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2020 08 05 NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua

Fonte:
CulturaCattolica.it
2020 08 05 NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua COLOMBIA - Trovato morto un parroco di San Miguel MESSICO - Ferito gravemente un sacerdote nel Michoacan TESTIMONIANZA CENTRAFRICA - Il Covid-19 si abbatte su una nazione poverissima e in stato di conflitto perenne

NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua: “Odio verso la Chiesa cattolica”

Un uomo ha provocato un incendio che ha devastato un antico crocifisso. Per il cardinale Brenes è un atto terroristico. Profondamente ferita la comunità cattolica nicaraguense

“Un atto terroristico”: così il cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua, ha definito l’attentato compiuto contro la Cattedrale della capitale nicaraguense.
Un uomo incappucciato, secondo alcuni testimoni, ha lanciato una bomba molotov nella cappella del Sangue di Cristo all’interno della Cattedrale, provocando un incendio che, tra l’altro, ha bruciato un crocifisso di circa quattro secoli. L’incendio è stato domato in tempi abbastanza rapidi. Non ci sono stati feriti, ma l’attacco ha profondamente colpito la comunità cattolica.

Un atto premeditato
Un comunicato dell’Arcidiocesi afferma che si tratta di “un atto premeditato e pianificato, compiuto da una persona esperta”. Il crocifisso - si sottolinea - “è stato bruciato nella sua interezza da un dispositivo non ancora identificato”. Si esclude in modo deciso, come invece affermato da alcuni, “l’ipotesi di un incendio accidentale” in quanto nell’area dell’attacco non ci sono candele. L’Arcidiocesi parla di una “deplorevole azione” che “offende e ferisce profondamente” tutti i cattolici perché l’immagine di questo crocifisso “è una delle più amate e venerate dai fedeli” nicaraguensi.

Identificare mandanti ed esecutori
“Questo fatto riprovevole - prosegue il comunicato - si aggiunge ad una serie di atti sacrileghi, di violazioni alla proprietà della Chiesa, di assedi ai templi, che non sono altro che una catena di eventi che riflettono l’odio verso la Chiesa cattolica e la sua opera di evangelizzazione. Gli attacchi contro la fede del popolo cattolico richiedono un’analisi approfondita, per chiarire gli autori intellettuali e materiali di questo atto macabro e sacrilego”. Infine, il comunicato invita i credenti ad “essere attenti” alle indicazioni dell’arcivescovo nei prossimi giorni, per rispondere con fede “al sentimento di dolore e impotenza che soffriamo”.

La preghiera di Papa Wojtyla davanti al crocifisso
San Giovanni Paolo II sostò in preghiera davanti al crocifisso del “Sangue di Cristo” visitando la Cattedrale nel febbraio 1996. Nel suo discorso rivolse queste parole ai presenti:
“Voi avete voluto che questo tempio, cuore dell’Arcidiocesi di Managua, in cui venerate con devozione l’antica immagine del ‘Sangue di Cristo’, giunta dalla Spagna più di tre secoli fa e che rappresenta Gesù che sulla croce offre al Padre tutto il suo sangue e tutta la sua umanità, fosse dominato dal Signore Risorto con l’insegna della sua vittoria sul peccato e sulla morte. Non dimenticate questo mistero della morte e risurrezione quando la stanchezza, la solitudine o l’incomprensione altrui potrebbero far diminuire il vostro entusiasmo o far vacillare il vostro spirito. Non dubitate del fatto che siete amati dal Signore e il suo amore vi precede e accompagna sempre: la sua vittoria è garanzia della nostra!”.

