2020 02 05 Nella festa di s. Agata Martire, ricordiamo i tanti martiri
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La violenza di questi estremisti islamici -Boko Haram- in Nigeria, dal 2009 ha causato, secondo recenti dati Onu, oltre 35 mila vittime.
NIGERIA - Ucciso uno dei 4 seminaristi rapiti; il Vescovo di Lagos: “La violenza va fermata, sennò gravi conseguenze sulla psiche dei nigeriani”
?? Non siamo a #Sanremo70. Non interesserà a nessuno ma queste sono le ultimi immagini di Michael, il seminarista ucciso #Nigeria: è così che ha suonato l'organo (a sx) durante il canto del Gloria in lingua "Hausa" in una Messa con i suoi compagni. Riposa in pace????#PrayForNigeria pic.twitter.com/2tX8OUh5MM
— ACS-Italia (@acs_italia) February 4, 2020
“Con il cuore affranto, desidero informarvi che il nostro caro figlio, Michael, è stato assassinato dai banditi in una data che non possiamo confermare”, ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Hassan Kukah Vescovo di Sokoto della Nigeria nell’annunciare il 1° febbraio il ritrovamento del corpo di Michael Nnadi il più giovane (18 anni) dei quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell’8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020).
Uno dei quattro seminaristi era stato liberato sabato 18 gennaio, dopo essere stato rilasciato dai rapitori lungo l’autostrada della Nigeria Kaduna-Abuja (vedi Fides 21/1/2020).
Il 31 gennaio era stati rilasciati altri due seminaristi, ma mancava all’appello Michael Nnadi. Mons. Kukah ha dichiarato che il seminarista “e la moglie di un medico sono stati arbitrariamente separati dal gruppo degli ostaggi per poi essere uccisi”.
La notte dell’8 gennaio, uomini in uniforme militare sono penetrati nel Seminario maggiore del Buon Pastore che accoglie 268 seminaristi. Nel corso dell’operazione durata circa 30 minuti, i banditi dopo aver rubato laptop e telefoni cellulari, sono fuggiti portando con loro i quattro seminaristi: Pius Kanwai, 19 anni; Peter Umenukor, 23 anni; Stephen Amos, 23 anni; e Michael Nnadi, 18.
La notizia dell’uccisione del giovanissimo seminarista sta suscitando forte emozione in Nigeria.
In una dichiarazione pervenuta a Fides, dopo aver espresso la sua “profonda tristezza” per l’assassinio di Michael Nnadi, Sua Ecc. Mons. Alfred Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos ha ricordato che quello di Nnadi “è solo uno dei numerosi casi di nigeriani innocenti uccisi quotidianamente da uomini armati mentre i nostri servizi di sicurezza e i loro capi rimangono a guardare come se fossero impotenti”.
Mons. Martins ricorda inoltre la recente uccisione del Lawan Andimi, dirigente locale dell’Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) nello Stato di Adamawa (vedi Fides 22/1/2020), e gli attentati commessi da attentatori suicidi in alcune moschee. “Questa situazione spaventosa deve finire. Non possiamo semplicemente incrociare le braccia e permettere a queste mostruose attività di continuare a prosperare. Le conseguenze di queste malvagità sulla psiche dei nigeriani possono solo essere immaginate. Il governo federale deve agire ora prima che le cose sfuggano di mano” avverte il Vescovo di Lagos che chiede la sostituzione dei capi dei servizi di sicurezza. (L.M.) (Agenzia Fides 3/2/2020)
CAMERUN - il timore dei cristiani per gli attacchi di Boko Haram
Non solo la Nigeria. I miliziani fondamentalisti del gruppo Boko Haram colpiscono da anni anche in Camerun, Ciad e Niger. Negli ultimi due mesi si sono intensificati gli attacchi nella regione dell’Estremo nord del Camerun.
