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2020 09 30 Ovunque il guardo io giro, cristianofobia ritrovo

Fonte:
CulturaCattolica.it
CINA - Perseguitata anche la Chiesa cattolica approvata dallo Stato. Un altro sacerdote torturato per costringerlo ad aderire alla Chiesa ufficiale INDIA - La polizia rimuove 15 croci nello Stato indiano del Karnataka NIGERIA - Rapito e poi rilasciato un sacerdote
CHIESE PROFANATE: ITALIA SPOLETO - Trafugata la reliquia di San Giovanni Paolo II NIGERIA - Le continue profanazioni costringono alla chiusura di una chiesa USA - ennesimo atto vandalico nei confronti dei luoghi di culto

CINA - Perseguitata anche la Chiesa cattolica approvata dallo Stato

L’adesione all’Associazione patriottica cattolica cinese non ferma le persecuzioni e anche le chiese statali vengono perseguitate, illecitamente controllate e chiuse

Per anni le chiese cattoliche clandestine sono state sottoposte a pressioni, minacce e intimidazioni affinché aderissero all’Associazione patriottica cattolica cinese (APCC) controllata dallo Stato. Il regime prometteva loro tranquillità e libertà di culto senza ostacoli fintantoché erano sotto il suo controllo. Ma la realtà è ben diversa e numerosi luoghi di culto autorizzati vengono vessati e intimiditi indipendentemente dal loro status ufficiale.

In giugno l’amministrazione della contea di Linyi a Dezhou, una prefettura nella provincia orientale dello Shandong, ha chiuso due chiese affiliate all’Associazione patriottica cattolica cinese (APCC) sostenendo che «non molti fedeli della comunità prendevano parte agli incontri».
Il 6 giugno tutte le croci, i simboli religiosi e le panche sono stati rimossi da una chiesa nel villaggio di Wangdangjia. L’insegna all’ingresso su cui era scritto «Chiesa cattolica» è stata ricoperta con alcune tavole di legno. Presto anche la chiesa cattolica situata sulla Cuijia lane ha subito la stessa sorte.
Il 19 maggio alcuni funzionari del posto hanno ordinato che fossero rimosse la croce e la statua della Vergine Maria in cima alla chiesa cattolica del villaggio di Wuqiu nel borgo di Jinling, amministrato dalla contea di Lanling nella prefettura di Linyi, perché «erano più alte dell’edificio ove ha sede il comitato del villaggio».
Il 10 novembre gli amministratori della contea di Tancheng si sono recati in una chiesa cattolica statale per demolirne il campanile, una statua di Gesù e un pilastro di cemento su cui poggiava la croce già rimossa in precedenza. Costoro hanno affermato che tali strutture religiose non erano consentite. Dopo la rettifica la chiesa si presenta come un normale edificio residenziale.

I cattolici registrati vengono perseguitati anche nella provincia settentrionale dell’Hebei. La chiesa cattolica nel villaggio di Zhangmengtun nella città di Dingzhou, era un edificio in stile occidentale ed era stata inaugurata nel 2017 con l’approvazione dell’amministrazione locale.

Il 2 giugno, dopo aver chiuso la chiesa, alcuni funzionari del borgo hanno distrutto alcune colonne in stile romanico e rimosso tutti i simboli religiosi sia all’interno sia all’esterno della chiesa, compresi l’altare, il podio, le panche e le immagini delle 14 stazioni della Via Crucis. Successivamente hanno abbattuto una colomba ornamentale che si trovava in cima all’edificio e hanno ricoperto con la vernice le croci che decoravano le tegole in ceramica.
A metà maggio alcuni funzionari del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito e di altre istituzioni statali, accompagnati da agenti della Brigata per la sicurezza nazionale e da poliziotti, sono andati a supervisionare la rimozione di cinque croci da una chiesa cattolica nella contea di Julu, amministrata dalla prefettura di Xingtai. Il cartello con la scritta in cinese «Chiesa cattolica» è stato rimosso da questo luogo di culto approvato dallo Stato 83 anni orsono.