Attacchi contro le chiese del Nicaragua
Negli ultimi mesi e anche recentemente, ci sono stati diversi atti di vandalismo contro le chiese in Nicaragua. Sono state profanate Ostie consacrate, rubati ostensori, cassette delle offerte, amplificatori, distrutte statue, danneggiati banchi e altri mobili e oggetti. Un clima crescente di violenza e intimidazione contro i cattolici in una fase delicata della situazione generale del Paese centroamericano. (01 08 2020 VATICAN NEWS)

NICARAGUA - Il Cardinale Brenes: l’incendio della cattedrale è “un atto di terrorismo”

“Un atto di terrorismo”, Con queste parole il Cardinale nicaraguense Leopoldo Brenes ha definito l’attentato incendiario che venerdì 31 luglio ha devastato una cappella della Cattedrale metropolitana di Managua, danneggiando gravemente il cosidetto “Sangue di Cristo, prezioso crovifisso ligneo, antico di 382 anni, che era stato venerato anche da Papa Giovanni Paolo II nel 1996, in occasione del suo secondo viaggio in Nicaragua.
Secondo quanto riferito da testimoni, un uomo incappucciato è penetrato nella cappella e vi ha lanciato una bottiglia incendiaria, dopo aver detto ad alta voce “vengo al Sangue di Cristo”.
Nella cappella è anche esposto costantemente il Santissimo Sacramento, visibile all’interno del tabernacolo.

“E’ un atto di sacrilegio e profanazione, per il quale dobbiamo rimanere in costante preghiera, per chiedere che le forze del male siano sconfitte”, si legge in un comunicato diffuso dall’Arcidiocesi di Managua dopo l’attentato. .
In una conferenza stampa improvvisata nel cortile della Cattedrale, il Cardinale Brenes ha riferito di indizi che mostrano come l’attentato incendiario contro uno dei beni più preziosi per i cattolici nicaraguensi “sia stato pianificato con molta calma”. Il Cardinale Arcivescovo di Managua ha collegato la grave profanazione a un altro evento accaduto il 20 luglio, quando un uomo alla guida di un furgone ha distrutto le porte della Cattedrale, danneggiando parte della recinzione. Proprio quel quel varco è servito come via di fuga per gli autori dell’attentato incendiario contro la cappella della Cattedrale e il crocifisso in essa contenuto. provocato l’incendio. “Hanno calcolato tutto, dove entrare, come fare l’attentato e poi come e da dove fuggire. Era perfettamente pianificato”, ha fatto notare il il Cardinale.

In merito all’evento, il vicepresidente Rosario Murillo si è spinto a dichiarare che l’incendio è stato il risultato di un incidente fortuito provocato dai fedeli. “Quel fuoco è iniziato, per le candele dei fedeli, così hanno preso fuoco le tende e le piante”, ha detto Murillo.

La versione governativa è stata però smentita da Brenes, che ha affermato: “Non vi sono candele, né abbiamo tende, quindi non possiamo pensare che il fuoco, possa essere il risultato di una candela che cade. Questo è stato un atto di terrorismo incendiario perpetrato con un ordigno distruttivo”, ha sottolineato il Cardinale.

Le relazioni tra la Chiesa cattolica del Nicaragua e il presidente nicaraguense Daniel Ortega sono state interrotte da quando anche sacerdoti e religiosi cattolici hanno manifestato vicinanza concreta e attiva verso migliaia di manifestanti coinvolti nelle proteste antigovernative del 2018 (Vedi Fides 22/10/2018 ). Durante quei moti di piazza, centinaia di manifestanti sono morti, sono scomparsi o sono stati arrestati, e più di 100mila persone sono fuggite dal Paese. .
L’incendio avviene proprio nei giorni in cui diverse istituzioni governative erano impegnate a promuovere iniziative popolari nell’ambito dei festeggiamenti per San Domenico de Guzmán, Patrono di Managua. Tali festeggiamenti erano stati sospesi dall’arcidiocesi (Vedi Fides 16/07/2020). “Ciò che è accaduto è stata una dolorosa ferita al cuore del popolo cattolico nicaraguense”, ha scritto il Vescovo ausiliare di Managua, Mons. Silvio Báez, esiliato dal 2019 dopo aver ricevuto minacce di morte, presumibilmente da gruppi legati al governo.
Secondo la stampa locale, l’attacco di venerdì si va a aggiungere ad altri atti di vandalismo che nei giorni scorsi sono stati perpetrati contro chiese cattoliche in altre città del Paese. Tali fatti - si sottolinea nel testo diffuso dall’Arcidiocesi di Managua - “rappresentano una grave persecuzione contro la Chiesa cattolica, i suoi pastori e tutti i fedeli, in contraddizione con la libertà religiosa garantita dalla nostra Costituzione”. (CE)(Agenzia Fides 1/08/2020)