La testimonianza di un parroco della diocesi di Maroua-Mokolo
“Dal 2014 le popolazioni della nostra diocesi subiscono gli attacchi dei Boko Haram, che distruggono e bruciano case e scuole, rubano animali, raccolti e i materiali didattici degli studenti e rapiscono le persone, soprattutto i giovani che non hanno lavoro”. Così don Daniele Denguez, cancelliere alla diocesi di Maroua-Mokolo, nel nord del paese. Raggiunto telefonicamente in Camerun, don Daniele descrive la difficile situazione della popolazione in questa zona del paese africano, in cui, ricorda, negli scorsi mesi di dicembre e gennaio i villaggi e le comunità della diocesi sono stati colpiti quasi ogni giorno.
Il vescovo Ateba ad Acs: popolazioni locali impotenti
Nei giorni scorsi anche il monsignor Bruno Ateba, vescovo di Maroua-Mokolo aveva descritto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l’impotenza delle popolazioni locali di fronte all’apparente invincibilità del gruppo terrorista che ormai da qualche anno ha varcato i confini della Nigeria e terrorizza Paesi vicini quali lo stesso Camerun, il Niger e il Ciad. “Non passa giorno in cui non vi sia notizia di nuovi attacchi e incursioni dei terroristi dalla frontiera tra Camerun e Nigeria - dice monsignor Bruno Ateba nel comunicato diffuso da Acs -. I rapimenti e le esecuzioni dei contadini hanno portato ad un vero e proprio regno del terrore”.
Il gruppo fondamentalista
Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dal 2009 il gruppo jihadista Boko Haram, la cui traduzione letterale significa “l’educazione occidentale è peccato”, ha provocato oltre 36mila vittime e costretto circa 2 milioni di persone a scappare dalle loro case.
(Radio Vaticana 04 02 2020 Elvira Ragosta – Città del Vaticano)
PAKISTAN - L’odissea senza fine della quattordicenne cristiana Huma, rapita e sposata: per i giudici le nozze sono valide
«È l’ennesima sconfitta della giustizia e l’ennesima riprova che lo Stato non considera i cristiani dei cittadini pachistani». È il commento addolorato, rilasciato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, da Nagheena Younus dopo l’udienza sul caso della figlia Huma tenutasi stamattina alle 11 locali presso l’Alta Corte del Sindh a Karachi. I due giudici dell’Alta Corte pachistana, Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah, hanno stabilito che, anche qualora Huma fosse minorenne, il matrimonio tra la ragazzina cristiana e il suo rapitore Abdul Jabbar resterebbe comunque valido perché secondo la sharia, la legge islamica, una volta avuto il primo ciclo mestruale una bambina di qualsiasi età può contrarre matrimonio.
Nessun valore è stato dato dunque al Child marriage restraint act, la legge che vieta i matrimoni con minori entrata in vigore nel 2014 in Sindh e finora mai applicata. «Speravamo che la norma potesse essere applicata per la prima volta in questo caso – afferma l’avvocata Tabassum Yousaf - ma evidentemente in Pakistan queste leggi vengono formulate e approvate soltanto per accreditare il Paese agli occhi della comunità internazionale, chiedere fondi per lo sviluppo e commerciare gratuitamente i prodotti pachistani nel mercato europeo».
Vi erano molte aspettative da parte dei genitori della quattordicenne cattolica rapita il 10 ottobre scorso e della comunità cristiana in generale. Huma avrebbe dovuto presentarsi in aula, come richiesto dai giudici durante la precedente udienza del 16 gennaio al poliziotto incaricato delle indagini Akhtar Hussain. Interrogato sull’assenza della ragazza, stamattina l’agente si è limitato a dire che la giovane era stata convocata. Sin dall’inizio della vicenda Hussain ha mantenuto un atteggiamento ambiguo destando forti sospetti di una sua complicità con il rapitore Jabbar.
Nonostante ciò, proprio al poliziotto è stato dato mandato dai giudici di far effettuare una visita medica per attestare l’età di Huma, come richiesto ancora una volta stamattina dalla Yousaf. «È chiaro che essendo Hussain l’incaricato – afferma l’avvocata - vi è un’alta probabilità che i risultati del test vengano contraffatti. Ma la nostra speranza è di riuscire comunque a provare la minore età della ragazza così da farla almeno affidare ad un centro, allontanandola così dal suo aguzzino».
(Avvenire Redazione Esteri lunedì 3 febbraio 2020)