Il diacono di un’altra chiesa nell’Hebei, la cui croce è stata rimossa e dove in luglio è stata installata una telecamera di sorveglianza all’ingresso, ha spiegato che la chiesa aveva aderito alla APCC sperando di poter celebrare le funzioni religiose tranquillamente. Il diacono ha aggiunto: «La situazione è cambiata e a volte le chiese registrate vengono perseguitate più di quelle clandestine e anche le loro croci vengono rimosse. Quando si tratta di controllare le chiese statali il regime si sente ancora più sicuro. Se lo avessimo saputo prima non avremmo aderito alla APCC».
WB 23/09/2020YANG XIANGWEN

CINA -Un altro sacerdote torturato per costringerlo ad aderire alla Chiesa ufficiale

Un altro sacerdote torturato per costringerlo ad aderire alla Chiesa ufficiale
Don Liu Maochun, della diocesi di Mindong, si rifiuta di aderire all’Associazione Patriottica Cattolica Cinese. Arrestato, è stato privato del sonno nel tentativo di piegarne la volontà

Il 1° settembre don Liu Maochun, della diocesi di Mindong, nella provincia sudorientale del Fujian, stava visitando i pazienti di un ospedale quando la polizia lo ha portato via. Gli agenti lo hanno interrogato in un centro di detenzione nella città con status di contea di Fu’an. Una fonte interna alla diocesi ha riferito a Bitter Winter che don Liu Maochun è stato torturato spietatamente. Gli agenti suonavano un gong accanto alle sue orecchie e gli puntavano agli occhi una luce forte per diversi giorni di seguito, un metodo di tortura noto come «sfinire un’aquila», quando una persona viene privata del sonno per molto tempo.
«Il governo dichiara che don Liu Maochun abbia disobbedito alle sue regole e sia “ideologicamente radicale”», ha spiegato la fonte.

Le tensioni fra il regime e i sacerdoti della diocesi sta aumentando sin dalla firma degli accordi fra Cina e Vaticano nel 2018. L’accordo provvisorio non ha migliorato la condizione del clero in quella che è nota come la Chiesa Cattolica sotterranea cinese, dal momento che il PCC esige l’adesione all’Associazione Patriottica Cattolica Cinese (APCC), ignorando le linee guida del Vaticano del 2019, in cui si chiede di rispettare coloro che rifiutano di aderirvi per motivi di coscienza. I preti che rifiutano il controllo del PCC patiscono una persecuzione grave, incluse la possibilità di essere arrestati e di subire altre forme di maltrattamento e intimidazione.

Don Liu Maochun, 46 anni, vive nell’ex residenza del vescovo a Luojiang, sotto-distretto di Fu’an, condividendola con il vescovo ausiliare della diocesi, Guo Xijin. Don Liu è stato ripetutamente ripreso per il suo rifiuto di aderire all’APCC e il regime ha colpito anche i suoi parenti. L’agenzia turistica di suo nipote è stata chiusa l’anno scorso e i suoi parenti più anziani hanno subito pressioni per spingerli ad aderire all’APCC.
«Don Liu Maochun è l’assistente di monsignor Guo. Il regime arresta e vuole controllare i sacerdoti che gli sono vicini e che rifiutano di aderire all’APCC», dice la fonte. Aggiunge che il governo ha perseguitato un diacono della diocesi, minacciando di demolire la sua casa e di levargli i figli se avesse ancora appoggiato il rifiuto di monsignor Guo di aderire alla Chiesa patriottica».
Una fonte interna all’amministrazione di Fu’an ha riferito a Bitter Winter che l’arresto di don Liu Maochun sia legato alle indagini volte a scoprire le fughe di notizie sulla tortura di don Huang, un altro sacerdote di Mindong che rifiuta di aderire all’APCC. Il regime sospetta che don Liu Maochun possa essere una delle persone che ha diffuso le informazioni su don Huang con la stampa estera.

Il giorno dopo l’arresto di don Liu, l’Ufficio di sicurezza pubblica di Ningde ha ordinato l’arresto di don Zhu Rutuan, un altro sacerdote della diocesi, per costringerlo ad aderire all’APCC. Avendo ricevuto un avvertimento, il sacerdote si è nascosto e i funzionari dell’Ufficio stanno impiegando mezzi di sorveglianza ad alta tecnologia per trovarlo.

Una fonte interna all’amministrazione ha riferito a Bitter Winter che le autorità considerano i preti che rifiutano di aderire alla Chiesa patriottica alla stregua di “estremisti religiosi”, visto che credono solo in Dio e rifiutano l’autorità del PCC. «Ci sono piani per detenere gli “estremisti religiosi” o quelli che vengono etichettati come xie jiao, in corsi speciali di indottrinamento, che vengono chiamate “Case dell’amore”», dice la fonte.
BW 29/09/2020AN XIN

INDIA - La polizia rimuove 15 croci nello Stato indiano del Karnataka

Il 23 settembre scorso, la polizia dello Stato indiano del Karnataka ha rimosso 15 croci da una collina vicino alla chiesa cattolica di San Giuseppe a Susai Palya, nel distretto di Chikkkaballapur, accusando i cristiani di aver invaso il territorio del governo e di aver eretto croci senza permesso. La parrocchia – si legge su UCA News - procederà per vie legali per ripristinare le croci. Obbedendo a un ordine dell’Alta Corte dello Stato, più di 300 funzionari della polizia e del fisco, in un’operazione durata sei ore, hanno rimosso una croce lunga 32 metri e altre 14 croci lunghe sette metri in uno spazio utilizzato dalla chiesa di San Giuseppe da più di cinque decenni durante il periodo quaresimale.