COLOMBIA - Trovato morto un parroco di San Miguel

Il pomeriggio di lunedì 27 luglio, mentre i fedeli che seguono attraverso le reti sociali di Santander, nel comune di San Miguel, aspettavano di assistere alla messa delle 18, si è saputo della morte del parroco, padre José Miguel Vergara Camacho, di 40 anni.
L’Agenzia Fides ha ricevuto il breve comunicato della diocesi di Malaga Soatà, in cui Mons. José Libardo Garces, Vescovo della diocesi, e i sacerdoti esprimono le condoglianze alla famiglia del sacerdote e alla comunità di san Miguel.
Padre Vergara era arrivato tre anni fa nel comune di San Miguel ed era amato dagli abitanti della comunità. Il sindaco Fidel Castro lo ricorda come un uomo semplice e umile nel lavoro svolto con la comunità. Le cause della morte del parroco, che ha svolto il ministero anche nel comune di Cepitá, sono oggetto di indagine da parte delle autorità.
(CE) (Agenzia Fides 30/7/2020)

MESSICO - Ferito gravemente un sacerdote nel Michoacan

Il sacerdote Agustin Patiño è stato ferito con 15 coltellate mentre si trovava nella casa parrocchiale a Briseñas, Michoacan, da 3 malviventi entrati con la violenza per rubare. Secondo un primo rapporto della polizia locale, i ladri sono entrati nella parrocchia Del Refugio, nel comune di Briseñas, il pomeriggio del 28 luglio. Sorpresi dal sacerdote, lo hanno aggredito con violenza ferendolo a morte. In questo momento il sacerdote lotta fra la vita e la morte nell’ospedale di Uruapan.
(CE) (Agenzia Fides 30/7/2020)

TESTIMONIANZA

CENTRAFRICA - Il Covid-19 si abbatte su una nazione poverissima e in stato di conflitto perenne

Nella Repubblica centrafricana, il Covid-19 si sta diffondendo rapidamente. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i casi confermati sono almeno 4.599 e i decessi 59. «Sul territorio, però, la situazione è decisamente peggiore», dice all’Agenzia Fides padre Aurelio Gazzera, missionario Carmelitano da anni attivo nella diocesi di Bozoum. il sacerdote ha visto crescere il contagio nelle scorse settimane ed è preoccupato delle conseguenze che potrebbero esserci in un Paese poverissimo, che vive in uno stato di guerra permanente dal 2013. Nella nazione il governo controlla solo le principali città. Il resto delle province è occupato da milizie che tengono sotto scacco città e campagne, controllando le fonti di ricchezza locale (miniere, boschi con legname pregiato, mandrie, ecc.).
«Nei mesi scorsi - continua padre Gazzera- sembrava che il coronavirus avesse risparmiato la Repubblica centrafricana. I casi ufficiali erano pochissimi, altrettanto pochi i decessi. Per contenere la diffusione, però, le autorità, secondo me, hanno sbagliato strategia». Il governo ha infatti ordinato di chiudere gli aeroporti per evitare l’afflusso di gente dall’estero. Contemporaneamente, però, non ha chiuso le frontiere terrestri, soprattutto quelle con il Camerun (dove il Covid-19 si è diffuso massicciamente). Così le persone che si muovono, passando periodicamente le frontiere, hanno portato il virus.
«La Repubblica centrafricana - osserva il Carmelitano - è poverissima. Inizialmente erano stati approntati 13 letti in terapia intensiva, poi portati a 50. Ma si trovano tutti a Bangui, la capitale. Altrove sono stati inviati fondi, ma non è stata creata né una rete di prevenzione né reparti per i malati. A Bozoum, a 400 km dalla capitale, è arrivato poco materiale per i test e pochissimi farmaci». Quello dei test è un problema gravissimo. Ne vengono fatti in misura ridotta e soprattutto nei grandi centri. Nelle campagne e nei villaggi non vengono eseguite analisi. «Quindi - prosegue padre Aurelio - non sappiamo se i numeri ufficiali corrispondono realmente alla situazione sul terreno. Si può ipotizzare che i contagi siano in numero maggiore. Come Chiesa locale, con l’aiuto della Conferenza episcopale italiana, della diocesi di Massa Carrara e delle Caritas Usa e Italia, siamo scesi in campo per promuovere i buoni comportamenti per evitare la diffusione del virus e per distribuire materiale di protezione. Ci siamo focalizzati soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, in particolare gli anziani e i disabili».
Il Covid-19 si abbatte su una nazione che vive da sempre una situazione sanitaria precaria. Aids, malaria, tubercolosi sono presenze costanti nella popolazione. «Sotto il profilo medico-sanitario - conclude padre Aurelio - viviamo in condizioni difficili. La malaria qui è endemica. Stiamo facendo prevenzione, ma serve poco. Le zanzariere che distribuiamo vengono utilizzate per pescare o per proteggere gli orti dagli insetti. Lo stesso facciamo per l’hiv e la Tbc. Lavoriamo intensamente su questo piano, ma i risultati sono lenti ad arrivare».
Intanto, nel campo della sicurezza e della pace, un episodio positivo si segnala a Bouar, nel distretto occidentale della Repubblica Centrafricana: una missione umanitaria è riuscita a fermare una rivolta che destabilizzava l’intera regione al confine con il Camerun. Da alcuni mesi, infatti, un gruppo di ex miliziani, isolati e senza sostentamento a causa della pandemia di Covid-19, aveva bloccato le vie di accesso alla città di Bouar, snodo sulla principale arteria commerciale del Paese. Alcuni volontari della Comunità di Sant’Egidio, impegnati per favorire la pace nella Repubblica Centrafricana, hanno portato viveri e aiuti messi a disposizione grazie ad un finanziamento del FAI (Fondation Assistance Internationale). L’operazione, svolta in collaborazione con la presidenza della Repubblica Centrafricana, ha avuto l’effetto di fermare la rivolta, riaprire l’accesso alla città e ristabilire la fiducia nel disarmo, in un paese dove operano ancora diversi gruppi armati.
(EC) (Agenzia Fides 30/7/2020)

