2019 12 03 BURKINA FASO - Almeno 14 morti nell’assalto a una chiesa protestante
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Almeno 14 persone sono state uccise durante la funzione domenicale in una chiesa protestante a Hantoukoura, nella parte orientale del Burkina Faso. Secondo le autorità locali, un gruppo armato è entrato intorno a mezzogiorno di domenica 1°dicembre, nella chiesa, aprendo il fuoco. Nella sparatoria sono morti il pastore e alcuni bambini, mentre diverse persone sono rimaste ferite.
Si tratta dell’ennesimo attacco contro luoghi di culto cristiani e musulmani, parte di una strategia denunciata dal Presidente del Burkina Faso, Roch Kaboré (vedi Fides 15/10/2019), e dai Vescovi locali (vedi Fides 19/6/2019), volta a provocare una guerra confessionale.
L’11 ottobre, 15 persone erano state uccise durante la preghiera del venerdì nella moschea di Salmossi, nella regione di Oudalan, al confine con il Mali.
Diversi leader religiosi cristiani, cattolici e protestanti, sono stati uccisi in omicidi mirati, nei mesi scorsi, così come diversi imam sono stati assassinati dai jihadisti nel nord del Paese dall’inizio degli attacchi, circa quattro anni fa.
Da alcuni anni Mali, Niger e zone del Ciad e della Nigeria, subiscono assalti da parte di diversi gruppi jihadisti. Il Burkina Faso è al centro del mirino di questi gruppi in base ad una strategia ben precisa: minare la convivenza pacifica tra le diverse comunità religiose e provocare conflitti inter comunitari.
Il Burkina Faso è stato un esempio di questa convivenza pacifica per tutti gli Stati della regione. Gettare nel caos questo Paese significherebbe minare la sicurezza del Sahel e delle aree limitrofe. (L.M.) (Agenzia Fides 2/12/2019)
Vescovi: una persecuzione
Monsignor Justin Kientega, vescovo di Ouahigouya, parla di "persecuzione in atto" .
La nostra intervista a padre Ludovique Tougouma, della Comunità missionaria di Villaregia
In Burkina Faso la violenza jihadista è tornata a colpire. L’attacco è avvenuto ieri, a Foutouri, in una chiesa protestante durante la funzione religiosa della domenica. Almeno 14 persone - tra cui diversi bambini - sono morte e altre sono rimaste ferite.
L’attacco sarebbe stato sferrato da una decina di uomini armati che si sono rivolti anche contro il celebrante e i bambini presenti alla funzione. Subito dopo, le forze di sicurezza hanno lanciato una caccia all’uomo per individuare i membri del commando, fuggiti in motocicletta. In Burkina Faso gli attacchi armati di matrice jihadista a luoghi di culto cristiani sono sempre più frequenti, e le forze di sicurezza stentano ad averne ragione per mancanza di uomini e mezzi.
Sempre più di frequenti gli attacchi contro i cristiani
Nella scorsa primavera i raid contro i cristiani sono stati quasi quotidiani: il 12 maggio sei persone, tra cui un sacerdote, sono state uccise in una chiesa cattolica a Dablo, nel nord del Paese e il giorno dopo quattro cattolici sono stati uccisi durante una processione in una città vicina. A metà marzo, un parroco era stato rapito da individui armati. Il 15 febbraio don César Fernandez, missionario salesiano di origine spagnola, era stato ucciso nel centro del Paese.
La condanna del vescovo
"E’ in atto una persecuzione dei cristiani. Da mesi noi vescovi denunciamo quanto accade in Burkina Faso, ma nessuno ci ascolta. Evidentemente preferiscono tutelare i propri interessi", è la reazione di monsignor Justin Kientega, vescovo di Ouahigouya, dopo l’ennesimo attacco anticristiano avvenuto in Burkina Faso. "L’attacco non è stato rivendicato, così come non sono stati rivendicati i precedenti - ha affermato il vescovo - e dunque non sappiamo se si tratti di uno o più gruppi. Quel che è certo è che stanno mettendo in atto una propaganda islamista e cercano di innescare un conflitto tra religioni in un Paese in cui cristiani e musulmani sono sempre andati d’accordo".
Rischio spopolamento dell’est del Burkina Faso
“E’ la prima volta che accade un attacco del genere nell’est del Paese” afferma ai nostri microfoni padre Ludovique Tougouma, della Comunità missionaria di Villaregia, che al momento si trova in una zona poco distante da quella dell’attacco. “Non sappiamo chi sono questi gruppi perché non ci sono rivendicazioni – aggiunge – e non sappiamo con chi abbiamo a che fare”. Il missionario sottolinea che l’attenzione, prima rivolta agli avvenimenti che accadevano al Nord, si sta ora portando verso la parte orientale del Paese. “Molte persone dall’Est stanno andando via – continua – perché hanno paura, non capiscono cosa succede e le autorità non hanno risposte precise da dar loro”.
(RV 02 12 2019 Alessandro Guarasci, Elvira Ragosta - Città del Vaticano)