Le ferite della Chiesa
“I funzionari del governo hanno agito arbitrariamente senza alcun preavviso”, ha riferito ad UCA News il parroco, padre Antony Britto Rajan, raccontando come centinaia di parrocchiani abbiano assistito a questa azione “sotto shock e con orrore”. Secondo i leader della Chiesa, il governo del partito filo-indù Bharatiya Janata Party (BJP), accusato di sostenere i gruppi indù, sta deliberatamente prendendo di mira i cristiani, opponendosi “alle opere caritatevoli destinate al riscatto sociale dei poveri e degli emarginati”. In un’operazione simile, a marzo, la polizia aveva rimosso una statua di Cristo e 14 croci da un luogo di sepoltura cristiana sulla collinetta di Mahima Betta, nel distretto di Bengaluru. Anche in quella occasione la polizia aveva detto che i cristiani avevano invaso il territorio del governo. Monsignor Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, aveva reagito all’incidente di marzo, esprimendo l’auspicio che il governo dello Stato “desse istruzioni alle autorità locali perché facessero immediatamente atto di riparazione” reinstallando le croci. Ma dopo sette mesi, il governo non ha fatto nulla e, al contrario, ne ha rimosse altre 15.
(Anna Poce – Città del Vaticano RV 29 09 2020)

NIGERIA - Rapito e poi rilasciato un sacerdote

Ennesimo rapimento di un sacerdote in Nigeria. P. Jude Onyebadi, che opera nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Issele-Azagba, a circa 10 miglia a sud-est di Issele-Uku, è stato rapito dalla sua fattoria il 26 settembre. Alcuni uomini armati lo hanno rapito insieme ad altre tre persone che si trovavano con lui. Questi ultimi sono stati rilasciati qualche ora dopo. I familiari del sacerdote, in collaborazione con alcuni volontari della zona, avevano subito organizzato una ricerca del sacerdote rapito senza però alcun risultato.
P. Onyebadi è stato rilasciato nel primo pomeriggio del 29 settembre. P. Charles Uganwa, direttore delle comunicazioni della diocesi di Issele-Uku, ha detto che il sacerdote è stato picchiato al momento del rapimento ma non ha subito ferite gravi. P. Uganwa ha detto di non essere stato in grado di confermare se sia stato pagato un riscatto per il suo rilascio. La Conferenza Episcopale Nigeriana ha proibito il pagamento di riscatti per la liberazione di sacerdoti e religiosi/e, ma sovente sono i parrocchiani che raccolgono la somma richiesta dai rapitori per riavere il loro sacerdote.
P. Onyebadi era già stato rapito nel 2016, sempre nello stesso luogo, ed era stato rilasciato dopo qualche giorno. Si ritiene che i rapitori siano pastori Fulani. Lo stato del Delta, dove si trova Issele-Uku, è prevalentemente cristiano, ma piccole bande di militanti musulmani che si nascondono nella fitta boscaglia sono una minaccia continua. Molti di loro sembrano essere Fulani. Prima del rapimento di padre Onyebadi, almeno sei sacerdoti della diocesi di Issele-Uku sono stati rapiti dal 2018.
Il caso più grave di rapimento di membri della Chiesa si è verificato all’inizio di quest’anno, quando l’8 gennaio uomini armati hanno rapito quattro seminaristi dal Seminario del Buon Pastore a Kaduna (vedi Fides 13/1/2020). I rapitori alla fine hanno rilasciato tre seminaristi, ma hanno ucciso il diciottenne Michael Nnadi dopo che questi si era rifiutato di rinunciare alla sua fede (vedi Fides 4/5/2020). (L.M.) (Agenzia Fides 30/9/2020)

CHIESE: furti e profanazioni

ITALIA SPOLETO - Trafugata la reliquia di San Giovanni Paolo II.

È stata rubata la reliquia “ex sanguine” di san Giovanni Paolo II custodita e venerata nella Cappella del Crocifisso della Basilica Cattedrale di Spoleto. A fare la scoperta è stata la sacrestana al momento della chiusura.
Nello specifico, si tratta di un’ampolla contenente alcune gocce di sangue, donata alla Chiesa di Spoleto-Norcia nel 2016 dal cardinale Dziwisz. Custodita nella cappella del Crocifisso del Duomo di Spoleto, la reliquia doveva essere trasferita nella nuova Chiesa cittadina intitolata a Papa Wojtyla e che sarà consacrata il prossimo 22 ottobre.