2020 08 05 NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua

2020 08 05 NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua COLOMBIA - Trovato morto un parroco di San Miguel MESSICO - Ferito gravemente un sacerdote nel Michoacan TESTIMONIANZA CENTRAFRICA - Il Covid-19 si abbatte su una nazione poverissima e in stato di conflitto perenne
Fonte:
CulturaCattolica.it

NICARAGUA - Attentato contro la Cattedrale di Managua: “Odio verso la Chiesa cattolica”

Un uomo ha provocato un incendio che ha devastato un antico crocifisso. Per il cardinale Brenes è un atto terroristico. Profondamente ferita la comunità cattolica nicaraguense

“Un atto terroristico”: così il cardinale Leopoldo José Brenes, arcivescovo di Managua, ha definito l’attentato compiuto contro la Cattedrale della capitale nicaraguense.
Un uomo incappucciato, secondo alcuni testimoni, ha lanciato una bomba molotov nella cappella del Sangue di Cristo all’interno della Cattedrale, provocando un incendio che, tra l’altro, ha bruciato un crocifisso di circa quattro secoli. L’incendio è stato domato in tempi abbastanza rapidi. Non ci sono stati feriti, ma l’attacco ha profondamente colpito la comunità cattolica.

Un atto premeditato
Un comunicato dell’Arcidiocesi afferma che si tratta di “un atto premeditato e pianificato, compiuto da una persona esperta”. Il crocifisso - si sottolinea - “è stato bruciato nella sua interezza da un dispositivo non ancora identificato”. Si esclude in modo deciso, come invece affermato da alcuni, “l’ipotesi di un incendio accidentale” in quanto nell’area dell’attacco non ci sono candele. L’Arcidiocesi parla di una “deplorevole azione” che “offende e ferisce profondamente” tutti i cattolici perché l’immagine di questo crocifisso “è una delle più amate e venerate dai fedeli” nicaraguensi.

