabile e tranquillo, era sempre disponibile quando si trattava di aiutare i fratelli.
(CE) (Agenzia Fides 22/10/2020)

ARGENTINA - Ucciso padre Coqui Vaudagna, parroco a Vicuña Mackenna, probabilmente per un furto

“Cari fratelli: voglio comunicare che a motivo di una rapina, hanno ucciso padre Coqui Vaudagna. Preghiamo per il suo eterno riposo, perché Dio consoli la sua famiglia”: così Mons. Adolfo Uriona, FDP, Vescovo di Villa de la Concepcion del Rio Cuarto, ha informato via twitter della tragica morte del sacerdote.
Padre Jorge Vaudagna, conosciuto come “padre Coqui”, parroco della località Vicuña Mackenna, cittadina nel dipartimento di Río Cuarto, provincia di Córdoba, Argentina, 58 anni, è stato trovato morto la sera di ieri, martedì 27 ottobre.
Secondo notizie locali, è stato ucciso a colpi di arma di fuoco in un probabile tentativo di furto nella sua parrocchia, che si trova al centro della cittadina. Al momento non si hanno altri particolari, mentre le indagini proseguono.
Attraverso i social media Fides ha ricevuto la testimonianza video di padre Jorge Luis Basso, amico di “padre Coqui” ed ex parroco di Vicuña Mackenna, che sottolinea la disponibilità e le qualità di uomo di Dio di padre Jorge Vaudagna.
(CE) (Agenzia Fides 28/10/2020)

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