L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, lancia un appello perché venga restituita la reliquia “ex sanguine” di San Giovanni Paolo II rubata ieri e che era custodita e venerata nella Cappella del Crocifisso della Basilica Cattedrale di Spoleto. Ad accorgersi del furto, riferisce un comunicato dell’arcidiocesi, la sacrestana del duomo al momento della chiusura. La Curia Arcivescovile ha avvertito immediatamente la Compagnia dei Carabinieri di Spoleto, che sta svolgendo le indagini, visionando anche le immagini dell’impianto di video sorveglianza. Appena appresa la notizia, monsignor Boccardo ha espresso sconcerto e rincrescimento per tale gesto sacrilego, facendosi interprete dei sentimenti dei fedeli che conservano viva memoria e nutrono grande devozione nei confronti di Papa Wojtyla. In un videomessaggio, monsignor Boccardo definisce il furto un atto grave che ferisce la sensibilità e la devozione di tante persone. “Voglio sperare che si tratti di un atto di superficialità, non con l’intenzione di offendere la sensibilità dei fedeli – afferma –. Voglio sperare altresì che questo gesto sconsiderato non sia stato compiuto a fini di lucro”.

La vicinanza del Cardinale Dziwisz
Il cardinale Stanislaw Dziwisz arcivescovo emerito di Cracovia e per molti anni segretario particolare di San Giovanni Paolo II, ha espresso vicinanza e solidarietàalla Chiesa di Spoleto.
(Tiziana Campisi – Città del Vaticano RV 29 09 2020)

NIGERIA - Le continue profanazioni costringono alla chiusura di una chiesa

I continui sacrilegi commessi nella chiesa di San Pietro a Makurdi hanno costretto il Vescovo della diocesi nigeriana, Sua Ecc. Mons. Wilfred Anagbe, a sospendere a tempo indeterminato tutte le attività nella parrocchia. La sospensione, entrata in vigore il 15 settembre 2020, ha fatto seguito a due attacchi sacrileghi alla parrocchia, il 12 agosto e il 13 settembre, da parte di persone ancora da identificare.
Gli assalitori sono entrati nella cappella dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento e nell’edificio principale della chiesa, profanando la Santissima Eucaristia e saccheggiando i calici sacri, per cui tutta la chiesa è rimasta profanata.
La chiusura, secondo il decreto, “è per consentirci di prepararci adeguatamente alla penitenza richiesta dalla legge per riparare il danno che questa profanazione ha arrecato al Sacro Corpo di Cristo”.
“Le attività pastorali riprenderanno solo dopo che sarà stata fatta una riparazione proporzionale a questo sacrilegio e saranno pienamente garantite migliori strutture di sicurezza per la parrocchia, secondo i requisiti canonici. (L.M.) (Agenzia Fides 24/9/2020)

USA - ennesimo atto vandalico nei confronti dei luoghi di culto

Proseguono gli atti vandalici contro le chiese in California. A farne le spese questa volta è stata la Cattedrale caldea di San Pietro a El Cajon. I vandali hanno imbrattato l’edificio con svastiche e una serie di slogan politici di diversa natura: da “Biden 2020” a “Black Lives Matter”. I vandali hanno capovolto le croci e hanno disegnato graffiti indecifrabili accanto a simboli nazisti e scritte inneggianti al “White Power”.

Preghiamo per i criminali
“Questa mattina la nostra amata Cattedrale è stata oltraggiata” hanno scritto i fedeli della comunità “atti come questi ci ricordano le persecuzioni patite dai nostri fratelli in Iraq. Preghiamo per i criminali che si sono macchiati di questo reato”. La comunità caldea negli Usa è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni perché si è registrato un alto numero di persone nel paese che hanno lasciato il Medio Oriente.

Vescovi: una società che ha bisogno di guarigione
In realtà quello della Cattedrale caldea di San Pietro è l’ultimo di una serie di atti vandalici subiti negli ultimi mesi dagli edifici di culto statunitensi. L’ultimo, in ordine di tempo, risale all’inizio della settimana appena trascorsa ed è accaduto in Florida, dove un incendio doloso ha causato gravi danni ad una chiesa, mentre in Texas un uomo con una mazza da baseball ha danneggiato le icone di un Seminario. A luglio scorso i vescovi statunitensi avevano espresso la loro preoccupazione per il ripetersi di incidenti e danneggiamenti contro luoghi e simboli del cattolicesimo. “Segno di una società che ha bisogno di guarigione” evidenziarono in una nota ufficiale Thomas G. Wenski e Paul S. Coakley, presidenti rispettivamente del Comitato episcopale per la libertà religiosa e del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano.
(RV 28 09 2020 Davide Dionisi - Città del Vaticano)

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