Identificare mandanti ed esecutori
“Questo fatto riprovevole - prosegue il comunicato - si aggiunge ad una serie di atti sacrileghi, di violazioni alla proprietà della Chiesa, di assedi ai templi, che non sono altro che una catena di eventi che riflettono l’odio verso la Chiesa cattolica e la sua opera di evangelizzazione. Gli attacchi contro la fede del popolo cattolico richiedono un’analisi approfondita, per chiarire gli autori intellettuali e materiali di questo atto macabro e sacrilego”. Infine, il comunicato invita i credenti ad “essere attenti” alle indicazioni dell’arcivescovo nei prossimi giorni, per rispondere con fede “al sentimento di dolore e impotenza che soffriamo”.

La preghiera di Papa Wojtyla davanti al crocifisso
San Giovanni Paolo II sostò in preghiera davanti al crocifisso del “Sangue di Cristo” visitando la Cattedrale nel febbraio 1996. Nel suo discorso rivolse queste parole ai presenti:
“Voi avete voluto che questo tempio, cuore dell’Arcidiocesi di Managua, in cui venerate con devozione l’antica immagine del ‘Sangue di Cristo’, giunta dalla Spagna più di tre secoli fa e che rappresenta Gesù che sulla croce offre al Padre tutto il suo sangue e tutta la sua umanità, fosse dominato dal Signore Risorto con l’insegna della sua vittoria sul peccato e sulla morte. Non dimenticate questo mistero della morte e risurrezione quando la stanchezza, la solitudine o l’incomprensione altrui potrebbero far diminuire il vostro entusiasmo o far vacillare il vostro spirito. Non dubitate del fatto che siete amati dal Signore e il suo amore vi precede e accompagna sempre: la sua vittoria è garanzia della nostra!”.

Attacchi contro le chiese del Nicaragua
Negli ultimi mesi e anche recentemente, ci sono stati diversi atti di vandalismo contro le chiese in Nicaragua. Sono state profanate Ostie consacrate, rubati ostensori, cassette delle offerte, amplificatori, distrutte statue, danneggiati banchi e altri mobili e oggetti. Un clima crescente di violenza e intimidazione contro i cattolici in una fase delicata della situazione generale del Paese centroamericano. (01 08 2020 VATICAN NEWS)

NICARAGUA - Il Cardinale Brenes: l’incendio della cattedrale è “un atto di terrorismo”

“Un atto di terrorismo”, Con queste parole il Cardinale nicaraguense Leopoldo Brenes ha definito l’attentato incendiario che venerdì 31 luglio ha devastato una cappella della Cattedrale metropolitana di Managua, danneggiando gravemente il cosidetto “Sangue di Cristo, prezioso crovifisso ligneo, antico di 382 anni, che era stato venerato anche da Papa Giovanni Paolo II nel 1996, in occasione del suo secondo viaggio in Nicaragua.
Secondo quanto riferito da testimoni, un uomo incappucciato è penetrato nella cappella e vi ha lanciato una bottiglia incendiaria, dopo aver detto ad alta voce “vengo al Sangue di Cristo”.
Nella cappella è anche esposto costantemente il Santissimo Sacramento, visibile all’interno del tabernacolo.

“E’ un atto di sacrilegio e profanazione, per il quale dobbiamo rimanere in costante preghiera, per chiedere che le forze del male siano sconfitte”, si legge in un comunicato diffuso dall’Arcidiocesi di Managua dopo l’attentato. .
In una conferenza stampa improvvisata nel cortile della Cattedrale, il Cardinale Brenes ha riferito di indizi che mostrano come l’attentato incendiario contro uno dei beni più preziosi per i cattolici nicaraguensi “sia stato pianificato con molta calma”. Il Cardinale Arcivescovo di Managua ha collegato la grave profanazione a un altro evento accaduto il 20 luglio, quando un uomo alla guida di un furgone ha distrutto le porte della Cattedrale, danneggiando parte della recinzione. Proprio quel quel varco è servito come via di fuga per gli autori dell’attentato incendiario contro la cappella della Cattedrale e il crocifisso in essa contenuto. provocato l’incendio. “Hanno calcolato tutto, dove entrare, come fare l’attentato e poi come e da dove fuggire. Era perfettamente pianificato”, ha fatto notare il il Cardinale.

In merito all’evento, il vicepresidente Rosario Murillo si è spinto a dichiarare che l’incendio è stato il risultato di un incidente fortuito provocato dai fedeli. “Quel fuoco è iniziato, per le candele dei fedeli, così hanno preso fuoco le tende e le piante”, ha detto Murillo.

La versione governativa è stata però smentita da Brenes, che ha affermato: “Non vi sono candele, né abbiamo tende, quindi non possiamo pensare che il fuoco, possa essere il risultato di una candela che cade. Questo è stato un atto di terrorismo incendiario perpetrato con un ordigno distruttivo”, ha sottolineato il Cardinale.

Le relazioni tra la Chiesa cattolica del Nicaragua e il presidente nicaraguense Daniel Ortega sono state interrotte da quando anche sacerdoti e religiosi cattolici hanno manifestato vicinanza concreta e attiva verso migliaia di manifestanti coinvolti nelle proteste antigovernative del 2018 (Vedi Fides 22/10/2018 ). Durante quei moti di piazza, centinaia di manifestanti sono morti, sono scomparsi o sono stati arrestati, e più di 100mila persone sono fuggite dal Paese. .
L’incendio avviene proprio nei giorni in cui diverse istituzioni governative erano impegnate a promuovere iniziative popolari nell’ambito dei festeggiamenti per San Domenico de Guzmán, Patrono di Managua. Tali festeggiamenti erano stati sospesi dall’arcidiocesi (Vedi Fides 16/07/2020). “Ciò che è accaduto è stata una dolorosa ferita al cuore del popolo cattolico nicaraguense”, ha scritto il Vescovo ausiliare di Managua, Mons. Silvio Báez, esiliato dal 2019 dopo aver ricevuto minacce di morte, presumibilmente da gruppi legati al governo.
Secondo la stampa locale, l’attacco di venerdì si va a aggiungere ad altri atti di vandalismo che nei giorni scorsi sono stati perpetrati contro chiese cattoliche in altre città del Paese. Tali fatti - si sottolinea nel testo diffuso dall’Arcidiocesi di Managua - “rappresentano una grave persecuzione contro la Chiesa cattolica, i suoi pastori e tutti i fedeli, in contraddizione con la libertà religiosa garantita dalla nostra Costituzione”. (CE)(Agenzia Fides 1/08/2020)

COLOMBIA - Trovato morto un parroco di San Miguel

Il pomeriggio di lunedì 27 luglio, mentre i fedeli che seguono attraverso le reti sociali di Santander, nel comune di San Miguel, aspettavano di assistere alla messa delle 18, si è saputo della morte del parroco, padre José Miguel Vergara Camacho, di 40 anni.
L’Agenzia Fides ha ricevuto il breve comunicato della diocesi di Malaga Soatà, in cui Mons. José Libardo Garces, Vescovo della diocesi, e i sacerdoti esprimono le condoglianze alla famiglia del sacerdote e alla comunità di san Miguel.
Padre Vergara era arrivato tre anni fa nel comune di San Miguel ed era amato dagli abitanti della comunità. Il sindaco Fidel Castro lo ricorda come un uomo semplice e umile nel lavoro svolto con la comunità. Le cause della morte del parroco, che ha svolto il ministero anche nel comune di Cepitá, sono oggetto di indagine da parte delle autorità.
(CE) (Agenzia Fides 30/7/2020)

MESSICO - Ferito gravemente un sacerdote nel Michoacan

Il sacerdote Agustin Patiño è stato ferito con 15 coltellate mentre si trovava nella casa parrocchiale a Briseñas, Michoacan, da 3 malviventi entrati con la violenza per rubare. Secondo un primo rapporto della polizia locale, i ladri sono entrati nella parrocchia Del Refugio, nel comune di Briseñas, il pomeriggio del 28 luglio. Sorpresi dal sacerdote, lo hanno aggredito con violenza ferendolo a morte. In questo momento il sacerdote lotta fra la vita e la morte nell’ospedale di Uruapan.
(CE) (Agenzia Fides 30/7/2020)

TESTIMONIANZA

CENTRAFRICA - Il Covid-19 si abbatte su una nazione poverissima e in stato di conflitto perenne

Nella Repubblica centrafricana, il Covid-19 si sta diffondendo rapidamente. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i casi confermati sono almeno 4.599 e i decessi 59. «Sul territorio, però, la situazione è decisamente peggiore», dice all’Agenzia Fides padre Aurelio Gazzera, missionario Carmelitano da anni attivo nella diocesi di Bozoum. il sacerdote ha visto crescere il contagio nelle scorse settimane ed è preoccupato delle conseguenze che potrebbero esserci in un Paese poverissimo, che vive in uno stato di guerra permanente dal 2013. Nella nazione il governo controlla solo le principali città. Il resto delle province è occupato da milizie che tengono sotto scacco città e campagne, controllando le fonti di ricchezza locale (miniere, boschi con legname pregiato, mandrie, ecc.).
«Nei mesi scorsi - continua padre Gazzera- sembrava che il coronavirus avesse risparmiato la Repubblica centrafricana. I casi ufficiali erano pochissimi, altrettanto pochi i decessi. Per contenere la diffusione, però, le autorità, secondo me, hanno sbagliato strategia». Il governo ha infatti ordinato di chiudere gli aeroporti per evitare l’afflusso di gente dall’estero. Contemporaneamente, però, non ha chiuso le frontiere terrestri, soprattutto quelle con il Camerun (dove il Covid-19 si è diffuso massicciamente). Così le persone che si muovono, passando periodicamente le frontiere, hanno portato il virus.
«La Repubblica centrafricana - osserva il Carmelitano - è poverissima. Inizialmente erano stati approntati 13 letti in terapia intensiva, poi portati a 50. Ma si trovano tutti a Bangui, la capitale. Altrove sono stati inviati fondi, ma non è stata creata né una rete di prevenzione né reparti per i malati. A Bozoum, a 400 km dalla capitale, è arrivato poco materiale per i test e pochissimi farmaci». Quello dei test è un problema gravissimo. Ne vengono fatti in misura ridotta e soprattutto nei grandi centri. Nelle campagne e nei villaggi non vengono eseguite analisi. «Quindi - prosegue padre Aurelio - non sappiamo se i numeri ufficiali corrispondono realmente alla situazione sul terreno. Si può ipotizzare che i contagi siano in numero maggiore. Come Chiesa locale, con l’aiuto della Conferenza episcopale italiana, della diocesi di Massa Carrara e delle Caritas Usa e Italia, siamo scesi in campo per promuovere i buoni comportamenti per evitare la diffusione del virus e per distribuire materiale di protezione. Ci siamo focalizzati soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, in particolare gli anziani e i disabili».
Il Covid-19 si abbatte su una nazione che vive da sempre una situazione sanitaria precaria. Aids, malaria, tubercolosi sono presenze costanti nella popolazione. «Sotto il profilo medico-sanitario - conclude padre Aurelio - viviamo in condizioni difficili. La malaria qui è endemica. Stiamo facendo prevenzione, ma serve poco. Le zanzariere che distribuiamo vengono utilizzate per pescare o per proteggere gli orti dagli insetti. Lo stesso facciamo per l’hiv e la Tbc. Lavoriamo intensamente su questo piano, ma i risultati sono lenti ad arrivare».
Intanto, nel campo della sicurezza e della pace, un episodio positivo si segnala a Bouar, nel distretto occidentale della Repubblica Centrafricana: una missione umanitaria è riuscita a fermare una rivolta che destabilizzava l’intera regione al confine con il Camerun. Da alcuni mesi, infatti, un gruppo di ex miliziani, isolati e senza sostentamento a causa della pandemia di Covid-19, aveva bloccato le vie di accesso alla città di Bouar, snodo sulla principale arteria commerciale del Paese. Alcuni volontari della Comunità di Sant’Egidio, impegnati per favorire la pace nella Repubblica Centrafricana, hanno portato viveri e aiuti messi a disposizione grazie ad un finanziamento del FAI (Fondation Assistance Internationale). L’operazione, svolta in collaborazione con la presidenza della Repubblica Centrafricana, ha avuto l’effetto di fermare la rivolta, riaprire l’accesso alla città e ristabilire la fiducia nel disarmo, in un paese dove operano ancora diversi gruppi armati.
(EC) (Agenzia Fides 30/7/2020)

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